Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

STORIE/ APPLE metodi di analisi del corpo e di controllo dei muscoli trovò delle combinazioni che pur non rivelandogli il punto lo aiutavano ad abbandonare le sue ansie. Riusciva ad associare il jogging alla tensione dinamica stringendo le mani mentre correva e copriva il percorso di un miglio in sette minuti: la tensione si sprigionava dai palmi, scorreva nelle gambe e scompariva. Quello che stupiva Ferguson era il fatto che malgrado stesse perdendo ogni speranza di riconquistare Annette, non aveva nessuna voglia di tornare alle vecchie abitudini alimentari. La carne ormai era entrata a far parte di una categoria precisa di materiali non commestibili come il legno, l'acciaio, la stoffa, il vetro. Continuava a cercare il suo punto per Annette, ma restava vegetariano per se stesso. IX Quando Ferguson arrivò a sessanta chili, la sua fisionomia era completamente cambiata. Sembrava aver consumato tutta la carne che gli rimaneva sulle guance e di colpo la sua faccia diventò forte e spigolosa come un pugno chiuso. La fronte, gli zigomi, il naso, ilmento sporgevano come le nocche di una mano serrata. Trenta chili fa aveva le guance paffute e sembrava quasi un orsacchiotto. A qualcuna piaceva proprio perché era tenero e carino. Adesso era diventato la punta di un freccia. Grazie alla capacità di concentrarsi a lungo con perfetto autocontrollo, Ferguson lavorava per cinque. Riusciva in poche ore a esaminare contratti che ai suoi colleghi portavano via giorni o settimane ed era raro che commettesse anche il minimo errore. In ufficio Io chiamavano il computer, ma visto che continuava a restringersi fu ribattezzato calcolatrice tascabile. Gli occhi spiccavano sullo scenario vuoto del viso. Cercavano Annette come gli uccelli cercano un rifugio dopo lunghe migrazioni. Ma gli occhi da uccello di Ferguson non trovavano Annette e quindi non avevano pace. Dopo dieci ore di sonno tranquillo si svegliava con lo sguardo insonne e inquieto. E proprio questi occhi malinconici diventarono il grande fardello del suo corpo. Se li teneva chiusi a lungo rischiava di perdere l'equilibrio e di ondeggiare nel vento. Vedeva se stesso come un diagramma semplificato. Un filo a piombo partiva dagli occhi, passava per la bocca, la pancia e il pene, e risaliva verso il cervello. Il filo era teso e forte. Eppure mancava qualcosa, un punto intricato e altrettanto importante degli altri nel complesso cervello-pene. Di notte dopo gli esercizi di respirazione nella posizione del loto e tre minuti di stiramento della colonna, Ferguson giaceva supino perfettamente immobile nel letto, ed esplorava il suo corpo muovendo l_edita come se appartenessero a qualcun altro. Parlava da solo mentre le dita dottoresse esaminavano il corpo pulito e rilassato. "Qui," le dita premevano sul plesso solare, "forse è qui dove fa male quando spingo, qui, in questa piccola Mesopotamia fra i polmoni". Le dita premevano lo spazio fra le costole fino a togliergli il respiro, ma del punto neanche l'ombra. Le dita dottoresse toccavano ed esaminavano fin dove potevano, e cercavano di stanare il punto. E quando non c'era più niente da fare, le dottoresse diventavano Annette. Scovavano la sua debolezza più 66 evidente e premevano sulla carne dura che alla fine si scioglieva e marchiava Ferguson con la realtà della sua solitudine. X Salomon, il capo dell'ufficio legale, insisté affinché Ferguson si prendesse due settimane di vacanza. "Anche di più se vuoi", disse, "e avrai lo stesso Io stipendio. Hai fatto il lavoro di un anno in pochi mesi. Parti, riposati e divertiti". In uno slancio cameratesco Salomon gli diede una pacca sulla spalla. Ma il vecchio direttore nello stringergli la mano lo tirò a sé e disse con un tono di sincera preoccupazione, "Figliolo, posso fare qualcosa per aiutarti? Di qualunque cosa si tratti, so che non ne parli, ma sappi che Harold Salomon pensa a te. Qui dentro sei il migliore, ma non me ne frega niente quando stai qui a soffrimi proprio sotto gli ciechi. Approfitta di questa vacanza e al tuo rientro ricordati che Harold Salomon non è solo il tuo capo, ma anche un tuo amico". L'interessamento di Salomon commosse Ferguson, ma Io spaventò, anche. Si rese conto per la prima volta dell'evidenza della sua disperazione. Erano passati cinque mesi e mezzo dal banchetto. Adesso pesava 58 chili e il camicione che portava per casa gli si gonfiava sul petto. Si convertì ai modelli fatti a mano che andavano per la maggiore, per lo più indiani, che gli scendevano ampi dalle spalle e gli conferivano l'aria di un contadino asiatico molto grasso e ben pasciuto. Il primo giorno di vacanza prese il pullman per Dallas, fermò una stanza all'Holiday Inn sotto il ncime di William Glasse noleggiò una macchina. Avrebbe potuto andare con la sua macchina e dare il suo nome. Non capì perché si fosse comportato in modo tanto strano, ma decise di assecondare quell'impulso nella speranza che Io portasse fino ad Annette. Invece di vagare per le strade di Dallas alla ricerca di Annette Ferguson perlustrò i negozi di cibi naturali e i ristoranti vegetariani dove pensava di poterla trovare. Non aveva una foto da mostrare e la sua descrizione: magra, bionda, forte, bella, franca, intelligente, scrupolosa, sicura di sé, non la descriveva per niente. L'unico segno particolare di Annette Grim era il suo punto, il compagno di stanza del cuore, che giaceva dietro il suo seno, sul Iato destro di un torace che altrimenti sarebbe stato privo di attrattive dal punto di vista biologico. "Sicuramente io sono più in forma di lei"; si disse, "sicuramente non corre e non fa yoga". Magari avrebbe potuto anche insegnarle qualcosa. Al ristorante Pelops Arms, Ferguson si sedette a mangiare un panino con avocado, formaggio e germogli di lenticchia sotto un fumetto che raffigurava in chiave moderna eroi greci alle prese con mostri. Se a Houston c'erano pochi ristoranti vegetariani, a Dallas ce ne erano ancora meno. Ferguson stava seduto nel bel mezzo di uomini che allevavano il bestiame destinato alle tavole di tutti gli americani, e schivava la carne rossa, disdegnava il pollame, scansava le uova, temprando e assottigliando un corpo che ricercava il proprio centro e che, nel far questo, era spinto da tutte le energie accumulate verso Iuoghi sconosciuti, creando, al la stregua dell'universo, spazi vuoti intorno a sé. Ferguson stava seduto proprio lì, giusto, magro e forte, alla ricerca del suo centro come un cane che si insegue la coda.

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