Linea d'ombra - anno XI - n. 86 - ottobre 1993

CONFRONTI Reinaldo Arenas o la distruzione mediante il sesso Guillermo Cabrera Infante traduzione di Carla Roseo Di Reinaldo Arenas, su cui vedi nel n. 61 di "Linea d'ombra", Guanda ha pubblicato il libro di memorie Prima che sia notte (pp. 325, L. 29.000). Arenas, esule cubano perseguitato in patria perché oppositore politico e omosessuale, è morto a New York di Aids nel 1990. Lo ricordiamo pubblicando quanto scrisse del suo libro un altro esule cubano, di cui Garzanti ha testé pubblicato L'Avana per un infante defunto, in un testo raccolto nel suo volume Mea Cuba (Plaza y Yanes). L'Autoepitaffio di Arenas, tradotto da Laura Gonçalez, fa parte di un "omaggio a Arenas" che apparirà sul prossimo numero di "Lettera internazionale", che ringraziamo. Tre passionj domjnarono la vita e la morte di Reinaldo Arenas: la letteratura non come gioco ma come fuoco che consuma, il sesso passivo e la politica attiva. Delle tre la passione domjnante era, è evidente, il sesso. Non solo nella sua vita ma anche nella sua opera. Fu il cronista di un paese governato non da Fide! Castro, già impotente, ma dal sesso. Una recente polemica del settimanale "Juventud Rebelde" (Gioventù Rjbelle) - che dovrebbe chiamarsi Senectud Obediente (Senilità Obbediente) - mette in guardia, con il linguaggio di un foglio parrocchiale, contro quello che definisce "fornicazione eccessiva", alla quale si abbandonano, libertini ma non liberi, i cittadini costretti a lavorare in campagna con un uso orwelliano del termine volontari. L'editoriale accusa questi improvvisati contadini urbani di fare non solo un'esibizione collettiva del coito più sfrenato, ma di fare anche competizioni notturne tra i due sessi. In altre parole, l'orgia perenne, come il fottere. Il richiamo all'ordine davanti al disordine del sesso non è nuovo a Cuba. Un'ordinanza reale già nel 1516 (a poco più di vent'anni dalla scoperta) condannava le pratiche sessuali dei nativi e la corona si accigliava accusandoli inoltre di farsi troppi bagni. "Poiché sappiamo", concludeva l'ammonizione reale, "che tutto questo arreca molto danno". Le cose vanno meglio da Carlo V a adesso: ora i cubani, a causa della poca acqua e della mancanza di sapone, si fanno il bagno molto meno degli antenati. Ma le pratiche contro natura prendono nuova forza. Se scrittori omosessuali come Lezama Lima e Virgilio Pifiera, morti, e lo sfortunato poeta Emilio Ballagas, lasciarono una visione omoerotica del mondo, sempre la espressero attraverso scappatoie e sotterfugi, per insinuazioni più o meno velate, e, nel caso di Ballagas, con bei versi epiceni. AncheLezama (che con l'ottavo capitolo di Paradiso impressionò, nel 1966, i lettori cubani repressi dal regime e lo stesso Lezama pagò subito con un feroce ostracismo) nei suoi romanzi e nelle sue poesie si serviva di similitudini oscure, di metafore, come nella sua famosa dichiarazione: "Mi sento come il posseduto penetrato da un dolce cero". Anche il mio paese, Gibara, produsse detti notevoli ma anonimi. Uno era: "Lo metto nel culo a domicilio. Se portate il cavallo esco in campagna". Un altro era una prova efficace per determjnare la pazzia: "Mettere i coglioni sopra un'incudine e colpirli con un martello". Un altro era esclamare: "Scappò la metafora" per esprimere una follia, una sfrenatezza. L'espressione stessa era una metafora. Mai come in Paradiso questa frase folcloristica si trasformò in un sistema poetico. Ma i lettori nativi volevano leggere un realismo sfrontato che Lezama rifiutò decisamente. Come dire, grossolano. Nemmeno Virgilio Pifiera, che vedeva se stesso come l'epitome della follia letteraria (cosa che gli costò il carcere nel 1961, il disprezzo pericoloso del Che Guevara nel- !' ambasciata cubana di Argel,alla presenza di Juan Goytisolo, e l'abbandono finale), ebbe mai la libertà orale (in tutti i sensi) del suo allievo Reinaldo Arenas. Le Memorie di Arenas, Antes que anochezca (Prima che faccia notte), pubblicate ora, hanno una scrittura di carne cruda, tra indecenza e innocenza. Come la sua vita. Borges dice che non esistono atti osceni: osceno è soltanto farne il racconto. Nel libro di Arenas, così vicino a Borges, non è soltanto oscena la narrazione, sono osceni tutti i suoi atti. Questo modo di narrare tuttavia non ha niente a che vedere né con Pii'ierané con Lezama, i suoi maestri mentori, ma è collegato con un altro libro cubano straordinario che è dominato in generale dalla sessualità ed in particolare dalla pederastia e dal suo gioco di prestigio cubano: l'omosessuale passivo è una donna al massimo grado, l'omosessuale attivo è un supermacho perché sta con machos. Non è strano che Arenas renda omaggio allora a Carlos Montenegro. Il romanzo o confessione di Montenegro si intitola Hombres sin mujer (Uomini senza donne) - dal 1937 però è stato ripubblicato poco tempo fa a Malaga e in Messico, mai nella Cuba castrista-e il suo autore si interessa solamente della vita sessuale in carcere. Reinaldo Arenas va oltre Montenegro e parla del sesso in carcere, in libertà, nella città, in campagna, nella sua infanzia, nella sua vita adulta e il suo tipo di sesso si realizza tra bambini, con ragazzi, con adolescenti, con animali da cortile e da soma, con alberi, con i loro troncru e frutti, commestibili o no, con l'acqua, con la pioggia, con i fiumi e con il mare stesso! E perfino con la terra. Il suo pansessualismo è, sempre, omosessuale. Atteggiamento che lo rende una versione cubana e contadina di un Walt Whitman della prosa e, a volte, di unaprosa poetica che in qualche occasione è zavorra. Reinaldo era un contadino nato e cresciuto in campagna e educato dalla rivoluzione, il quale si concepì, riuscì e quasi si perse come scrittore. Molte volte mi sono chiesto perché il regime castrista che lo creò, cercò così tanto di distruggerlo. Una possibile risposta è che Arenas non fu mai rivoluzionario e fu sempre un ribelle, che ha dimostrato con la sua vita e con la sua morte ("Sicut vitae, finis ita" dicevano i romani) di essere un uomo coraggioso. Con un talento selvaggio, che in questo libro postumo raggiunge quasi la genialità, se la sua vita è come la sua fine, allora fin dall'inizio fu un lungo coito intenso. A volte in solitudine, quasi sempre in compagnia di altri uomini. Ma se è vero, come dice Cyril Connolly, in un libro che Foto di Paolo Titolo Ida Cuba Va!, Edizioni dello battaglia). 19

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