Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

A PROPOSITO DI TUTTI QUESTI UOMINI Incontro con Terry McMillan a cura di Maria Nadotti Terry McMillan, quarantaduenne afroamericana, sta alla letteratura nordamericana di questo decennio come Spike Lee sta alla produzione cinematografica dello stesso periodo: con irriverenza, gusto dissacratorio, notevole mestiere e discreta furbizia. Dopo aver pubblicato due romanzi da noi ancora inediti, Mama e Disappearing Acts, e curato Breaking Ice, un'antologia di short stories afroamericane contemporanee, McMillan ha dato infatti alle stampe Un respiro di sollievo (Longanesi, Milano 1993, pp. 438), un esilarante romanzino che l'ha resa famosa come Eddie Murphy. Ottocentomila copie vendute negli Stati Uniti in meno di un anno, traduzioni un po' in tutto il mondo, un contratto miliardario con la 20th Century Fox, che ne ricaverà presto un film altrettanto miliardario. A dirigerlo, però, la scrittrice vuole Julie Dash, nera e donna, regista ancora assai poco nota fuori dai circuiti del cinema indipendente. Ce la farà a spuntarla? La risposta non ammette dubbi: McMillan sa esattamente su quale forza contrattuale può contare in questo momento. E la sua divertita e un po' sprezzante sicurezza le viene tanto dalle classifiche editoriali quanto dal sentirsi parte di un contingente di artisti black che, pur non facendo veri compromessi con se stessi e con la propria "comunità", hanno trovato la formula giusta per accattivarsi i favori di pubblico e critica. Dal già citato Spike Lee a Mario Van Peebles, a Reginald Hudlin. Una formula giocata sulla capacità di parlare di "fratelli" e "sorelle" dall'interno, ma senza ideologia, senza preoccuparsi di metterne a fuoco anche difetti, limiti, idiosincrasie. Di riderci sopra, quando è il caso, perché "non se ne può più di venire raccontati o di autorappresentarci come se fossimo tutti uguali, tutti ugualmente oppressi e radicalmente diversi dal resto d'America." Forse è per questo che Un respiro di sollievo, pur raccontando le vicende di quattro afroamericane e dei loro rigorosamente "neri" amori e amanti, è riuscito a sfondare il muro del romanzo segregato. Savannah, Bernadine, Robine Gloria, le quattro protagoniste del libro, somigliano alle donne d' America di fine millennio e, pur senza dimenticare alcune specificità razziali, parlano di problemi comuni. Difficile non riconoscersi in questo esilarante, anche se discutibilmente tradotto, dialoghetto a più voci: "Voglio sapere perché, a trentasei anni, sono ancora single. Questa merda mj ha stufata. Non è giusto. Che fine hanno fatto i bei vecchi tempi?" "Quali bei vecchi tempi?" chiese Gloria. "Mi hai capito. Quando incontravi un uomo tra la folla, e lui ti sorrideva, si faceva avanti e attaccava discorso ... faceva il ganzo con te, insomma. Da quando sono qui, nessuno mi ha mai chiesto il numero di telefono. Perché? Non sono mica da buttar via. Merda, sono intelligente, non sono brutta, sono istruita, e possiedo una fica di prima qualità, se mi è concesso dirmelo da sola. Dove sono andati a finire gli uomini decisi? Quelli che non se la fanno sotto quando parlano con te? Dove cazzo si nascondono?" "Non sono nascosti. Hanno solo paura di impegnarsi", disse Robin. "Vanno con le bianche", suggerì Bernadine. "O sono gay", aggiunse Gloria. "O già sposati", rincarò Savannah. "Ma volete sapere una cosa? Non sono mica tutti sposati, non vanno tutti quanti con le bianche, non sono tutti gay. Saranno un dieci per cento, i fuori gioco. E gli altri?" "Sono brutti." "Stupidi." Fotodi Giovanni Giovannelli. "Bassi." "Bugiardi." "Inaffidabili." "Irresponsabili." "Troppo possessivi." "Cani." "Superficiali." "Rompiballe." "Fermj agli anni Sessanta." "Arroganti." "Infantili." "Smjdollati." "Troppo vecchi e già in pantofole." "Incapaci di scopare." "Basta!" gemette Savannah . ... "È troppo patetico," fece Bernadine. "In galera." "Disoccupati." "Fuori di testa." A Terry McMillan, in Italia per la promozione di Un respiro di sollievo, abbiamo rivolto alcune domande. 55

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