SAGGI/GIACCHÈ continuamente interrogato - deve rimanere nascosto. Si dichiara tranquillamente che il teatro ha perso le sue antiche funzioni, che non ha alcuna utilità, che non cambierà mai niente e nessuno. Ma in realtà l'Antropologia Teatrale ha anche il compito di coprire le motivazioni e gli obiettivi reconditi di chi il teatro lo fa. Perché si fa teatro non è cosa che riguarda il sociale, così come l'analisi delle tecniche attorali non riguarda la sociologia del teatro, né va restituita al discorso scientifico-accademico. Potrebbe contaminarsi, ed è vero. Potrebbe essere consumato tutto quello che in fondo agli attori dà da vivere, che non è tanto l'evidenza di un mestiere quanto il segreto del suo senso. Può darsi che, dopo libri come questo, come fare teatro non sia più un mistero. Il vero mistero è che il teatro ci sia e che cerchi, testardamente, un suo senso. Allora si scopre che persino l'insistere delle frequenti metafore marinare, che naturalmente affollano le pagine della Canoa di carta, non si debbono alla biografia dell'autore, ma all'esigenza di invitare il lettore a compiere un viaggio che, per testimoniare la sua incessante ricerca di senso, si nega ogni approdo; non si tratta della scelta o del trucco dell'autore, ma della sua visione del Teatro, diversa e lontana da qualunque terra ferma (anzi del Terzo Teatro, così come lo ripropone e lo ridefinisce Eugenio Barba nell'articolo che pubblichiamo su questo numero di "Linea d'ombra"). la 'Rivisteria Librinovità • riviste • video 78 Lostrumentpoeri lettordi iLinead'ombra VIRACCONTIAMO ILLIBRO EANCHLE'EDITORE 1.SOQnuovtiitoliognimesesuddivisi perargomento persaperesemprceosacomprare 20 nuoverivisteognimese peresseresempraeggiornati e po.i.. notizieanalisdi ell'editoria e delmondodelvideo, il profilodipiccolegrandciaseeditrici, intervendtieiprotagonisti Abbonamen1t9o94 L. 87.000ccp19689207 Guidraagionatdaeiperiodiictialiani L. 160.000 (sconto10%agliabbonati) StrumenEtiditoriaVlii,aVeron9a - 2013SMILANO Tel.02-S83010S4/427-FaxS8320473 È importante infatti che il lettore- una volta in viaggio -non fraintenda la cultura teatrale per società, giacché è proprio per evitare al teatro un fine e un confine sociologico che l' Antropologia Teatrale si batte e rischia se stessa. È importante che il suo sguardo dall'esterno, mentre legge un trattato specialistico oppure mentre spia il training di un attore, non lo inganni facendogli apparire ciò che legge e che vede come un oggetto per di più straniero. Nella cultura teatrale, così come nelle canoe di carta, non ci sono oggetti (e non vi hanno posto nemmeno i teatri di "pietre e mattoni"), ma solo altri soggetti da incontrare. E non si tratta affatto di esotici indigeni ma di altri viaggiatori: la professione del teatro, fuor di metafora, più che una patria dove abitare è un ethos, un costume stabilmente indossato da altri, che però vivono con noi. Altri alla ricerca dell'altro. E noi? Non ci si illuda di averlo trovato appena leggendo una libro o appena guardando un attore! "A volte ho immaginato l'Antropologia Teatrale come una descrizione dell'abbiccì, qualcosa di elementarmente pratico che guidi l'attore. Altre volte l'ho immaginata come una via fatta di parole, ma capace di condurre lo studioso al di là delle parole e delle ombre, verso un nocciolo che costituisca l'analogo dell'esperienza. Le due immagini possono sovrapporsi? L'abbiccì può essere un filo d'Arianna?". Chhi apaurdaiBossi? ~\('1 111111('1'0 di S('tl ('lllhl'(' Il félSO Professoressa travestito Dossier Eleziocnoi munali \llualità Lafaticadivivere aGaza noidonne Vecchieragionin, uovissimraigionamenti. ______j
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