Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

Solo una casa suburbana con la porta aperta e un cane che abbaia a uno scoiattolo, e macchine che passano. Il cadavere davvero morto. La moglie in Florida. Considera gli indizi: lo schiacciapatate in un vaso, i pezzi della fotografia di una squadra di basket di Wesleyan sparsi con brandelli di assegni nell'ingresso; la lettera mai inviata a Shirley Tempie, il distintivo di Hoover sul risvolto del defunto, l'appunto: "Essere ammazzato così mi sta bene". Nessuna meraviglia che il caso resti insoluto, o che il segugio, Le Roux, sia ora incurabilmente folle, e stia da solo in vestaglia bianca in una stanza bianca, a urlare che tutto il mondo è pazzo, che gli indizi non portano in nessuna direzione, o solo a muri di cui non vedi fine; a urlare tutto il giorno di guerra, gridando che niente è risolubile. Colloquio Nella luce rotta, l'ora della civetta, ragnatele sul prato dove finiscono le foglie, approfittai di una luna esile e del cielo per sfruttare il cervello del gatto e scendere giù per la sterpaia. Lo trovai sdraiato dentro la capanna, un rigonfio oscurato, peloso e sonnolento. - "Porto", dissi, "oltre questo piatto di fegato e un bordo di formaggio i consueti tormenti e il solito stupore che si viva ancora, e che il mondo si rarefaccia e muoia come ha fatto con me, setacciato come sono dai silenzi. Dove ci troviamo? Si sa qualcosa?". - Oggi è un'altra notte, resta ancora il suo sguardo. "Dammi il piatto", disse. È la risposta che ebbi, saggia come la tua. Per mia figlia Guardando negli occhi di mia figlia sotto l'innocenza della carne del mattino celati avvisi di morte leggo che lei non sente. Gelidi venti hanno scomposto questi capelli, queste miniature di mani irretite di alghe; il lento veleno della notte, blando e tollerante, ha smosso il suo sangue. Si vedono anni di siccità che sento possono essere suoi: sconcia, riluttante morte in guerra certa, le magre gambe verdi. O, per fame d'odio, si gode il morso dell'agonia degli altri;· forse crudele moglie di un sifilitico o di un pazzo. Sanno di amaro al sole queste riflessioni. Io non ho figlie. Non ne voglio nessuna. STORIE/KEES LA CERIMONIA traduzione di Fabio Macherelli Quando il telefono squillò, Hollenbeck stava esaminando una cianografica, chino sulla scrivania, gli occhi che seguivano il reticolo di linee bianche. Lasciò che squillasse di nuovo, poi alzò lo sguardo, si rabbuiò, e con aria rassegnata sollevò il ricevitore. Mai un momento di pace, si disse, mai un minuto senza essere interrotto. Finire qualcosa, provarci almeno. "Pronto," rispose seccato. "Sei tu, Floyd?" disse la voce. Era Kinnaman. Che diavolo voleva adesso? "Sì," rispose. "Floyd," la voce al telefono era lagnosa, "quaggiù un..." "Beh?" disse scostante. "Che c'è? Che altro c'è adesso?" "Faresti meglio a venire qua Floyd. Murdock e Janss ..." "Che vogliono? Che problema c'è? Insomma sei in grado di star dietro a quel lavoro oppure, accidenti, devo venir lì ogni cinque minuti?" Consumata per metà, la sigaretta cadde dal portacenere. La raccolse dalla scrivania, la buttò sul pavimento e la pestò. "Murdock e Janss ..." "Murdock e Janss che?" "Non vogliono continuare a scavare. Hanno detto ..." "Cosa?" disse Hollenbeck. "E perché non vorrebbero più scavare?" "È meglio che tu venga qui. Questi benedetti ragazzi. Hanno ' detto che non continueranno a scavare così come prevede il progetto. Dovresti ..." "Beh, che gli ha preso? Santiiddio. Pareva che fosse tutto a posto quando me ne sono andato." Hollenbeck fece una pausa, fissò per un attimo una mosca che ronzava attorno ad un torsolo di mela sulla scrivania. "Ascolta Kinnaman, non puoi sbrigartela tu? Devo sempre pensare a tutto io?" "Faresti meglio a venire qua Floyd," proseguì Kinnaman. "Non so che farci con quei due. Dopo che si sono imbattuti nel primo ..." "Il primo? Di che parli?" Parve cadere la linea. "Pronto, pronto Kinnaman?" "Sì?" "Sei ancora lì?" "Certo. Che succede?" "Sembrava che fosse caduta la linea." "No, no. Ti sento bene." "Per un attimo mi è sembrato che fosse caduta la linea." Si grattò una gamba. La mosca stava ancora ronzando. "Floyd ti dico che con questi io non riesco a discuterci. Meglio che salti in macchina e corri qua. Janss ha detto ..." "E va bene, e va bene," rispose Hollenbeck. "Vengo subito. Sta' calmo!" Una dietro l'altra, pensò. "Pensavo solo ..." cominciò Kinnaman. Hollenbeck mise giù il ricevitore e si accese un'altra sigaretta. Pensava solo, si disse. Pensava solo, eh? Ma bene. Pensava solo. 59

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