Linea d'ombra - anno XI - n. 86 - ottobre 1993

STORIE/ZUNIGA "Perché mi parli di Praga adesso? Che ti importa di Praga?" E dovette fare una smorfia di stiv,a, perché lei si mise a ridere, socchiuse le palpebre e arricciò il naso... che spingevano carretti carichi di bagagli, e ne ascoltava le voci. "Guarda, in questa rivista c'è scritto qualcosa su Praga" gli disse facendo ruotare il corpo per spostare le gambe e per fargli ritrarre le mani, e dal tavolino a sinistra prese un numero di "Nuevo Munda", lo aprì, ne sfogliò le pagine e don Alfredo si trovò davanti le fotografie delle rigide sculture del Ponte Carlo, i campanili della Cattedrale di San Vito, le stradine della parte vecchia, il fiume silenzioso che attraversa la città d'oro, di neve. Lei dice: "Dev'essere una città molto antica. Quante chiese! La conoscerai bene, no? Guarda questa casa così alta, con un orologio enorme!" E proprio lì gli pare di vedere una figura magra, con fare di ironica sufficienza. Sotto questo orologio, per questa piazza il nipote passa ogni giorno per andare in ufficio. Poi pensa ad un orologio sopra l'entrata della stazione; il suo pensiero vaga per la Cuesta de San Vicente, il palazzo reale, la calle de Bailén e, sotto un sole cocente, le cupole, in lontananza, di San Francisco e, più giù, il fiume angusto e sporco con le piazzole per le lavandaie, e gruppi di gitani. "Perché mi parli di Praga adesso? Che ti importa di Praga?" E dovette fare una smorfia di stizza, perché lei si mise a ridere, socchiuse le palpebre e arricciò il naso, facendo risaltare ancor più la sua bellezza spensierata e la sua seducente gioventù. "Non sopporto l'idea che venga", pensò con la mano ancora sulla maniglia della portiera della carrozza, assorto, mentre fissava l'ingresso del grande atrio della Estaci6n del Norte e la gente che entrava e i facchini in attesa e i dipendenti delle pensioni che offrivano alloggio a chi arrivava. "Perché proprio adesso doveva trovare quell'articolo su Praga? Verrà di notte, senza avvertire, come una malattia, come arriva la morte". "Avrà notato, signor Direttore, che hanno potenziato l'illuminazione elettrica, anche sui binari morti. L'elettricità avanza!" A queste parole del solerte capostazione rispose alzando le sopracciglia, senza distogliere lo sguardo dal marciapiede pieno di bagagli e passeggeri e di un forte odore di carbone bruciato: la locomotiva sbuffava ancora emettendo un vapore denso come la nebbia delle mattine d'inverno nei villaggi boemi, lontano da Praga. "Può darsi che sia venuto in terza classe" esclamò mentre i due facchini, con i berretti posati sul braccio, sull'attenti, gli assicuravano che davanti a loro non era passato nessun giovane straniero con le orecchie a sventola e le guance infossate. li suo paese, Podiebrad, si fonde con la bruma e il bosco; un sentiero fangoso, di mattina, verso la sinagoga, umida e gelata dentro; ali' interno suo padre, gli altri fratelli, i vicini, tutti guardano il lucente rotolo metallico della Torah e poi alzano gli occhi verso il matroneo dove stanno le donne, tutte avvolte e nascoste da scialli e fazzoletti. "Sei bellissima stasera" le aveva detto entrando a cenare da Tournié e, subito, i due magistrati che si stavano sedendo ali 'estremità del tavolo si erano voltati verso di loro e anche il signore che mangiava di fronte, che era stato attendente del generale Agui I era, lasciò cadere lo sguardo sul vestito celeste dalla grande scollatura quasi sfiorata dalla piuma nera del cappello: lo sfavillio degli orecchini come un sorriso nell'incanto delle gote incipriate. "Ma che importa se viene? Se è tuo nipote lo devi accogliere." Queste parole che, sentendole, lo avevano ferito come vetri rotti le ripeteva tra sé e sé, nel suo ufficio della direzione, mentre aspettava il segretario e andava su e giù lungo il tavolo a braccia conserte. "Martfnez, ho bisogno che stasera alle dieci, quando arriva il rapido, lei si trovi alla Estaci6n del Norte." Tacque, andò al balcone e contemplò la Calle de las Infantas immersa in una luce fredda inquietante. "Vada a vedere se arriva un uomo giovane - è mio nipote - che avrà il cappello calcato in testa, magro, occhi molto vivaci, bruno, mio nipote, alto e... non voglio che ... viene da Praga. Se arriva qualcuno così, anche se non è sicuro, mi informi. Ha lo sguardo duro e penetrante." Dopo cena fecero una passeggiata verso la Carrera de San Jer6nimo; lui la teneva sottobraccio, era un po' più basso di lei e incedeva eretto, nella sinistra il bastone che muoveva con naturale eleganza; camminava fissando l'insegna dell'Hotel Paris, preoccupato. "Se è venuto può anche darsi che abbia preso una stanza lì, e se ne starà affacciato a guardare la gente e i tram, e mi vedrà." I balconi dell'hotel erano tutti chiusi e le tendine bianche non c'era nessuno che le scostasse. "Non sei forse un dirigente delle ferrovie? E allora che ti avvertano quando arriva!" esclamò lei. Don Alfredo fece un gesto di rassegnazione. L'orologio illuminato, in alto, segnava i minuti, le ore, il trascorrere del tempo. Quando gli comunicarono che tutti i viaggiatori del diretto da Saragozza erano già scesi mormorò qualcosa, si rimise il cappello in testa e quasi non salutò l'addetto. Uscì sulla piazzetta di Atocha e, mentre aspettava la carrozza, udì alle spalle il lungo fischio di un treno che giungeva dalla più remota lontananza. Si girò verso la scura mole metallica della stazione, ma non sentì altro, e pensò ad un convoglio che attraversava verdi campi e folti boschi e città opulente e attive e poi avanzava verso Madrid passando per una pianura desolata. "Non voglio che venga e ti veda." E, come fa spesso, la donna ride e, dopo pochi attimi, distratta, pensando ad altre persone o ad altre faccende, si morde l'unghia del mignolo, si fa seria e rivolge la propria attenzione alle pagine di "Munda Grafico". Pensò che lo doveva raccontare a qualcuno e ordinò al vetturino di po1tarlo a San Bernardo, ali' angolo con Calle del Pez e, non appena arrivati, entrò per il grande portone del palazzo e si fece annunciare: "Alfredo Loewy desidera salutare don Ignacio", e pochi minuti dopo stava seduto nel grande ufficio tappezzato di librerie scure e quadri indistinguibili nella penombra e spessi tappeti e tende che isolavano da ogni rumore esterno. "Caro Bauer, mi perdoni se le chiedo consiglio ... se solo mi vorrà ascoltare ... la nostra vecchia amicizia e la sua bontà ... una confidenza ..." "Verrà di notte, come una spia, a sorprendere la mia vita", desiderava dirlo in questi termini e non sapeva a chi, perché nessuno lo avrebbe capito.Sfogliando riviste- "Blanco y Negro", "La Esfera" - lei faceva gesti evasivi o rideva; ...forse l'unico: Ignacio Bauer, sempre chiuso nel suo palazzo della Ancha de San Bernardo, affabile, sognatore. Alle prime parole manifestò interesse per incoraggiare il visitatore. "Temo che arrivi senza avvertire prima, che venga a sapere come vivo" si chinò su un tavolo dove un orologio inglese ricordava con il suo movimento veloce che un altro giorno stava per finire. Spostò in avanti la testa entro il raggio di luce della lampada: il suo volto pallido, i baffi ben curati e la pelata imperlata da goccioline di sudore. La donna tagliava lentamente la pernice stufata, consapevole della discreta ammirazione che suscitava nel segretario del l'ambasciata francese; mentre la osservava - le stava di fronte - ascoltava appena la voce molto bassa di Alfredo nel rumore 47

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