Linea d'ombra - anno XI - n. 87 - novembre 1993

CONFRONTI Scienza:ricordo di Denis P. Burkitt Ippolita Rana e Enrico Alleva È motivo di riflessione per la comunità biomedica internazionale la morte dell'ottantaduenne Denis P. Burkitt- scomparso il 23 marzo scorso. Medico e scienziato, noto in tutto il mondo per aver descritto il "Linfoma di Burkitt", forma di tumore comune nei bambini africani: questo linfoma (mortale in più del 50% dei casi) aggredisce bambini delle zone equatoriali dell'Africa, della Papuasia e della Nuova Guinea, colpendo elettivamente ossa mascellari, testicoli, ovaie, reni e sistema nervoso. La vita vissuta del medico Burkitt è stato un bizzarro - ma proficuo - coacervo di rigore medico-epidemiologico, spirito missionario a favore del terzo mondo, e personalità ostinata. Di qui la sua peculiare visione del mondo, con coordinate africanocentriche e dunque non distorte da un preminente punto di vista "occidentale", ma tali da rendere originali e culturalmente rilevanti i suoi non pochi contributi scientifici. La sua biografia (nasce a Enniskillen, nella regione del Fermanagh nordirlandese) lo narra studente svogliato di ingegneria - a seguire il mestiere del padre - poi timido e riservato studente di medicina nel prestigioso Trinity College di Dublino, lì dove la vita di gruppo Io introduce a un cristianesimo militante, di servizio per gli altri, che si fonde con la sua crescente vocazione di medico. Dopo la specializzazione in chirurgia, s'imbarca per cinque mesi come medico di bordo su di un cargo che fa spola fra Inghilterra e Manciuria. Fiorisce allora il suo spirito terzomondista, la sua voglia di aiutare i meno privilegiati, di dedicarsi a tempo pieno alle etnie più diseredate. Ma quando tenta di entrare - come volontario - nel Servizio Medico Coloniale (inglese) per l'Africa Occidentale, viene rifiutato. La scusa ufficiale è l'essere monocolo (perse la vista di un occhio da ragazzo, caratteristica che forse spiega certe introverse scontrosità del suo carattere anche da adulto); ma in realtà a spaventare gli imperiali arruolatori è questa sua ispirata frase inserita inopinatamente nella domanda: "Considero giusto far presente il mio personale spirito di vocazione". Troppo -evidentemente- per un sistema medico compiutamente coloniale. Scoppia la guerra mondiale, ed è arruolato come chirurgo nell'esercito britannico: lo inviano anche in Africa Occidentale, dove la sua monocularità non crea alcun problema al proficuo assolvimento del servizio. Anzi - noterà sarcasticamente anni più tardi lo stesso Burkitt- "quando alla fine riuscii lo stesso a raggiungere l'Africa, Dio nella Sua misericordia mi permise di vedere con un occhio cose che chi mi precedette non vide con due". Viene finalmente nominato chirurgo del Servizio Medico Coloniale per l'Uganda, compito cui si dedicherà dal 1946 per un buon ventennio. Il primo incarico consiste nel dirigere un piccolo ospedale di cento letti in mezzo alla savana, a 275 miglia di difficile sentiero dal più vicino servizio radiologico. Con l'aiuto di un unico medico africano, è di fatto responsabile della salute dei duecentomila ugandesi del suo distretto. Origina di qui il suo modo di organizzarsi - soprattutto d'interagire con le strutture sanitarie africane - fatto di profondo rispetto per la cultura locale, ina nel contempo di sforzo intelligentemente scientifico, mirato a comprendere i particolari problemi medici del luogo. Essenzialmente, senza imporre diagnosi e cure stabilite secondo uno standard europeo di salute. Il suo successo è spiegabile con quest'uso dei dati raccolti sul campo (diverrà in seguito responsabile nazionale per la chirurgia in Uganda) e con la sua ossessiva mania di annotare qualsiasi forma di malattia incontrata nel lungo servizio di medico inglese che opera sul continente africano. · Nelle sue parole "quello che sul momento sembrava una delle tante visite mediche, alla fine ha condotto a notare, identificare e comprendere una forma di tumore attualmente conosciuta come linfoma di Burkitt". Dietro ciò, l'aiuto dei medici africani, opportunamente informati e addestrati da Burkitt, che inviavano con diligente attivismo dati da centinaia di piccoli ospedali sparsi sul territorio. Per il pubblico non medico, Burkitt resta famoso in Europa soprattutto per aver contribuito - con le sue ispirate, perciò efficaci, conferenze - a far aumentare la proporzione di fibra nella dieta alimentare di noi tutti. Una crociata - la sua - che prendeva spunto proprio dalla constatazione di epidemiologo d'Africa, che notava come parecchie delle malattie tipiche del mondo occidentale fossero assenti nel Sud del mondo, dove però l'alimentazione era ben più ricca di prodotti contenenti fibra. Ancora una volta, è la visione di Burkitt - medicalmente "egualitarista", che dunque non privilegia né dà per scontato un modello di sviluppo e di "gusto" occidentale - a riavviare verso uno stile di vita più naturale le abitudini alimentari occidentali, · degradatesi a seguir mode e consumismi fino a produrre un florilegio di stati patologici: dalla stipsi alla diverticolosi del colon e a tumori del grosso intestino. Col suo influente libello Non scordar di mettere fibre nella tua dieta - pubblicato nel 1979- Denis Parsons Burkitt ha dunque lenito dal suo privilegiato palcoscenico africano a tante malattie 13

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