Vicino a Creeslough Sono in un paese straniero. Ci sono aironi e cormorani sul lago. Giovani in T-shirt lottano contro un vento in burrasca dall 'Atlantico mentre trasportano ghiaia, rifanno i sentieri con una pietra cementata con la loro storia: qualcosa da temere e bramare. Noi siamo gli unici visitatori. Cartelli ci dicono in due antiche lingue (una è la mia) che questo è Caisleàn na d'Tùah, Doe Castle. Un castello per ciascuno. Ha bastioni, torri, una prigione sotterranea, Camminiamo su griglie di ferro oltre le quali c'è il vuoto. I pavimenti in settant'anni sono marciti; la scala a chiocciola resiste, un po' scheggiata, da quattrocento. Ecco la mia fobia. E per te, in cima, la tua: uno spazio vuoto spazzato dal vento un precipizio spaventoso, una vista senza appigli - verso la quale ti arrampichi: e se Io fai tu, lo faccio anch'io. Salire, dopo tutto, è la sfida minore. Ci accoglie l'alto parapetto. Ci fermiamo mezzo minuto di più di quanto richiedano amor proprio o semplice vanità; poi ti seguo giù per la gola di pietra, i piedi su scalini scheggiati, lo sguardo rivolto verso l'interno finché di nuovo saltiamo agili sull'erba; non ci sono stati piedi in fallo, Ora corvi che traghettano cibo fino a un nido compiono facilmente la loro salita. Compiaciuti, ci allontaniamo con passo calmo andando a mangiare arance in macchina. (da The Magie Route) Stuart lsland "Ma guardate tutta questa bellezza", disse la moglie del direttore dell'albergo quando le fu chiesto come facesse a vivere là. È vero: c'era un bel golfo tutte le colline intorno e una certa atmosfera; sabbia bianca e vegetazione fino in riva al mare; barche per la pesca delle ostriche, anche, e pescatori . maori con nomi scozzesi (la signora scappò con uno di loro quell'autunno). POESIA/ ADCOCK Quanto a me, camminai sulla spiaggia; faceva troppo freddo per nuotare. Il mio bambino di sette anni raccoglieva conchiglie e fu punto dalle pulci di mare sulla sabbia; quello di quattro anni sguazzava, finché un gabbiano infuriato venne giù in picchiata per conficcargli gli artigli e il becco nella testa. Io avevo già deciso di lasciare il paese. (da High Tide in the Garden) L'uomo che radiografò un'arancia Vista dall'alto, disse, era come una ruota, i raggi come carta velina che si diramavano dal perno verso la circonferenza semi-trasparente della scorza, con piccole macchie scure sospese nel mezzo. Vi distingueva attraverso il legno del tavolo. Poi si inginocchiò, e con gli occhi a livello dell'arancia lo vide come il globo, il torsolo compatto diritto, da un globo all'altro. Dopo, la sua levitazione: sostenuto (almeno così ci disse lui), da una dieta di una settimana di niente altro che acqua di riso, aveva sviluppato dei poteri, e prendendo forza da questi la sospese a un'altezza di circa due piedi sopra il tavolo, senza mai toccarla neppure con un dito. Ecco tutto. L'arancia discese, gradualmente sempre più opaca, Fino a posarsi, mentre lui sedeva tremante, in preda al capogiro. (Tremava mentre raccontava.) Ma certamente, gli fu chiesto, (ma nessuno di noi parlò di auto-ipnosi o di allucinazioni causate da mancanza di cibo), certamente anche trionfante. Non proprio, disse, con il suo sorrisetto a mezza bocca. Non era abbastanza: avrebbe dovuto poter evocare, creata da ciò che aveva appena appreso, un'arancia perfettamente immaginari.a, completa in ogni particolare; dopo di che l'arancia vera sarebbe svanita. Poi vennero le spiegazioni e i suoi discorsi sul misticismo, le scienze occulte, l'alchimia, la Cabala - tutti i suoi cavalli di battaglia. Se qualcosa aveva fallito, era solo qui nei discorsi. Perché di certo non gli era mancato nulla, né il potere, né l'intuizione, né la fantasia, quando se ne stava inginocchiato nella sua stanza, con davanti a sé sospeso nell'aria, quel globo dorato, visibile e trasparente, inondato di luce: il suo solo frutto dall'Albero della Vita. (da The Eye of the Hurricane) Copyright Fleur Adcock. 43
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