Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

STORIE/SHUA ormai indossa la vestaglia. Laura aspetta che la facciano entrare con il consueto passi il seguente, ma non è così. Il medico esce dal consultorio, si avvicina alla ragazzina e prendendola per mano la porta fino all'angolo più distante dalla porta. Ora, prepararsi per la piccola corsa, le dice, un, due, tr.e e op, a correre, e trottano insieme, presi per mano entrano nel consultorio. Anche l'assistente entra e chiude la porta. Laura non riesce a capire il senso di questa umiliazione addizionale. Sarà a causa delle isteriche, quelle che si pentono all'ultimo momento e si mettono a gridare, dice la donna dai capelli lunghi, che ormai sta indossando il maglione, le scarpe, cercando la borsa. Tuttavia nessuna delle donne che sono lì sembra vicina a un attacco d'isteria e tanto meno pentita. Quella che ha smesso di lamentarsi si è seduta sul letto e incomincia a mettersi i calzoni lunghi, le calze che l'infermiera le porge. Tutti i movimenti sono sincronizzati, sonori usciti a mettere in piedi un'efficace catena di montaggio che consente loro di sbrigare una quindicina di casi in una mattinata. Tra dieci o quindici minuti la donna dai capelli lunghi se ne andrà e quella che non si lamenta più si siederà sul letto, l'assistente porterà in braccio la ragazzina e sarà il turno di Laura che decide foto di Gianni Berengo Gordin (Art&) di impiegare quel tempo a elaborare una frase degna e ben costruita, una frase da dire con tono di voce tranquillo e lievemente ironico per far sì che il medico la faccia entrare nel consultorio camminando normalmente, evitando l'un, due, tre op, la corsetta, visto che è l'unica cosa che può evitare. Ma quando il medico giunge per prenderla per mano Laura ha la bocca secca e le parole ingegnose non vengono. Tutto è troppo veloce, non c'è tempo di rifiutarsi, uno, due, tre op, corsetta e già Laura si sarebbe trovata sdraiata sul lettino alto, con le gambe alzate e appoggiate sui due semicerchi di metallo se non si fosse staccata, all'improvviso, con un movimento brusco nato nel suo ventre, dalla mano del dottore che, sorpreso, la guarda. Ora per la prima volta giunge la vergogna. Laura, che avrebbe voluto abortire con orgoglio provocatore, si vergogna fino al midollo di aver cambiato idea. A voce bassa, in modo goffo, cerca di spiegarlo al medico, che la interrompe e si fa carico della situazione. L'assistente va a cercare l'infermiera, che arriva con i suoi vestiti. Laura si veste nel consultorio velocemente, le rendono i soldi, il medico appare di malumore ma corretto e persino le augura amabilmente di avere fortuna. La fanno uscire da un'altra porta dove Gerardo l'accoglie pallido e spaventato. Laura sa di poter contare sui suoi genitori che l'aiuteranno senza gioia. Gerardo alcune volte sembra felice e altre disperato. Quando è disperato scompare per giorni interi, quando è felice

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