POESIA/DORCEY e io mi ricordo - quasi tutto anche di più. Non sei stata sempre buona. Mi minacciavi con un mestolo di legno, Mi insultavi quando non c'era altri da insultare. Perplessa nella tua cucina non davi consigli né consolavi, distoglievi lo sguardo dai guai, avendone conosciuti troppi tu stessa senza conforto. Seguendo ora per le scale i tuoi ansiosi passi di bimba, vorrei sollevarti e portarti in collo o farti scivolare sul corrimano come facevi con me in questa casa quando eravamo bambine insieme. Ma tu devi varcare per prima questa soglia, noi figlie seguiamo ciascuna prendendo il posto lasciato libero dalla madre. E con quale beli' audacia, con che grazia indiscussa, affronti questo ultimo mondo che scoprirai prima di me. Vedo il tuo sotTiso timido e baldanzoso allo specchio - ti vedo dire che ne pensi? Come se la morte fosse uno sciocco cappellino stravagante che ti stai provando. Eredità Un grido aspetta dentro di me da quando è morto mio padre, quel padre alto, affettuoso che se n'è uscito di scena e è morto senza una parola, lasciando mamma, mia sorella mio fratello e me. Gridarono loro ali' accaduto, l'urlo primordiale; mia madre mia sorella - la mia sorellina, Due anni più grande di me, col viso distrutto. 54 Non tutti riuscimmo a urlare. Le tenevo la mano, a mia sorella, fragile e femminile, l'orgoglio di papà. Io ero la coraggiosa, la silenziosa - è giusto, ciascuna preferiva un genitore e io mi ero tenuta la mia. Adesso grido a volte senza logica, esplodo per delle sciocchezze: quando parte una nave e osservo l'acqua falciata, bianca e sanguinante dalle fiancate. Al cinema, quando viene calata una bara, e si sente il tonfo della ghiaia. In un ospizio di vecchi, quando la imbocco, il mento Di mia zia tremolante sullo stelo del collo. Grido quando sei tenero, premuroso, parli con amore, quando gli occhi tuoi si smarriscono oltre la mia spalla. O padre, padre, padre caro che sei uscito di scena e sei morto senza una parola, papà così prudente, maestoso e saggio che mi hai lasciata qui Con questo grido dentro. Era paura di vedere la rovina dei potenti o di imparare troppo presto che l'amore non basta? O no, più profonda di questo, Mi rendo conto, più cupa del dolore la tua eredità, quando mi sveglio a casa di mia madre la mattina d'inverno, e su dalla cucina sale chiara l'eco della sua canzone, che ogni parola la so a mente. Papà, papà dagli occhi grigi, papà tanto saggio, affettuoso, prudente, ad una figlia hai insegnato a temere il tradimento, ma il senso di colpa è stato il tuo regalo d'addio per me. Ciascuna preferiva un genitore, la mia sorellina ed io, e non è stato il mio a morire. (da Moving into the Space Cleared by Our Mothers, Salmon Publishing, The Bridge Mills, Galway 199l, per gentile concessione dell'autrice.)
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