I .CONFRONTI I Un altro esemplare della quale fa capolino da un terzo blockbuster della stagione. In The Firm di Sydney Pollack (tratto da un romanzo del secondo titano delle classifiche librarie, John Grisham), il protagonista della miglior scena erotica è un altro dinosauro, Gene Hackrnan. Visto che poi la vittima del tentativo di seduzione è la moglie di Tom Cruise, avvocatuccio giovane sì, ma arrivista, puritano e non troppo sveglio, il messaggio è sempre quello: ritardare l'estinzione dei bestioni hollywoodiani. Pollack, oltre che politicamente corretto nei confronti della terza età, lo è anche nei confronti di un'altra categoria abbondantemente svillanegg_iatada bestseller e blockbuster negli ultimi anni, gli avvocati. E stato proprio John Grisham, insieme al terzo titano della penna in ordine di copie vendute, ScottTurow, a inventare il legai thriller, per svelare i retroscena del mondo della giustizia: magistrati in vendita e avvocati mafiosi e assassini hanno rinfocolato a più riprese l'odio che l'americano medio nutre nei confronti di una categoria alla quale è costretto a versare continui tributi per uscire da grane create da legislazioni volute dagli avvocati medesimi. Ma la produzione non poteva rischiare di inimicarsela del tutto, la categoria, e così nel finale, invece di scappare ai Caraibi con un congruo malloppo estorto allo studio legale mafioso per cui lavora come il protagonista del romanzo, Tom Cruise ristabilisce la credibilità dell' Avvocato Americano recitando un copione didattico, puntiglioso e assai più smosciante dell'attore medesimo. L'unico regista che riesce, mostrando ancora una volta la propria superiorità, a salvare davvero capra e cavoli, e a farsi gioco della correttezza politica proprio mentre finge di occuparsene scrupolosamente, è Steven Spielberg. Intanto lui paura degli avvocati non ce l'ha. La maggior parte dei critici ha individuato un solo mascalzone nella sceneggiatura di Jurassic Park, il responsabile del sistema computerizzato che mette in moto la serie di eventi che porranno gli uomini a confronto diretto con i dinosauri. Ma ce n'è un altro.L'avvocato garante degli interessi degli azionisti del parco di divertimenti è pusillanime, segaligno, porta gli short con giacca, cravatta e calzini, sgrida i bambini di nascosto ed è interessato esclusivamente al profitto (altro che giapponesi!): verrà assalito dal Tirannosaurus Rex e mangiato in un boccone mentre se ne sta seduto sul cesso biologico del parco, dove si è rifugiato alle prime avvisaglie di pericolo, abbandonando al loro destino i due nipotini di John Hammond, il creatore di Jurassic Park. Nipotini per i quali, in teoria, il parco è stato messo in piedi, ma dei quali a nessuno potrebbe importare di meno. Il paleontologo trova detestabili i pargoli in generale e i due in particolare, lo scienziato Malcom non li vede nemmeno, occupato com'è a dissertare sulla teoria del caos e a corteggiare la paleobotanica Laura Dern; Laura li trova carini, ma le donne, si sa... E il nonno? Il nonno ci fa capire, man mano che l'azione procede, che lui il parco dei divertimenti l'ha messo in piedi con la scusa dei bambini, ma in realtà per sé e gli adulti "avventurosi" che giocano con l'ingegneria genetica e le sorti del pianeta, mangiandosi nel frattempo perfino il gelato, preparato per i piccoli. E direttamente dal contenitore, come i pargoli possono solo sognarsi di fare. Le uniche espressioni di stupore, meraviglia e divertimento le vediamo sulle facce degli adulti; quelle dei ragazzi registrano per lo più interesse, curiosità o terrore. Solo nel finale il paleontologo, dopo un corso accelerato di convivenza forzata con le nuove generazioni e i dinosauri, mostra di preferire le prime. Le cova con gli occhi, mentre quelli di John HammondSteven Spielberg guardano lontano, verso Jurassic Park Il. Per fortuna, è il messaggio del regista: dove saremmo se dessimo ascolto alle proteste di ecologisti, millenaristi, oppositori dell'ingegneria genetica e in genere della scienza e del progresso? E dove saremmo se lasciassimo fare a scienziati e imprenditori, con il solo controllo degli avvocati? Spielberg propone perfino un armistizio nella guerra dei sessi che sconvolge da qualche anno l'America a colpi di denunce per 36 Uno scena di JurossicPark di Spielberg scorrettezza politica. Lex, la nipotina di Hammond, è vegetariana, non violenta, razionale e assennata; il fratellino invece è onnivoro, irruente, curioso al punto della sconsideratezza e paralizzato davanti al pericolo. Un sommario ribaltamento delle presunte caratteristiche dei generi, che salva la "diversità" necessaria alla continuità della specie. I dinosauri sono tutte femmine, per evitare che si riproducano, spiega Hamrnond. Ma Malcom ribatte che la Natura "finds a way". E infatti lo trova, il modo, lo dimostrano le uova naturali di velociraptor che i bambini scoprono nel parco. Ma lo trova con l'aiutofictional di Crichton, che per resuscitare i suoi dinosauri integra quel che manca del DNA dei rettili, fortunatamente recuperato, con quello di anfibi capaci di riprodursi autonomamente. Niente da fare, dichiarano Crichton e Spielberg, la Natura ristabilirà i due generi. A smentire entrambi, a calmare la megalomania di HammondSpielberg, è un personaggio nonfictional che interviene inaspettatamente nel dibattito e che dà maggior importanza alla correttezza scientifica che non a quella politica. Stephen Jay Gould, famoso scienziato e collaboratore abituale della "New York Review of Books", pubblica, nel numero del 12 agosto della rivista, un lungo saggio intitolato Dinomania, in cui spiega-che "il miglior modo di rendere omaggio all'importanza di un avvenimento è proclamare l'impossibilità di rimanere neutrale nei suoi confronti". L'avvenimento è ovviamente la resurrezione dei dinosauri a opera di Crichton e Spielberg. Nella seconda parte del saggio, Gould critica le semplificazioni e gli errori. dei due autori con un'attenzione e una minuziosità che rendono il dovuto omaggio all'evento. Nella prima, cerca di spiegare il perché del fascino che le creature estinte milioni di anni fa esercitano sui bambini (ma solo su di loro?). Da principio è tentato di farlo in termini di memoria archetipica, ma aggiunge subito che tale spiegazione non basta a dar conto della corrente follia collettiva. Né, realisticamente, se la sente di attribuirla ai grandi progressi della paleontologia negli ultimi trenta o quarant'anni, sconosciuti come sono ai più. La mania dilagante è chiaramente il risultato di una vistosa operazione commerciale davanti alla quale impallidiscono ET e Indiana Jones. E se fosse anche frutto di una gigantesca proiezione collettiva? Se il fantasma che ossessiona l'inconscio dell'uomo in questo secolo fosse quello della possibilità di sconfiggere la morte? Spielberg, sempre grandioso, cerca di superare le soglie della mortalità già da parecchio, nei suoi film, da Poltergeist (Spielberg Productions) a Always (Amore per sempre), da ET a Incontri ravvicinati del terza tipo, con tutti quegli extraterrestri super evoluti che fanno ben sperare. La Hollywood minore si limita a riproporre attori-dinosauro sullo schermo. Ma il messaggio è Io stesso: forse ce la faremo.
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