STORIE/GOME:Z: DE LA SERNA indizio decisivo. Aveva suonato invano alle sei! "Duro come un mulo!", s'insultava da sé. Come ogni volta che si verifica un caso del genere, pensava al paradosso che, facendo uno sforzo, avrebbe potuto ritornare alle sei del mattino, o prima ancora che suonasse. La mattina era così chiara attraverso le fessure delle persiane, più chiara e più piena, e i rumori della strada più numerosi, più compatti e più reali. Era tutto troppo riconoscibile al primo sguardo perché fosse possibile ingannarsi. Se almeno non fosse successo di nuovo! Invece la cosa si ripeté. Questa canagliata minacciava di rendere vana la sua preziosa assiduità di sempre. Doveva cercare un'altra sveglia, più potente. La cercò non senza una certa preoccupazione, timoroso di rinchiudersi con un rumore ancora più forte di quello di cui si sbarazzava. Ma l'eroismo della sua vita glielo imponeva, non potendo dimenticare che lui era "il responsabile della chiave dell'armadio riservato". Cercò, rovistò, ma non trovò la sveglia a suoneria ancora più poderosa corrispondente al progressivo indebolimento causato dall'irresistibile abitudine. Allora la fece costruire. Non gli restava altra soluzione. HenrikStangerup FRATELLO JACOB pp. 376. L. 30.000 1500: nell'Europa dilaniatatraRiforma e Controriformae poinelNuovoMondo,lavitadiunfrancescanoallaricerca dellasuaUtopia.Un granderomanzovisionarioe provocatorio. KarinBoye KALLOCAINA pp. 244- L. 26.000 Una distopia "al femminile",cheanticipadinoveanniil 1984 di Orwell.Il sorgeredi una coscienzaindividualee lagradualeliberazione dai condizionamentidell'egoe del conformismo sociale. ALMARE Ericde Kuyper ALMARE pp. 104- L. 16.000 L'eremoritornodelle vacanzeal mare. Un"Amarcord"belga nell'Ostendadegli anniCinquanta. Lemagichegiornate dell'infanziariviste nell'intensitàdel viverequotidiano. CeesNooteboom RITUALI pp. 232- L. 24.000 Treuominietremodi diversidi reagire ali'"insensatezza" delvivere.Il romanzocheperprimoha daro famainternazionaleconilpremio americano "Pegasus"all'autorede li cantodell'esseree de/l'apparire. Via Palestro, 22 - 20121 Milano - Tel. (02) 781458 ' 68 IV Ci misero poco a fabbricarla. Era grande, barocca, mostruosa, complicata come quegli apparecchi eccezionali e personali destinati a un bisogno meschino. Sostenuta da vigorosi puntelli, aveva una campana di bronzo, uguale a quelle delle chiese, una campana che, dopo che il battacchio aveva suonato, veniva fatta girare da due tiranti automatici, proprio come vengono fatte girare le grandi campane dei campanili durante i vespri solenni o i profondi rintocchi funebri, ma con in più il rintronamento delle sveglie e il loro caratteristico suono penetrante e acuto. La provò e ne uscì un segnale d'allarme o d'incendio, frenetico e urgente. Tanto che tutto il vicinato uscì sulle scale, come se avessero suonato il campanello di ogni appartamento. Lui sorrise e si fregò le mani. La vittoria contro l'imprevedibilità del sonno era assicurata fino alla fine dei suoi giorni. Persino da morto sarebbe risuscitato per il rumore di quella sveglia. Si sentì in vantaggio e attese l'ora di andare a letto per verificare l'efficacia del suo orologio. Veggente e geniale, chiaro e raggiante, si sarebbe svegliato la mattina seguente. Giunse l'ora. Puntò la sveglia sulle sei. Spense la luce. Per un bel pezzo credette che, per l'impazienza di vedere la repentina lucidità che lo spaventoso rumore avrebbe destato nel suo spirito, quella notte non sarebbe riuscito a dormire e, già sveglio, avrebbe sentito il portento della sua nuova suoneria, la quale così non avrebbe quindi avuto su di lui l'effetto radicale che si aspettava. Alla fine si addormentò e sognò una grande campana che suonava energica, rivelatrice, svegliando in modo abbacinante una città di fannulloni e di accecati, infondendo loro un'incredibile intelligenza e la virtù di essere mattinieri e puntuali. l morti, tutti i morti, si svegliavano al rumore di quella campana. Fu un sogno così intensamente ottimista e fortunato che lo svegliò. Per un momento credette che avesse già suonato e che, come era già capitato con le altre suonerie, lui non l'avesse sentita; ma ciò fu smentito quando vide che l'orologio segnava ancora le tre, ora lontana da quella stabilita per la sorpresa, che l'essere padrone di quel tremendo tesoro di rumore gli faceva attendere pieno d'arroganza. E si riaddormentò. Alle undici del mattino bussarono alla sua porta. Un collega d'ufficio era venuto a prendere la chiave dell'armadio riservato, che bisognava aprire. Ma nessuno rispose. Bussarono di nuovo, ma niente, finché entrarono allarmati nella stanza e, aprendo le persiane, videro che l'uomo era disteso sul letto, in condizioni spaventose, come se fosse stato strangolato, come se fosse morto di morte violenta, il volto cianotico, gli occhi inespressivi, e la smorfia sconcertante di chi si è appena svegliato nel bel mezzo del suo sonno eterno. Era morto per un infarto. Lo aveva ucciso quella mostruosa sveglia che, esagerata com'era, era entrata così violenta e tagliente nel sonno tenero e dolce da riuscire a svegliarlo nell'altra vita, facendolo esplodere internamente. Forse mai nessuno lo avrebbe sospettato, ma quella era la pura verità. Dalle sue orecchie sgorgavano due sottilissimi rivoli di sangue.
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