Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

IN CERCADI SINTESI PierCesare Bori Gli ultimi dieci anni sono stati per me importanti. I momenti migliori, nella seconda parte degli anni Settanta, erano stati quelli dedicati al lavoro sui diritti umani: fatti terribili come l'omicidio Moro mi avevano indotto a decidermi per questa forma di impegno. C'era qualcosa da fare, finalmente, senza dover dire quali fossero i propri convincimenti ultimi. Il cattolicesimo mi interessava solo come obiettivo polemico, per criticarlo stando ai margini, senza essere né veramente distaccato, né veramente partecipe (il mio libro/l vitellod' oro, dedicato alle "radici della polemica antigiudaica", del 1983, portava anche questo segno e concludeva questo periodo). Il lavoro sull'ultimo Tolstoj, con Gianni Sofri (Gandhi e Tolstoj, 1985), fu importante per uscire, pian piano, da quella angustia. E poi appunto ci fu Gandhi, e ancora ci furono Emerson, Thoreau, Simone Weil, ma anche quell'ebraismo essenziale e secolare, che sta sotto a Mosè e il monoteismo di Freud (e stava sotto alla discussione decennale con il suo amico Pfister, e stava forse sotto anche alla stessa cura d'anima psicoanalitica, da cui molto avevo ricevuto). Ci fu allora la scoperta della sapienza di vita diffusa e variamente formulata nelle diverse culture, antiche ma anche attuali ("ogni religione è l'unica vera", S. Weil). Ho cominciato a praticare i classici antichi, occidentali e orientali e per questo ho accresciuto il lavoro sulle lingue, soprattutto l'arabo. Sono state queste le letture di questi anni, individuali, di gruppo, e adesso all'Università: Platone, gli stoici, la Bhagavadgita, Confucio, Mencio, Lao-tse, il Corano. Ho comprato, in questi anni, per quel che potevo, soprattutto classici e vocabolari e grammatiche. Al tempo stesso, nel contesto della sapienza antica, venivo riscoprendo la mia cultura, la cultura ebraico-cristiana. Ho provato a pensare come essa potrebbe essere riproposta oggi, in un contesto secolare, e ho esposto le mie riflessioni in Per un consenso etico (1991), in cui ho raccolto molte idee formulate nei venti anni precedenti. È stato un percorso per gran parte indipendente, in cui ha avuto un ruolo essenziale il rapporto con i grandi libri, letti sia individualmente sia insieme con altri, giovani soprattutto. Meno mi ha giovato la filosofia contemporanea, quasi nulla per ora la ricerca teologica attuale. Mi hanno dato molto il confronto, spesso estremamente impegnativo,.con le posizioni di Carlo Ginzburg, la frequentazione della cerchia di "Linea d'ombra", e negli ultimi anni il lavoro, tra politica e cultura, nel gruppo Simone Weil, con Giancarlo Gaeta e Guglielmo Forni, a Bologna. Mi sembra ora di avere una sintesi religiosa, spirituale ed etica (uso apposta un poco provocatoriamente parole da cui sarei rifuggito negli anni Settanta). In questa sintesi trovano posto una serie di aspetti della tradizione cattolica, dell'antico evangelismo italiano e del protestantesimo, ma hanno un ruolo fondamentale i nuovi amici che ho trovato (cfr. La società degli amici, Linea d'ombra, 1993), amici che non conoscevo prima, accomunati nella stessa interpretazione del cristianesimo, spirituale e radicale, tendenzialmente universalistica, fatta di prassi e di silenzio (un silenzio con cui probabilmente questa mia testimonianza non è molto coerente). UN MURO È STATO ABBATTUTO Filippo Genti/ani "Linea d'ombra" ha avuto ragione a chiamare "Dibattito religioso" la sezione per la quale mi ha invitato a "testimoniare": dibattito religioso e non "religione" come ci si poteva aspettare. In coerenza, d'altronde, con "l'attraversamento settoriale" del decennio. "Linea d'ombra" ha avuto proprio il merito dell'abbattimento di alcuni muri, per cui il dibattito religioso nel nostro paese e nella nostra cultura ha potuto riprendere vita. Parecchi muri: fra cultura cosiddetta religiosa e cultura cosiddetta laica, prima di tutto; anche muri minori, tra le culture delle varie religioni, dei vari cristianesimi, dei vari-molto importantecattolicesimi. Il muro fra pensiero laico e pensiero religioso era talmente alto e solido che sembrava impossibile intaccarlo. Pochi i tentativi, da una parte e dall'altra, e piuttosto infruttuosi, fino a qualche decennio fa. Da poco i tentativi hanno cominciato ad avere successo, per merito, ovviamente, non soltanto di "Linea d'ombra": penso ad alcune case editrici come Adelphi eMarietti. Ma forse nessuna testata ha contribuito ali' abbattimento del muro con la costanza e l'autorevolezza di "Linea d'ombra". Un motivo, fra gli altri: l'ottica assolutamente mondiale, non provinciale. Il muro- fortemente nostrano, provincialeè stato abbattuto anche perché lo si è aggirato (come si diceva della linea Maginot). L'attenzione costantemente prestata alle culture "altre" dalla nostra rigidamente divisa in laica e cattolica ha dimostrato, di mese in mese, quanto quella divisione fosse artificiosa, meschina, frenante, infeconda, ignorante. Con quel muro, sono cominciati a caderne anche altri, perfino all'interno del pensiero cattolico: la sua articolazione oggi è forte e ricca, anche nel nostro paese vicinissimo al Vaticano, ma tale ricchezza stenta ad emergere nella stampa sia - ancora - "laica", sia - ancora - "cattolica". Alcune etichette che sorreggono muri e muretti stentano a morire: integrista, progressista, conservatore, destra, sinistra, spiritualista ... TIrischio, ovviamente, è quello di un appiattimento che sostituisca ai muri e alle carte d'identità forme di debolezza e di anonimato. Chiunque contribuisce ad abbattere dei muri deve guardarsi da questi rischi, ma non può non correrli. Fra i muri, poi, che "Linea d'ombra", ha contribuito ad abbattere, non vorrei dimenticarne altri: quello fra fede religiosa ed etica, ad esempio, nonché quello fra politica e religione. Tutta la storia del dibattito religioso è in gioco, intorno a questi muri: perciò è essenziale quella dimensione storica dei problemi che "Linea d'ombra", pur senza cedimenti a Hegel o a Croce, non dimentica. 103

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