Linea d'ombra - anno XI - n. 88 - dicembre 1993

'83/'93 • IL DIBAfflTO RELIGIOSO LA RIVINCITA DI DIO CRISTIANESIMOEALTRO Mario Cuminetti Ritengo innanzitutto necessario chiarire l'accezione con cui uso "religioso" in queste note. È fuori dubbio che in Italia, almeno nei mass-media, si usa religioso come equivalente di cattolico. Nessuno sottovaluta il fatto che è praticamente impossibile, per un italiano, fare un discorso religioso ignorando la chiesa cattolica; tuttavia qui religioso sarà preso in un senso più ampio, con una attenzione particolare a quelle discussioni che hanno risonanza anche in sede laica. C'è una analisi della presenza del cattolicesimo in Italia che, se sa evitare i luoghi comuni e certi slogan proprii di un certo laicismo non abituato a fare i conti con una realtà che non solo muta, ma è molto più complessa di quanto può apparire dai discorsi del papa, è assai interessante, comune a cattolici e non cattolici ed è anche di stimolo a molte riflessioni più interne alla chiesa italiana. L'accezione di religioso che qui è usata, non solo è più corretta rispetto al significato originario del termine, ma è anche più adeguata all'uso che ormai anche nel mondo cattolico italiano, almeno a livello teologico e in quello di base, sta assumendo. Il cristianesimo, e il cattolicesimo al suo interno, è sempre più visto come una religione fra le religioni. Ma qui entriamo già nel dibattito attuale, su cui ritornerò in seguito. Mi _sembrainfine necessario ricordare, sempre come premes- 'Sà a questa nota, che quando parliamo di "chiesa" in modo generico, si dimentica che essa è costruita da un insieme di comunità diverse, estremamente concrete, al cui interno si muovono posizioni differenti, sovente conflittuali fra loro. E ciò non solo pe1: il contesto socio-culturale in cui si trovano, ma per l'interpretazione di versa che le persone che si riconoscono catto1 iche danno degli stessi contenuti della fede. Non a torto si parla talvolta, soprattutto in sede sociologica (ma sempre più sovente anche in quella teologica), dei "cattolicesimi" italiani. È questo un dato da tener presente per comprendere il dibattito attuale in tutte le sue sfaccettature. Non interessa, almeno in questa nota, il dibattito sugli interventi del papa o dei vescovi, fra l'altro noti per il rilievo che loro danno i mass-media, ma piuttosto la discussione sui modi diversi attraverso cui il religioso si muove, si struttura, si esprime, modi sovente difficilmente compatibili fra loro. Dopo queste precisazioni, mi pare, che in maniera schematica, si possa dire che gli anni Ottanta sono attraversati da una discussione che tocca soprattutto tre temi: la pace, caratteristico di tutto il decennio; la secolarizzazione e la rinascita del religioso, assai dibattuto soprattutto nei primi anni; le diverse religioni, tipico della fine degli anni Ottanta e di questi anni. Il tema della pace Il dibattito sulla pace è un "continuum" di tutto il periodo. È il campo in cui è più facile vedere l'intersecarsi e l'influenzarsi reciproco di una discussione in cui sono protagonisti anche i laici (basti ricordare, in occasione della guerra del Golfo, le diverse posizioni sulla guerra "giusta"), provocati dalle posizioni dei cattolici ~, soprattutto in occasione dell'intervento occidentale in Iraq, anche dalla presa di posizione del papa. Presa di posizione che a parer mio, ed è un aspetto che non è stato per nulla sottolineato, ha avuto il merito di impedire ai cattolici occidentali di vedere quella guerra in chiave religiosa, come contrapposizione alla "guerra santa" dell'Islam. È questo uno degli aspetti non compreso da P. Flores d' Arcais nel suo pamphlet "Etica senza fede", non privo di intuizioni interessanti e analisi corrette. Ma il discorso sulla pace parte da lontano. Basta sfogliare qualsiasi rivista cattolica, per vedere come esso occupa grandi spazi già agli inizi degli anni Ottanta. È il periodo in cui "Pax Christi" è diretta da Mons. Bettazzi con energia e libertà, suscitando anche forti opposizioni, che non cesseranno con i I suo successore don Tonino Bello, recentemente scomparso, vescovo di Molfetta. Sorgono gruppi, vi sono prese di posizioni da parte di riviste missionarie anche riguardo al governo italiano soprattutto per il commercio delle armi (ricordo gli allontanamenti dalla direzione delle loro riviste di p. Zanotelli e p. Melandri), si afferma in Veneto il movimento "Beati i costruttori di pace" che si diffonderà sempre più, nasce per opera di p. Balducci la casa editrice Cultura della pace, le cui pubblicazioni, tutte dedicate ai problemi della pace nel mondo, serviranno come strumenti per i gruppi che si moltiplicano. La rivista "Bozze" di R. La Valle si qualifica sempre più sul tema della pace, come anche "Il foglio" di Torino molto legato alle forze laiche di quella città. Anche Mons. Bello crea una casa editrice - La Meridiana - e dà vita alla rivista "Mosaico" legata a "Pax Christi". Basta sfogliare anche superficialmente le pagine di questo strumento per notare come l'orizzonte in cui spazia sia vasto: non solo le zone in cui esistono gue1Te,ma anche tutte quelle regioni e paesi che di fatto sono sotto il dominio dell'Occidente e che possono divenire facili focolai di nuovi gravi conflitti. Siamo con queste iniziative all'interno della base cattolica: il dibattito riguarda soprattutto gruppi di base, realtà popolari, in stretto collegamento con laici preoccupati della stessa realtà. Ed è entro questo indirizzo che si sviluppa anche tutta una cultura della "non violenza", che con il tempo si affinerà anche per il contributo di altre forze di tradizione laica (esemplari gli studi di Pontara e i contributi di Salio e dello stesso Bobbio). Ma ormai anche diverse case editrici, sempre emanazione di gruppi che agiscono sul territorio (come le edizioni del Gruppo Abele di Torino), si muovono attorno a questa problematica. Il tipo di dibattito interno a tutto questo mondo è, come sempre quando si tratta di gruppi di base cattolici, più preoccupato della prassi (direi del "che fare") che della teoria. È la loro forza come anche la loro debolezza. I pericoli di una scarsa considerazione politica, come quelli, forse conseguenti, di una sovradeterminazione etica della politica, mi sembrano non sempre evitati. Facile 99

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