IL CONTESTO Fotodi Geoffrey Hiller (G Neri). su Hu Yaobang e sulle dimostrazioni. La repressione potrà esserci solo se il governo riesce a presentare in modo convincente gli studenti come anticomunisti. Se però tutti gli slogan sono ricalcati sulla linea ufficiale del paitito i poliziotti che difendono il partito come possono sciogliere una manifestazione per il partito? In più i giornalisti, i singoli lavoratori hanno orecchie più disposte ad ascoltare discorsi che abbiano un fondamento ragionevole, con aderenza ai fatti, non c'è più fiducia cieca nei leader, anzi. E qui bisogna dire che con i tempi in Cina è cambiato anche il concetto di "ragionevole" e quindi "vero" e "accettabile". Da un lato le rivolte a Changsha e Xian alla fine di aprile dimostrano la profondità del malcontento e la sua pericolosità sociale. Dall'altro offrono alle autorità una via d'uscita: non si tratta di una lotta "leale" per il benessere della patria, garantita dalla costituzione, ma di disordini dove dei teppisti vogliono distruggere la pace sociale. Il partito stesso però ha detto di volere democrazia e libertà di stampa, ora non si può accusare di essere anticomunista chi come gli studenti ripete quelle stesse cose. E dopo l'attacco del "Quotidiano del popolo", un sociologo consigliava agli studenti: "Devono leggere e rileggere molto attentamente questo articolo. No, non penso che debbano fermarsi. Non c'è nulla di nuovo in questo articolo, il governo ripete la mossa che ha già compiuto con il movimento degli studenti dell'86. Gli studenti possono andare avanti rispettando la legalità, il governo fa una cosa illegale se proibisce le manifestazioni quando sono invece garantite dalla costituzione". La mossa astuta sono gli slogan e gli striscioni "Appoggiamo il partito comunista, appoggiamo il socialismo". Nel paese dove la propaganda è orchestrata come una sinfonia di Mozart gli studenti 10 con questi slogan tolgono al governo ogni motivo per attaccarli. li loro era un movimento legale, se il governo avesse tentato di disperderli si sarebbe presentato agli occhi di tutti come una indifendibile tirannia. Così giovedì 27 i ragazzi escono gridando "viva il partito". Se gli agenti intervenissero lo farebbero senza un motivo difendibile, per un puro atto di despotismo, e queste co,se si pagano nella Repubblica popolare cinese. Qualche leader più giovane in quelle ore deve aver pensato al proprio futuro e deve essersi dissociato da Deng. Deve aver pensato che forse alcuni agenti avrebbero detto: chi è veramente per il partito, il mio comandante o questi studenti? I vecchi rivoluzionari sanno che queste domande sono quelle che precedono una rivoluzione. Dal pomeriggio del 27 il governo cambia tono. Rovescia le richieste degli studenti. Voi siete per quello che vuole il partito? Il partito siamo noi, i vecchi leader, quindi voi siete per noi vecchi leader. Identificano cioè partito e leadership, il che è passaggio gratuito specialmente dopo i ripetuti sali e scendi di leader, davanti alla facciata immutabile del partito. È un imbroglio? Certo, ma non più di quello fatto dagli studenti che hanno rispolverato vecchi slogan e vecchi leader del partito, come Hu Yaobang, per proporre dei contenuti nuovi. Democrazia e libertà sono concetti astratti e il gioco funziona perché governo e studenti li riempiono di contenuti diversi. Entrambe le parti sanno il vero senso dell'altro, bisogna però riuscire a presentare le proprie tesi nel modo più convincente, e quindi forzare il proprio senso sull'altro. In questo gioco dalle regole tacite chi usa la forza per primo si presenta come fuorilegge e autorizza l'altro alla risposta di forza, con il consenso popolare. Il governo il 27 apri le mattina, quando ha cambiato atteggiamento sugli studenti, non poteva limitarsi a un'inversione di marcia, altrimenti avrebbe tolto ogni motivo
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