Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

INCONTRI/VELOSO Perché da un certo punto in poi ha smesso di fare lavori teatrali? Mi piacerebbe molto farlo ancora. Negli ultimi anni non ho potuto perché non c'era materialmente la possibilità economica di farlo. I miei erano sempre testi per teatro ma con uno stretto legame con la musica: sul palco, oltre ai molti attori, c'erano sempre i musicisti, e molta altra gente. Questo oggi in Brasile non si può fare, è semplicemente impossibile. Per questo ho anche pensato di fare, e può darsi che un giorno lo faccia, una pièce di teatro vera e propria, senza musica. Vorrei che tornasse su quell' "allegria da pazzi" di cui parlava prima, quella del carnevale e anche del calcio... Sì, parlavo di quell'allegria un po' folle, però non vorrei essere equivocato: non sono di quelli che dicono che sono cose che servono solo a distrarre la gente, a farle dimenticare i problemi reali. No: io sono per il carnevale, io sono per il calcio. Sono cose belle, autentiche, importanti. Anche se durante il regime militare le autorità hanno tentato di manipolare e sfruttare queste grandi manifestazioni, non ci sono veramente riusciti. Queste grandi feste ci sono ancora. E questo è molto bello, e ci dà anche un po' di speranza. Incontro con Caetano Veloso Come ha scelto le canzoni che compongono il concerto Circuladéì vivo? È un repertorio molto eterogeneo, si va da sue canzoni degli anni Sessanta fino ad altre recentissime, e poi da Dylan a Gardel. In sostanza: cosa le interessa di più oggi della sua musica e della musica in generale? Ho scelto soprattutto a partire dal repertorio dell'album Circulad8, registrato in studio; sono una decina di brani, e questo già mi ha dato un orientamento per il repertorio dello spettacolo. In quel disco avevo registrato con il violoncellista Jacques Morelembaum le canzoni Circulad8 e Itapua e volevo lavorare ancora con lui. Queste due cose hanno in pratica orientato la scelta del repertorio dello show: le canzoni di Circulad8 e il suono del violoncello di Morelembaum mescolato con le nostre chitarre, percussioni e strumenti elettrici. E da lì, tutto quello che suonava bene ali' interno di questa formazione e a fianco della canzoni del disco, è entrato nel concerto. Naturalmente ci siamo ricordati di alcuni brani che avevano un certo valore storico; forse anche perché io stavo per compiere cinquant'anni quando l'anno scorso lo spettacolo ha debuttato. Negli ultimi anni le sue canzoni usano toni sempre più duri e allucinati per descrivere la realtà urbana del suo paese ... È vero. Le ragioni sono diverse: la prima è che la situazione sociale è diventata ancora peggiore. Sempre più disoccupazione, più bambini abbandonati per le strade, più violenza. È naturale che ciò entri con sempre maggior frequenza nelle mie canzoni. Un'altra ragione è il fatto che gradualmente ho cominciato a intere sarmi di più alla politica e alle questioni sociali, più di quando avevo cominciato a lavorare. In terzo luogo, quando noi abbiamo cominciato a lavorare in Brasile, c'era una dittatura militare e le canzoni erano censurate, come tutto il resto peraltro, 72,· Foto di Paolo Bensi. il teatro, i libri, la stampa ... E allora oggi che viviamo una democrazia possiamo parlare di ciò che vogliamo nelle nostre canzoni. Questi tre fattori hanno contribuito al fatto che ci siano più osservazioni esplicite in merito ai problemi sociali del Brasile nelle mie canzoni recenti rispetto a_quelle più vecchie. In che senso oggi è più interessato alla politica? Direi in tutti i sensi. Quando ero giovane la politica mi sembrava una cosa meramente balorda. In realtà la trovo ancora una cosa balorda ... Ma intende la politica dei politici o... Politica in tutti i sensi, è sempre più o meno la stessa cosa: si tratta di una forma di interesse per il potere, e questo è di per sé brutto. Però oggi mi interessa un po' di più: per esempio mi ricordo il nome di alcuni ministri, mentre una volta non sapevo niente, non sapevo chi era il ministro dell'industria, o dell'agricoltura o degli affari esteri. Oggi naturalmente, senza troppi sforzi, presto attenzione quando vedo i notiziari in televisione, so i nomi di alcuni deputati o senatori che hanno svolto un qualche incarico o progetto interessante, o magari vergognoso. Una volta non ci riuscivo proprio. E forse ho maturato anche un po' di oggettività nel valutare gli abbozzi o lepossibilità di soluzione dei problemi, soprattutto dei problemi urbani del Brasile. A questo proposito ha ancora qualche speranza? Oggettivamente la situazione è molto difficile: è un problema mondiale. Se guardi, nell'intero pianeta, vivono bene solo gli abitanti degli Stati Uniti, del Canada, dell'Europa Occidentale e del Giappone; forse un po' della Corea e poco di più. E vivono molto male gli abitanti di tutto il resto del pianeta. È una situazione che certo non si può considerare facile, e guardando avanti non vediamo alcuna soluzione. Comunque io non sono del tutto senza speranza. Ho speranza soprattutto quando penso al Brasile, mi sembra un paese così originale! Siamo una nazione di dim~nsioni continentali, americana, meticcia, di lingua portoghese. E come se avessimo un dovere, un obbligo di originalità. Com'è per una persona responsabile e non cinica fare il

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