Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

scuola di New York. A essere onesto, in quegli anni le mie preoccupazioni erano di altro tipo: stavo diventando una sorta di esteta. Voglio dire che stavo diventando un fanatico dell'arte e della bellezza. Distaccato dalla realtà? Non era tanto questo. Anch'io ero contrariò alla guerra, ma in qualche modo pensavo che se fossimo stati tutti come Henry James, non ce ne sarebbe stata una. Molto marxista ... (ridendo) Ce Favevo con il movimento degli studenti. Non lo capivo e mi disturbava. Da quell'esteta che ero le manifestazioni mi irritavano. Non mi piacevano queste masse di persone che ripetevano degli slogan. Se fossero stati tutti come Henry James - mi immaginavo - , non sarebbero stati lì ammassati a gridare e ripetere frasi fatte. Non mi sembrava che quella fosse la direzione giusta. E mi faceva orrore che la gente credesse nell'astrologia, nell'irrazionalità e nell'antintellettualismo. Quindi, anche se la brutalità della guerra in Vietnam mi rendeva furibondo, voglio dire i ricchi americani che bombardavano dei poveri contadini, in certo modo ero profondamente arrabbiato con gli studenti che credevano nell'astrologia. Il risultato era che non facevo niente. Naturalmente, a guardare la cosa a posteriori, è ovvio che devo essere INCONTRI/SHAWN considerato una specie di collaborazionista. Se mai un giorno i vietnamiti dovessero governare il mondo e sottoporre a processo la gente per quello che ha fatto durante la guerra, io verrei sicuramente condannato. Sai, non ho fatto proprio nulla per impedire che la guerra continuasse. In quegli anni sentivo in quel modo. Non capivo perché una persona dovesse avere delle opinioni. Mi limitavo a pensare a me stesso come a un piccolo intelligente dio di Oxford, capace di formulare pensieri indipendenti basati sulla verità. Non mi rendevo conto che ci doveva essere una qualche ragione se qualcuno la pensava in un modo e altri in modo diverso. Un vero e proprio limbo? Ricordo che una volta in Italia, davanti agli affreschi di fra' Angelico, mi sono trovato a pensare: è questo lo spirito in cui credo. E il mio primo lavoro teatrale lo ho scritto quasi interamente in Italia, convinto che avesse molto a che fare con la guerra del Vietnam, nel senso che se la gente poteva capire lo spirito degli affreschi di fra' Angelico non ci sarebbe stata più una guerra, né le uccisioni o la brutalità. Ecco qual era il mio livello di consapevolezza a quei tempi. È stato mio padre, quando sono tornato negli Stati Uniti, a farmi scoprire Bob Dylan. È stato lui a farmelo Giuseppe Cederna in una scena dello spettacolo Lofebbre. Foto di Mingo Pasquale. 65

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