Linea d'ombra - anno XI - n. 86 - ottobre 1993

SAGGI/MUNOZ MOLINA Play it again, Julio Alcuni teologi pagani, legati ai misteri del platonismo, sosten~ gono che quando la bel~ezza raggi~nge i~ supremo gra~o d'. perfezione immutabile s1 converte m attnbut? o presag10 d,1 santità. Di questo era convinto l'imperatore Adnano, che affollo di città e templi consacrati alla bellezza di Antinoo i suoi_regni.~ di ciò è sicuramente convinto quel parroco romano che m questi giorni si adopera a raccogliere firme per o_tteneredal Vaticano la beatificazione della principessa Grace d1 Monaco, al secolo e sulle locandine dei cinema Grace Kelly. Prima di accedere al satinato Olimpo delle riviste rosa, Grace Kelly, come la dolce Ingrid Bergman, apparteneva a quella stirpe di bionde candide~ fredde e velatamente sagge regalate al cinema dallo sguardo d1 Alfred Hitchcock, nascosto, come la sua intelligenza, dietro la pupilla rotonda e l'occhio di vetro di una cinepresa. Dietro ad essa Hitchcock nascondeva la sua tenerezza di uomo grasso rassegnato e guardone che si compiace di assediare impune~ente q~ei corpi eletti, la cui stessa perfezione, come un _v~l?d1 c_ellulo1d~ invecchiata o di nebbia illuminata, li rende pro1b1t1a noi mortali. Contigua alla biblioteca del Nautilus - che è immensa_com~ quella di Babele e di Alessandria e che conserva sulle scansie r_utt1 i libri possibili e anche alcuni impossibili-c'è una sala ermetica, tappezzata del classico velluto rosso dei cinema d'altri tempi, in cui una macchina, docile ai più impercettibili capricci dell'immaginazione della nostalgia, proietta tutte le sere le amate immagini di Grace o di Ingrid, non tanto per ripetere l'emozione che creature così impalpabili prodigavano nei film, quanto per propiziare il culto alla loro perduta memoria e restituire così ai naviganti la coscienza del tempo in cui il cinema faceva risaltare i loro desideri. Grace Kelly ebbe l'onore di un funerale con carrozze addobbate a lutto e catafalchi barocchi, ma nella tetra cerimonia non si commemorava la fragile e temibile ragazza dei film di Hitchcock, bensì la classe acquisita della principessa madre di famiglia offesa dal protocollo e dalla cellulite. Ingrid Bergman è invece commemorata quasi segretamente solo dai suoi devoti, una legio~ ne di convalescenti da un amore impossibile che deambulano nei cinema ricordando la sua solitudine superiore e il pallido splendore del suo sguardo e gli zigomi ombreggiati dalla morbida tesa di un cappello anni '40. Non c'è paiTOco che chieda la sua beatificazione, né confraternita di dame virtuose che voglia dare il suo nome a un centro d'assistenza per handicappati, ma nelle oscure sale dove di notte gli abitanti del Nautilus si rifugiano, Ingrid Bergman torna per abbracciare con serena dis~erazi?ne Cary Grant in un hotel di Rio de Janeiro o per acconuatars1 da Humphrey Bogart e da Woody Allen e da ognuno di noi in un brumoso aeroporto in cui le eliche del!' aereo che ci sottrarrà la sua presenza brillano nella nebbia bagnata da quella pioggerella che nel cinema accompagna sempre i peggiori addii. Nel Nautilus è rimasta anche la sua voce e basta avviare il grammofono con l'altoparlante azzurro a forma di loto socchiuso che sta in un angolo, sempre in penombra, della biblioteca, per ascoltare le parole che sembrano pronunciate in questo stesso istante e per ognuno di noi. Play it again, Sam, supplica a bassa 60 voce, coi gomiti sul piano, sull'onda del ritrovato entusias,1"!1e0 forse della colpa, e il pianista nero attacca la canzone e_ 1 mno intimo di tutti gli esiliati che almeno una volta hanno desiderato di tornare a Casablanca. Ma nemmeno nel Nautilus, che non è una nave da guerra ma un rifugio sottomarino contro i crudi oltraggi del!a realt~, s! ha la tranquillità che i ricordi non vengano maltrattati. Vogho dire che anche nel Nautilus si è saputo che Julio Iglesias comprende nel suo repertorio la bella, l'irripetibile, la ~iffamata canzone u~ita_un~ notte in un certo bar di Casablanca. E accaduto un pomengg10 d1 settembre, davanti a un televisore, e da allora non è più possibile ritirarsi in quest'ultimo santuario della solitudine dove il fonografo azzurro conserva le musiche plurali dell'esaltazione e della disfatta senza che un voce imbrogliona insudici in modo irreparabile il territorio dei sogni. A kiss isjust a kiss, a sigh isjust a sigh cantava e sorrideva senza scrupoli, in un inglese per honduregni con problemi di bilinguismo, saldo nella vana estasi dei suoi fedeli e nell'offesa che provocò una silenziosa indignazione nelle stanze del Nautilus. Non entra più nessuno nella sala in cui si ricordano i film e sono pochissimi coloro che osano avviare il fonografo. Non appena si spegne la luce e comincia a suonare la musica, i~fatti, ne~ salone deserto appare Ingrid Bergman: cammina verso il pian~ e_g1l si ferma accanto chiedendo a un uomo che sorride con la t1p1ca superbia degli°invasori: Play it, Julio. Play it again_Jorme. Voci bene informate parlano del!' eventualità di rappresaglie molto dure. Dopo tutto, dicono, le ville con piscina di Miami Beach sono facilmente espugnabili dal mare. I libri e la noHe Il direttore della fiera di Francoforte, che è la Babele e la Babilonia dove ogni anno si danno appuntamento tutti i libri del mondo, ha pronunciato un malinconico vaticinio: il li?ro, qu~sto dono quotidiano che a_llargagli o_rizz?nti?.ell~~ostra 1~agma~ zione e della nostra vita, non es1stera ali mf1mto. In altn tempi hanno cospirato contro di lui l'inerzia di chi non cedeva mai al piacere di sfogliare delle pagine e la barbarie che radeva al suolo Illustrazione di Stefano Fabbri.

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