Belfast, 1986. Foto di Markéta Luskacov6(da "Granfa" n. 37). Terrei alte le stelle per non farti bruciare, calmerei il mare per non farti svegliare. Mi ti mangerei a colazione, tutta quella ciccina di burro, gambotte e bracciotte come pane e miele. Figlioletta mia non avrai modo di imprigionarmi con la tua tenerezza, di crescere alta e bella fuori dalla mia pelle che raggrinzisce. Non ci ritroveremo subito faccia a faccia a patteggiare, minacciare, promettere non ci malediremo a vicenda, per vincere o per perdere tesoro mio, non abbiamo tempo. Ti lascerò ben poco in ereditàqualche parola irata, amorevole, attenta detta per farti un po' di spazio. Ti lascerò fiori e fiamme terra bruciata, acqua nera cieli azzurri, risa bimbi affamati donne al lavoro, in amore fuoco e ghiaccio bombe e libri. Ti lascerò figlia mia, questo universo mondo, non ancora abbastanza grande da farmici partorir te dentro. Provare indosso Riversa sul letto agiti le bianche gambe stecchite a battere l'aria. Ti stai infilando le calze - oramai più facile così che non chinarsi da ritta. E ridi perché ti ho sorpresa a farlo, uno dei tuoi trucchi segreti. D'estate sulla spiaggia anni fa, una voglia sul polpaccio ti faceva vergognare - quand'eri giovane, d'estate le gambe ancora lunghe e tornite le spalle dritte. Nuotavi con forti bracciate così a largo che io guardavo impaurita finché la tua bellezza era un uccello o una boa che danzava tra le onde. Ad ogni nuovo giorno che lasci dietro chiedi ti ri_cordiquando ...? POESIA/DORCEY 53
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