quello di ritardare il più possibile il cambiamento. Esso ha bisogno di tempo e con il tempo tutto può accadere". Galli della Loggia presentava le tesi retoriche dei suoi avversari: "l'inopportunità di andare a nuove elezioni senza prima aver varato una nuova legge elettorale per la Camera e la necessità che nel frattempo vi sia un governo sufficientemente forte e autorevole specialmente per padroneggiare la difficile situazione economica". Queste due esigenze, sacrosante, consentono allo schieramento della nomenklatura di potersi prendere in teoria quattro anni per varare la legge elettorale e di imbastire tentativi di rafforzamento e allargamento perché il governo ci sia e sia anche buono, tanto da far apparire nocivo un eventuale scioglimento del Parlamento. Della Loggia allora proponeva che il governo fissasse un termine preciso e avesse come compito solo il varo della legge elettorale. Anche Vittorio Feltri sull"'Indipendente" teme i discorsi sulla necessità del varo di una nuova legge elettorale. "Quel discorso mi fa paura- spiega Feltri -perché sostiene cose giuste, persuasive, sacrosante ma irrealizzabili". Feltri non si fida che questi parlamentari lavorino alacremente per varare al più presto la legge elettorale, teme invece che la legge elettorale sia solo una scusa per tirare avanti. Sul "Giornale" Indro Montanelli invece denuncia la tempestività delle proteste contro l'autorizzazione a procedere quasi che i manifestanti fossero pronti lì a scendere per strada con bandiere e striscioni. Ma sottolinea che il responsabile primo di quanto è accaduto è i I principio dell'immunità parlamentare, fissato nell' articolo 68 della Costituzione. Il principio valeva come arma di legittima difesa ma ora si è trasformato in puntello di privilegi. Su "Repubblica" Giorgio Bocca decritta il messaggio del voto agli italiani: "Voi italiani comuni siete niente, siete volgo che nome non ha, siete sudditi. Ma il significato più triste, più irreparabile del voto è l'indifferenza totale agli interessi del Paese". E sull'onda della storia si muove anche Ferdinando Adornato che paventa il fantasma della Germania di Weimar. E scrive che frantumazione politica e tensione sociale costituirebbero il velenoso cocktail finale di una Repubblica esausta. L'onda della storia aleggia anche nel fondo diMassimo Saivadori sull'"Unità" che vede la nascita "del partito trasversale dello sfascismo che nel segreto dell'urna si è compattato rispondendo agli interessi di parte di ciascuno". E più in là va ancora Valentino Parlato sul "Manifesto" quando dice: "Fatte le debite differenze, la crisi agonica della prima Repubblica ha mol~analogie con la cri i del primo regno d'Italia, dei primi anni Venti". Gli editoriali di questi quotidiani indicano un percorso di interpretazione semiotico e uno storico. Quello semiotico rileva la differenza tra i nobili propositi dichiarati (nuova legge elettorale, governo dell'economia) e la realtà degli intenti (durare il più a lungo possibile per ricompattare un consenso ottenuto il quale poi presentarsi alle urne). La manovra non è nuova ed è anzi di quelle che hanno scandito quasi tµtta la vita della prima Repubblica. Ma a questo punto non funziona più perché i magistrati seguiti dai giornali hanno scoperto un forte interesse di parte (mantenimento e accrescimento del potere e delle regalìe) in molti atti pubblici dei vecchi governanti. La nuova retorica, frutto di questa scoperta, sospetta allora un interesse paiticolare, doppi e tripli gioch~, dietro ogni atto del governo. E a dar ragione ai sospetti c'è il caso contingente della mancata autorizzazione a procedere per Craxi. 10 Si trattava di un intreccio diabolico in cui esercizio freddo del potere e del denaro suo derivato si legava a una forma di dialettica democratica. Ma non è semplicemente che la forma nascondeva la sostanza, ma questa forma e sostanza si giustificavano l'una nell'altra. D'altro canto la violazione di regolamenti e leggi era IL CONTESTO giustificabile anche per la complicatezza dei regolamenti e delle legsi' fare le cose a regola, senza qualche raccomandazione diventa~te o causa dei mille codicilli d'Italia, praticamente impossibile. D'altro canto le leggi e i controlli si moltiplicavano nella coscienza formale di dover diffidare di tutto e di tutti, dei cittadini e degli stessi funzionari statali che avrebbero dovuto applicare la legge. Il risultato era in pratica di aprire ancora altre vie alla corruzione, solo mezzo reale per fare le cose. Anche il referendum per la preferenza unica promosso da Mario Segni, oggi da molti considerato come la condizione prima per la frana dell'ormai famigerato Caf e l'apertura poi delle indagini di Mani pulite, a suo tempo intendeva combattere la manifestazione più evidente del voto di scambio e preparare il . terreno per più complesse riforme elettorali che sbloccassero il sistema politico italiano. Ma non si indirizzava direttamente contro il sistema delle tangenti. È più propriamente con lo sviluppo dell'inchiesta dei giudici di Mani pulite che viene a galla il sistema delle tangenti e si rompe un sistema retorico. La magistratura comincia a indagare su quelle che erano ormai le regole reali del sistema, cioè il commercio di favori e di appalti pubblici, fa finta di ignorare che in realtà questo commercio mandava avanti il paese e negli ultimi anni ne costituiva l'ossatura. Indagini del genere assumevano quindi direttamente valore politico perché rompevano l'impianto retorico di "onestà formale che doveva diventare disonestà sostanziale" che legittimava quel sistema di potere. Così come in Cina gli studenti avevano fatto finta di non conoscere la realtà di potere che si 15
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