2.000 pesetas'. Che erano per noi, a quei tempi, una somma esorbitante. Su, non gridi, si comporti da uomo ... E lei disse: 'Non mi chiamate se non avete i soldi; e, se per caso vi venisse la tentazione di parlare, ricordatevi che questa uccide', disse così, tirando fuori la pistola. E se ne andò. Insomma, non potemmo trovare il denaro e fucilarono mio padre. Stia fermo, cazzo! È per questo che non ho mai potuto dimenticare la sua faccia. Ecco qua. Ho finito". L'uomo ritirò il trapano e, versatosi un po' di gin, buttò giù una sorsata. Don Joaqufn si piegò tremante sul lavandino: ebbe due conati di vomito e sputò lunghi filamenti di saliva insanguinata. Il dentista lo prese per le ascelle, lo issò dalla poltrona come un pupazzo e lo trascinò per il lungo corridoio. Aprì la porta e depositò il suo carico, con cura, sul tetro pianerottolo. Don Joaqufn si puntellò contro la parete per non cadere: la sua bocca era un forno ardente e la sua testa un turbine. Cercò di sputare, ma era così debole che si macchiò il petto di sangue. "Le ho limato il molare rotto e altri due o tre accanto. Un lavoro perfetto, e pure gratis ...", disse l'uomo. E, con un' allegrastrizzatad' occhi, rincarò: "Perché oggi è il suo giorno fortunato: non la faccio pagare". Lo scarafaggio campione traduzione del Taller de Traducci6n Literaria di Napoli Ahmed aveva appena vinto la Grande Corsa degli Scarafaggi del villaggio ed era così felice che all'ora di cena sua madre lo notò. "Che hai?", gli chiese, "ti vedo molto eccitato". Ma Ahmed tacque perché sospettava che la donna non avrebbe visto di buon occhio al corsa, e c'era anzi il rischio che la ritenesse un passatempo da selvaggi. La settimana precedente, quando avevano rotto a sassate il parabrezza di una jeep, il cadì aveva detto: "Stanno diventando dei selvaggi. Questo non è il posto adatto per educare un bambino". E subito dopo la madre gli aveva assestato una buona dose di botte con una ciabatta. Tutte le madri di tutti i bambini del villaggio, contemporaneamente, erano forse intente a sculacciarli, poiché tra le tende si sentivano gli uhi e gli ahia e gli sbuffi delle madri, e il ritmico picchiare, dagli e ridagli, come se stessero sbattendo i tappeti dellejaima. O come il rumore del mare contro la costa. Perché era così che Ahmed supponeva che risuonassero le onde. Ahmed aveva visto il mare in fotografia, a scuola, e sua madre, che era nata ad Aaiun, gli aveva raccontato com'era. Ma lui non riusciva davvero a figurarselo. Acqua e ancora acqua da tutte le parti, acqua fredda e increspata, come la pozza del serbatoio, ma molto più grande. E tutta quell'acqua brillava e sbuffava e si muoveva, questo diceva sua madre. Sua nonna Lamina, prima di morire, si sedeva all'imbrunire sulla porta della jaima e contemplava per ore il deserto. Una noia. Ma lei di tanto in tanto alzava il dito, indicava l'orizzonte e sussurrava: "guarda com'è STORIE/MONTERO bello il mare". E Ahmed guardava, e vedeva solo le pietre grigie e aride della hamada. Poi sua nonna Lamina morì e si portò via con sé quel mare mai visto. "Povera nonna, guarda se alla fine non doveva morire così lontano", disse la vicina. Così lontano da dove, si chiedeva Ahmed, se 1ejaima e il mondo intero erano qui? Ma i grandi passavano i giorni parlando del passato e della vita di prima. Sua madre, ad esempio, aveva vissuto in una vera casa, come quelle delle foto, con scale e tanti piani. Lui, Ahmed, invece, era già nato in un accampamento di profughi e non conosceva altro che le tende di tela e la hamada algerina. "Che fai che non ceni? Sembri intontito", brontolò la madre di Ahmed mentre stendeva in un angolo il letto della bambina più piccola. La madre, lei sì che sembrava strana. Era in uno di quei giorni neri, nei quali tutto la metteva di cattivo umore. Forse perché si avvicinava la fine dell'anno e il padre di Ahmed non tornava. Erano molti mesi che il padre mancava da casa; così era la vita, gli uomini del Polisario andavano via per la guerra o la politica, e le donne restavano nei villaggi a organizzare la vita. Anche Ahmed, una volta cresciuto, sarebbe andato in guerra. "Non dire così! Quando sarai grande saremo già tornati a casa", esclamava la madre quando glielo sentiva dire. Ma per Ahmed la sua casa era la hamada. I grandi dicevano che la hamada era un posto orribile, ma a lui non sembrava poi tanto male, anche se d'estate morivano di caldo e ora, alla fine di dicembre, faceva tantissimo freddo nelle jaima e al mattino il deserto appariva pieno di brina e di stridori. La sporcizia faceva disperare sua madre; diceva che per quando si sforzassero nell'accampamento non potevano esserci condizioni igieniche accettabili. E indicava il suolo del villaggio, la sabbia sporca e piena di scarafaggi. Ma ad Ahmed sembrava una sabbia stupenda, ed era proprio lì che aveva catturato il grasso Lamia, il suo scarafaggio preferito, che quel pomeriggio aveva conquistato per lui il trionfo nella Grande Corsa. Inoltre, i grandi erano molto ingiusti, perché loro potevano lamentarsi della hamada, ma se a lui capitava di protestare per qualcosa, subito gli dicevano di star zitto, e che lui non aveva conosciuto i vecchi tempi, così terribili, quando erano arrivati attraverso il deserto portando solo quello che avevano addosso, e negli accampamenti non c'era nulla, solo malattia e miseria. Fu allora che morirono i due fratelli maggiori di Ahmed, di uno e tre anni. Ma a lui, poiché non aveva fatto in tempo a conoscerli, non dispiaceva poi tanto. Ahmed buttò giù l'ultima lenticchia della sua cena e sentì le palpebre pesanti dal sonno. Si distese sul tappeto: accanto a lui, la madre raccoglieva i piatti, silenziosa. Nella debole penombra della luce a gas, ad Ahmed sembrò di vedere una lacrima rotonda e tremante che cadeva giù per la guancia della donna. Si preoccupò, perché sua madre non piangeva mai. Si mise la mano in tasca e le sue dita toccarono la scatola di fiammiferi dove teneva il suo scarafaggio campione. Per un istante Ahmed pensò di regalarlo a sua madre, per alleviarle un po' il dispiacere, ma poi ricordò, tra la nebbia del sonno, che la donna odiava quegli insetti. Con un certo sforzo Ahmed sbatté le palpebre e riuscì a vedere, con gli occhi socchiusi, come sua madre con la mano schiacciava sul volto la lacrima, come per scacciare una zanzara fastidiosa. "È un peccato che non le piacciano gli scarafaggi", pensò Ahmed. E si addormentò. 55
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