INCONTRI/NAYLOR brare la forza che la schiavitù ci ha dato, e liberare quanto sopravvive, da un punto di vista culturale, tra le fasce più povere e neglette dei diseredati americani. Qual è la musica più vibrante d'America? Il rap! Da dove viene? Dagli angoli più remoti e più profondi dei ghetti negri delle nostre città. Ecco cosa significa per me "nazionalismo culturale"; essere militanti con se stessi. Che cosa pensa oggi di Ma/com X e di Martin Luther King? Gli attivisti di colore, alla fine del secolo scorso, si dividevano già in fautori dell'autodeterminazione o dell'assimilazione. Il classico esempio, in termini moderni, sono proprio Martin Luther King e Malcolm X; uno sosteneva la necessità di integrarsi, l'altro vi si opponeva, rivendicando l'autonomia del popolo americano di colore. Dal "Movimento dei Diritti Civili" in poi, abbiamo però capito che l'integrazione non funziona proprio. Dobbiamo ripercorrere con coraggio e coerenza il nostro passato, e ispirarci a esso: ispirarvisi; dalla culla in poi, dobbiamo iniettare fiducia e stima di sé nei nostri giovani, e inserirli alle radici del tessuto socio-culturale delle nostre comunità. Io credo che l' assimilazione possa essere estremamente pericolosa; nei fatti, in America essa non è mai esistita, e crederla possibile significa commettere un attentato alla nostra salute mentale. L'assimilazione è pericolosa, la rivoluzione improbabile. Harlem è un incubo, ma le luci della grande città bianca non seducono più. Che ne sarà dell'America? I miei genitori credevano che se fossero riusciti a educare le proprie figlie, a istruirle alla scuola dell'ideale americano, basato sull'etica del lavoro, ebbene, credevano che tutto ciò ci avrebbe permesso di toglierci dalle strade dei ghetti, ed entrare a far parte in modo personale e autonomo della società. Molti di noi ci sono riusciti. Negli anni Cinquanta nel ghetto c'erano molti poveri; ora ci sono moltissimi poveri, senza più nessuna speranza. Tutta la società americana, non solo la comunità di colore, soffre le conseguenze di una "strozzatura" di opportunità. La nostra economia non produce più nulla. I miei genitori erano riusciti a migliorare la loro condizione socio-economica in virtù del boom industriale del dopoguerra. Oggi gli americani non costruiscono e non producono quasi più nulla. La nostra è diventata un'economia di servizi. Quelli che vivono sul fondo della società dove possono andare? Se il nostro sistema scolastico è terribile (e lo è), e non prepara a vivere e lavorare in una società di comunicazione qual è ormai la nostra, non ci resta più nessuna speranza. Come definirebbe I'afro-ame ricano? Noi siamo africani trapiantati in America; con noi abbiamo portato la nostra musica, le nostre forme di danza, il nostro amore per i colori, il nostro linguaggio. Tutte cose di cui l'America si è impossessata, e che si sono lentamente infiltrate nella società americana. Dalle caratteristiche europee degli Stati Uniti noi abbiamo attinto la lingua, l'abbigliamento (almeno in parte), il nostro sistema di pensiero. Se si fa convergere quanto viene dal!' Africa (ripeto: la nostra musica, il linguaggio carico di significati specifici, i nostri valori di famiglia, il ruolo particolare dell'uomo e della donna, il rispetto e la venerazione dei bambini), Dicevo, se i fondono alcuni aspetti del pensiero occidentale 48 (alludo al concetto di tempo, che noi afro-americani abbiamo assimilato dagli europei) e alcuni principi di origine africana (la dedizione alla famiglia, e il fatto che essa non debba necessariamente essere mononucleate, ma possa coinvolgere uomini, zii, cugini e tutti quanti), ebbene, dall'unione di questi due mondi nasce l'afro-americano. E cos'è per lei l'idioma afro-americano? È una lingua che si nutre di perplessità, che vive il disincanto; una lingua profonda e ammaliante, che sgorga dal cuore dell' Africa, e che si è portata appresso le canzoni e le danze e i colori e il modo di parlare; e la bellezza della nostra pelle! Ecco cos'è la nostra lingua, l'afro-americano; è la- lingua del blues. Dice: sì, sono qui, ma soffro perché non sono completamente qui. Però ci sono, guardatemi come sono piena di vita e di forza. C'è un po' di agro-dolce, nella nostra lingua. Forse qualcun altro le dirà che il nostro linguaggio non è che il modo con il quale noi ci siamo appropriati del!' inglese, applicandolo alla nostra particolare esperienza. E poiché è un'esperienza unica, esige un uso del tutto originale della lingua. L'esempio di Langston Hughes è illuminante; un poeta che nei suoi versi giocava con il blues e il jazz. Cosa che ha fatto un'altra poetessa, Ntozake Shange; hanno giocato con la lingua inglese, spezzandola, frammentandola, per riuscire a rappresentare attraverso la parola la nostra realtà. Cosa significa essere in pari tempo africani e americani? Cosa significa? Significa che esistiamo in quei due mondi, e che sul territorio del nostro stesso paese non siamo mai veramente accettati fino in fondo. Ma non appena lasciamo l'America, come molti di noi fanno, e ci spostiamo in Europa (o in India, come ho fatto io), siamo considerati assolutamente americani; e noi stessi, all'estero, ce ne accorgiamo. Ma non appena torniamo a casa, ricominciano i problemi: non abbiamo ancora raggiunto la dogana, per cercare di rientrare nel nostro paese, e già ci rendiamo conto del fatto che siamo ancora neri. La nostra è un'esistenza schizofrenica; dove siamo veramente accettati? Io ho finalmente capito che siamo accettati solo ali' interno di noi stessi. La linea di colore è anche una linea di dolore. La letteratura è un'arma per combatterlo? Ogni gruppo etnico l'ha fatto con la propria letteratura; ma, una volta assimilati, la loro è diventata letteratura di classe: cioè, della classe medio-superiore. E, inevitabilmente, il significato della loro lotta agli occhi del mondo si attenua e si disperde. Ma gli americani di colore, di qualsiasi classe siano, si ispirano tuttora alla lotta, e al bisogno di trovare e difendere la propria identità. Noi non saremo mai completamente assimilati nella società americana; anzi, temo che negli anni che mi restano da vivere non riuscirò a vedere i negri trattati alla stregua degli altri americani. L'entusiasmo, la carica vitale che ci contraddistinguono risalteranno sempre nella nostra letteratura. Il senso occulto del blues rimarrà, sempre; perché il nostro dualismo afro-americano non scomparirà mai. Questa intervista è stata realizzata con la collaborazione della Radio Televisione della Svizzera Italiana.
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