DISTURBANTE Incontro con Wallace Shawn a cura di Maria Nadotti Quando a New York mi metto sulle u·acce di Wallace Shawn (di cui la casa editrice e/o ha di recente pubblicato la febbre, uno splendido monologo teatrale che si fa leggere tutto d'un fiato) gli indizi sono insieme troppi e troppo pochi. Wally - così lo chiamano i suoi molti, entusiasti amici del giro teatrale - sembra non essere in città. Potrebbe essere a Hollywood dove, a partire dal 1980, si è costruito una solida carriera da caratterista avviata con My Dinner with André (Louis Malie, 1980, sceneooiatura di Shawn e André Gregory) e proseguita con vari film hollywo- oo . . . odi ani (Simon, lovesick, Scene di lotta di classe a Beverly Hills) e nusc1t1 cammei in pellicole di Woody Allen (Manhattan, Radio Days, Ombre e nebbia). Gli lascio dunque un messaggio in segreteria, sperando che rientri prima della mja partenza da New York. Non passano più di tre giorni e a mja volta trovo un suo messaggio: è disposto a incontrarmj, anzi sembra incuriosito e forse un po' sorpreso che qualcuno in Italia sia interessato a lui. Quest'insieme di leggera autoironia e stupore sincero che noto nella sua voce e nella costruzione del suo messaggio daranno poi l'impronta ai due lunghi incontri che avremo di lì a pochi giorni. Shawn, a dispetto del paratesto italiano di la febbre, da cui si potrebbe ricavare l'errata impressione - parole di Wally - che a scrivere il monologo sia stato un "nuovissimo" autore afroamericano, è ebreo, newyorkese, cinquantenne e ha al suo attivo una ricca produzione drammaturgica iniziata nel '67. Tra i suoi titoli più celebri: The HotelPlay(l970), The Family Play(l 970), The Hospital Play ( 1971), A Thought in Three Parts ( 1975), Marie and Bruce (1979), Aunt Dan and lemon (1985). La versione italiana di Lafebbre, interprete Giuseppe Cederna, che è stata presentata in giugno al festi~a! teatrale di Asti, sarà in tournée fino al febbraio del '94 e al Teatro Verdi d1 Milano dal 16 al 26 novembre. Quando e come è iniziata la tua carriera di attore? Nel 1977. Wilford Leach, regista teatrale, mi aveva chiesto di tradurre La Mandragola di Machiavelli. lo ho fatto studi classici e, pur non conoscendo l'italiano se non attraverso quel po' di tempo passato nel vostro paese, dovrei conoscere piuttosto bene _ilatino. Traduco il testo, divertendomi a trovare tutte le equivalenze possibili, ma anche a mantenere le deliziose trovate linguistiche dell'originale. Al momento di mettere in scena lo spettacolo, Leac~ mi propone di interpretare la parte del servo. Non avevo ma, recitato prima, né avevo mai pensato di farlo, ma accetto. Una svolta importante. E quando hai cominciato a scrivere per il teatro? Un'altra Italian connection. Era il 1967 e io ero studente a Oxford. Scopro un bando di concorso per nuovi autori teatrali. Il testo migliore sarebbe stato messo in scena. lo non ~apevo neppure da che parte si cominciasse, ma decido comunque dt pr?v~re. Parto per l'Italia, dove avevo deciso di passare le v,acanze dt ~nmaver~, e resto per una settimana a Montepulciano. E lì che scn_vola mia prima cosa. Niente di completo. Una prima stesura. Ma, msomma, sono venticinque anni che scrivo per il teatro. Ed è forse per questo che mi fa tanto effetto vedere che in Italia mi definiscono "giovane seri ttore". Sulla copertina dell'edizione italiana di La febbre campeggia il volto di un ragazzo nero e nella quarta tu compari in effetti come "giovane autore newyorkese". So che queste due cose un po' ti fanno sorridere e un po' ti preoccupano. Vuoi presentarti a modo tuo'! Ad esempio qual è veramente il tuo retroterra etnico e culturale? Per quel che ne so sono ebreo al cento per cento. Tutti i miei nonni erano ebrei, anche se la loro provenienza geografica resta poco chiara ed è quasi impossibile venirne a capo. Il mio nonno paterno potrebbe essere nato tanto nello stato di New York, quanto in Canada o in Polonia. Non lo sapeva nemmeno lui e se anche l'avesse saputo probabilmente non avrebbe voluto parlarne, perché la gente della sua generazione voleva soltanto dime_nticare l'Europa, il passato, tutto. A undici anni se ne era andato dt casa e si era messo a raccogliere roba vecchia. Se n'era andato a dorso d'asino o di mulo. Poi, improvvisamente, a ventun anni era diventato attore e, per finire, si era spostato a Chicago, dove aveva aperto un negozietto di coltelli, su cui costruirà una grossa fortuna. Suo fratello era un attore professionista. La mia nonna paterna era nata a Manchester, Inghilterra. Ma le sue origini erano di sicuro o russe o polacche. Anche lei aveva un fratello attore. Due zii Sam, che non ho conosciuto, entrambi attori. Anche i genitori di mia madre erano nati chissà dove. Il solito miscuglio, ma senza dubbio tutti ebrei. I miei genitori erano entrambi di Chicago. La mia nonna paterna era un'ebrea piuttosto osservante, mentre i genitori di mio padre non lo erano altrettanto, pur avendo conservato certi costumi. Quando si sono trasferiti a New York, i miei genitori avevano ventuno o ventidue anni e erano già sposati. Per la loro luna di miele avevano scelto l'Europa ed è stata l'unica volta che ci sono andati. Erano giovani e erano a New York, da soli. Niente di più facile che lasciarsi alle spalle ogni traccia di tradizione. Io infatti sono stato allevato come un ateo, senza una religione e senza una forte 63
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