Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

CONFRONTI tipicamente eurocentriche. Con ciò convalidando di fatto l' assioma che a fare la "scoperta" conta principalmente l'originale personalità del pensatore- e il conseguente percorso individuale d'impegno professionale - ove vocazione, talento terapeutico, ma soprattutto indomita dedizione esistenziale, son prerequisiti per un importante progresso medico-scientifico, enunciato da un singolo - magari eccentrico - personaggio, ma con successivo beneficio per parti considerevoli dell'umanità tutta. Sempre però il fedele e umile suddito della Corona britannica rifiutò onorificenze scientifiche per questo suo contributo, attribuendo l'originalità della scoperta-e dunque il merito scientifico - a due altri medici - Peter Cleave e Hugh Trowel. Resta ciononostante indubbio il determinante "suggello cu!turale" dell' influente dottor Burkitt nella crusca che tutti noi ingeriamo in tanti prodotti dieteticamente "corretti", effetto benefico del quale il mondo della pubblicità si è impadronito da un buon quindicennio ormai. Burkitt rimane una figura di "padre missionario scientifico" oggi da commemorare, un medico impegnato e uno scienziato culturalmente umile. Va ricordato assieme alla moglie Olivia - già affrettata "sposa di guerra", poi compagna di vita e di sforzi - e le tre figlie: tutte vittime partecipi di una vita avventurosa in stile La mia Africa di Karen Blixen, ma condita di ambulanze che sbandano o perdono la pista nel bush, ospedaletti dall'igiene precaria, e non facili solitudini postcoloniali. Scienza: un anniversario da non trascurare Emanuele Vinassa de Regny Nell'autunno del 1943, al Trinity College di Dublino, in Irlanda, isola (quasi) felice perché lontana dagli orrori della guerra, Erwin Schrodinger, famoso fisico austriaco, tenne un ciclo di conferenze intitolato Che cos'è la vita? Le conferenze furono raccolte l'anno successivo in un volume dallo stesso titolo che risultò fondamentale per lo sviluppo della biologia molecolare. Pur trattandosi di un testo di riflessione divulgativa e di semplici ipotesi sul meccanismo di trasmissione dell' informazione genetica(si conosceva il DNA ma non il suo ruolo), illibro, che in sole 90 pagine tracciava a grandi linee la struttura di quello che sarebbe stato poi definito il "codice genetico", ebbe un'influenza importantissima soprattutto sugli scienziati, in particolare sui fisici, e li indirizzò sulla giusta strada verso la scoperta della struttura del DNA (J.D. Watson, 1953) e la successiva decifrazione del codice genetico (M.W. Niremberg, 1963). Da allora di Che cos'è la vita? sono state stampate centinaia di migliaia di copie. La traduzione italiana, edita da Sansoni, e opera del famoso biofisico Mario Ageno, apparve nel 1947 (l'ultima edizione è del 1988). Schrèidinger, premio Nobel per la fisica nel 1933, antinazista convinto, era fuggito fortunosamente dal!' Austria all'epoca del- !' annessione hitleriana e, dopo una sosta a Roma (tutte le sue cose erano stipate in un solo sacco da montagna, il suo abituale bagaglio anche ai congressi) e un lungo viaggio attraverso l'Europa, era giunto a Dublino su invito di Eamon De Valera, primo ministro della Repubblica irlandese. De Valera, uno dei padri dell'Irlanda repubblicana, che era un discreto matematico e che, come presidente dell'assemblea della Società delle Nazioni (1938), si era adoperato per aiutare gli scienziati antinazisti all'espatrio, aveva creato al Trinity College un Istituto di studi avanzati, al 14 quale invitava illustri scienziati e di cui frequentava assiduamente i famosi seminari. Nella tranquillità della Dublino neutrale che lo esimeva da ricerche a fini militari cui erano costretti quasi tutti gli altri scienziati (tranquillità che gli fu causticamente rinfacciata da J.B.S. Haldane nella sua recensione a Che cos'è la vita?), Schrèidinger si era dedicato a riflettere sul modo in cui la chimica e la fisica possono spiegare gli eventi spazio-temporali che si verificano entro i limiti spaziali dell'organismo vivente. Spirito inquieto, profondo conoscitore della filosofia indiana, con queste riflessioni Schrèidinger faceva sua la massima di Spinoza che cita in apertura del libro: "Nulla v'è su cui l'uomo libero mediti meno che sulla morte; e la sua saggezza sta appunto nel meditare non sulla morte, ma sulla vita". Profondamente convinto dellapiena comprensibilità del mondo fisico, convinzione che (assieme a Einstein) lo portò a scontrarsi vivacemente con l'interpretazione probabilistica della realtà sostenuta da Niels Bohr e dalla sua scuola, con queste riflessioni cercò di chiarire i meccanismi che stanno alla base del fenomeno "vita". E ancor oggi, nonostante le inevitabili approssimazioni e la rapida evoluzione delle conoscenze nel campo della biologia molecolare, il filo di queste riflessioni costituisce un modello di indagine scientifica. Proprio in questi mesi la domanda "Che cos'è la vita?" se la sono tornati a porre numerosi scienziati - biologi, fisici, matematici - che, oltre a un bilancio delle ricerche in corso, hanno cercato di delineare le prospettive per i prossimi cinquant'anni. Il convegno, tenutosi ovviamente al Trinity College di Dublino, ha costituito anche l'occasione per celebrare l'anniversario delle conferenze di Schrèidinger. In Italia l'evento è stato celebrato invece qualche mese fa. La RCS Sansoni ha messo fuori catalogo il libro di Schrodinger, ulteriore segno inequivocabile (se ne sentiva proprio il bisogno!) della lungimiranza che contraddistingue l'editoria italiana. Musica: scrivere (e pubblicare) libri Giaime Pintor Giaime Pintor è stato in anni lontani direttore di una bella rivista giovanile, "Muzak", e ca-animatore di una collana che non si occupava solo di musica, "Il pane e le rose" della Savelli. Ha continuato afare tante altre cose, ma di recente un editore gli ha chiesto di tornare a riflettere su una eventuale collana di libri di musica. Quelle che pubblichiamo sono osservazioni "private" che ci è sembrato utile rendere "pubbliche". Credo che oggi una collana di musica (e, se non proprio una collana, comunque una linea editoriale "armonica": e mai un termine mi è sembrato più indovinato, nel suo doppio significato! ...) debba tener conto, in primo luogo, della molteplicità delle espressioni musicali contemporanee. E della decisa (anche se non definitiva) soluzione di continuità fra tutta la musica del passato (quella che viene definita, con termine scorretto sia storicamente sia formalmente, e generico, musica "classica") e la grande varietà delle "musiche" d'oggi. Musiche difficilmente catalogabili per generi a loro volta difficilmente definibili. Queste difficoltà di catalogazione e di definizione non sono solo dovute alla scarsa sinteticità della nostra lingua (e, segnatamente, della sua terminologia musicale), ma sono la naturale conseguenza proprio della ricchezza e molteplicità della musica (anzi: delle musiche) contemporanea (quanto al problema della terminologia, del resto, gli anglosassoni definendo genericamente tutta la musica "extra-colta" con il termine "pop", risolvono il problema solo nominalisti-

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