Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

FIGLIE Helen Simpson traduzione di Maria Clara Pasetti Helen Simpson è nata e cresciuta nella periferia londinese e tuttora vive a Londra. Ha lavorato per cinque anni aJia redazione di "Vogue" prima di passare free/ance, e da allora ha scritto per vari giornali e riviste e ha pubblicato due libri di cucina. Per la sua prima raccolta di racconti, Four Bare Legs in a Bed (W. Heinemann, Londra 1990), da cui è tratto il racconto che qui pubblichiamo, ha ricevuto il premio letterario del "Sunday Times" e il Somerset Maugham Award. "Deve stare qui?" disse sua nonna. "Non va bene avere un uomo per casa quando sono malata." "Ma abita qui" disse Ruth. "Siamo sposati, sai." "Chiamalo uomo" disse sua nonna. "Alle cinque è a casa. Non insegna neanche una materia vera.L'inglese lo sappiamo tutti! È un buono a nulla. Guarda la maniglia di quella porta, è mezza staccata. Perché non la aggiusta?" "Non siamo qui da molto" disse Ruth. "Facciamo le cose con calma." "Con calma!" sogghignò sua nonna. "Ti faccio ancora del tè?" chiese Ruth freddamente. "Se no, devo andare avanti." "Ah sì, il tuo lavoro. Perché non obblighi tuo marito a trovare un lavoro vero, un lavoro da uomo. È molle." "Oggi le donne non vogliono solo fare i lavori di casa e avere bambini" disse Ruth. "Vogliamo anche essere indipendenti e realizzate." "Dici un mucchio di sciocchezze" disse sua nonna. "Proprio come tua madre. Ha raggirato quell'uomo a furia di preparargli piattini e comprargli maglie di shetland. Questo non gli ha impedito di andarsene, però. Faresti meglio a starci attenta." "Non starò in questa stanza se non sei gentile." "Come vuoi. Non è a me che fai favori. Non sono io che voglio stare qui, mi hai fatto venire tu. Magari non avessi mai accettato. Voglio le mie cose. Odio questa casa." "Lo so, lo so," disse Ruth. "Non ce l'ho con te. Ma sai che cosa ha detto il dottor Singh. L'alternativa è l'ospedale." "Oh, i dottori," disse sua nonna e ricadde sul sofà-letto, capelli grigio-gialli scompigliati sui cuscini a strisce pastello. "Il tuo soffitto sembra la glassa su una torta nuziale" continuò, guardando in alto con occhi color uvaspina. "Non vuole che entri nella sua stanza" disse Ruth a Denzil. "Ma tutti i miei vestiti sono là dentro!" "Bene, li tirerò fuori io i tuoi dannati vestiti" disse Ruth. "C'è un forte elemento anglosassone nella tua famiglia" disse Denzil. "Il tuo linguaggio. Le sentenze di tua nonna. 'Tutti abbiamo un cervello pattumiera, ma alcuni preferiscono tenerci il coperchio.' 'li figlio è tuo finché si sposa, la figlia è tua per tutta la vita.' Quanto a quella camera per gli ospiti ... Hai mai sentito parlare della caverna di Grendel?" "No. E non mi interessa. Sono troppo stanca." Denzil la lasciò stare. "Sai che cosa mi ha detto stasera quando le ho chiesto come stava?" disse dopo un po'. "Ha detto: 'Mi sento un po' balorda ma non credo di dovermi lamentare'." 44 "Ma perché mi sono sposata?" disse Ruth. "Basta," disse Denzil, sfogliando il suo Dictionary of Historical Slang. "Balordo, aggettivo. Ignobile; criminale, dal sedicesimo secolo. Significati derivati, ubriaco, 1800, da cui indisposto, stordito, dal 1810." "Lei dice che tu sei balordo perché ti chiami Denzil" disse Ruth. "Davvero" disse Denzil. "Divertente da parte di una che si chiama Vesta". "Ha detto che non aveva voglia di niente, solo di lingua lessa" continuò Ruth con una risata acida. "Così ho trovato la lingua in quella vecchia macelleria puzzolente vicino alla stazione, ma quando l'ho portata a casa e ho letto la ricetta diceva che dovevo pelarla e tenerla sotto dei pesi per ore e ore. Era anche molto cara." "Lingua" disse Denzil. "Non puoi comprarla a peso da CulIens?" "L'ho provata. Ha detto che non era buona." "Che cosa vuoi che faccia, allora? Che provi a pelarla?" "Lascia perdere. Ha preso litri di Slippery Elm e non morirà di fame. Avvolgi quella dannata cosa in un giornale e portala fuori nella spazzatura." "Non potremmo darla a qualcuno?" chiese Denzil a disagio. "Sembra uno spreco." "Cucinatela tu, allora!" gridò Ruth con gli occhi pieni di lacrime. "Non ho potuto fare neanche un po' del mio lavoro. Mentre tu ti diverti per il terzo anno a colorare i tuoi grafici con belle matite, la mia agenzia rischia di fermarsi prima di essere partita, e sai quanto ti importa." "Gli uomini moderni ..." brontolò Denzil. "Sono tutti uguali. Lurida banda di mascalzoni." "E non sfottere" pianse Ruth. "Non fare il paternalista di merda." Ruth stava mettendo su l'Agenzia Little Bo Peep per babysitter e bambinaie. Si era concessa questo mese per controllare i regolamenti dell'amministrazione locale e per scrivere un foglio di informazioni di emergenza da distribuire tra i meno esperti del suo gruppo. "Vomito a proiettile" copiava da un manuale per bambini. "Non spaventatevi. Non è troppo grave. Pulite la parete e informate la madre al suo ritorno." Portò su un vassoio di tè. "Che cosa hai combinato?" disse Vesta. "Ho cercato di scrivere una pagina ma non credo che vada bene." "Allora hai sprecato il tuo tempo" disse Vesta, con tono che non ammetteva repliche. "Penso che proverò a lavorare un po' qui" disse Ruth, e tirò fuori il suo libro. "Sempre a leggere, accidenti," disse Vesta, guardando di traverso l'armadio. "Prima tua madre, adesso tu. E se non sono libri, è qualche folle progetto. Mai soldi, poi. Tua madre non è mai riuscita a mettere insieme due lire. Guarda in che stato è il suo appartamento. lo mi vergognerei di starci. Tu almeno abiti in una casa. Più o meno."

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