INCONTRI/WALKER acri e un mulo a ogni negro per convincerlo che non era più uno schiavo. Ora c'è chi dice che lo Stato dovrebbe pagare 100.000 dollari a ogni nero quale compensazione dei torti subiti. Con la segreta speranza che poi se ne tornino tutti a casa; al Sud o, meglio ancora, in Africa ... Non è un'ipotesi realistica: echi caldeggia una simile soluzione di solito non ha mai vissuto nel Sud, o se lo ha fatto, non l'ha fatto nel profondo Sud, dove razzismo e umiliazione erano il nostro pane quotidiano. C'era ben poco che un nero povero, nato al Sud, potesse fare - dentro o fuori il Movimento per i Diritti Civili - per lottare contro la Polizia e gli Sceriffi razzisti e violenti; o anche solo per farsi riconoscere ed essere trattato come un essere umano. Come si potrebbero portare ora nel Sud 40 milioni di neri che non ci hanno mai nemmeno messo piede? Sarebbe una crudeltà atroce anche per la gente di colore che al Sud ci vive già. C'è una differenza abissale tra i neri del Sud e del Nord. No, è un'idea impossibile; è stata già messa alla prova, ed è fallita miseramente. I bianchi, e anche i neri del Sud, non rinunceranno mai alle loro terre e alle loro case; e non vedo perché dovrebbero farlo. Il ritorno in Africa è ancora meno plausibile. Il sogno di tornare nella terra degli avi si ripresenta ogni volta che la gente di colore è in difficoltà in questa nazione: e ora lo siamo. Ma in Africa si sono liberati di noi secoli fa, e non si aspettano un nostro ritorno. Senza dimenticare le terribili condizioni nelle quali l'Africa si dibatte; dove potremmo andare? Cosa mangeremmo? Dove prenderemmo la ChihapauradiBossi? \t'I lllllll('l'O di S('I I ('lllhrt• Il raso Professoressa travestito Uossi('I' Elezionicomunali \llualilù Lafaticadivivere aGaza noidonne Vecchieragioni,nuovissimi ragionamenti. nostra acqua? Quando sento la proposta di tornare in Africa, pongo immediatamente queste domande semplici ma fondamentali; perché sappiamo che in molte zone dell'Africa l'acqua scarseggia, e così pure il cibo. E in molte zone ci sono guerre. Non possiamo nemmeno sognare di trovarci a casa nostra, così come siamo diventati, a distanza di quattrocento anni, in un mondo che non è più nostro. È impossibile. Lei, quando guarda l'America, che paese vede? Vedo un paese che è arrogante e stupido negli uomini che lo governano, e generoso anche se un po' ingenuo e confuso - perché scarsamente educato - nella sua gente. Vedo un paese indirizzato sulla via dell'impoverimento; vedo un paese che tra cinquant'anni sarà simile al Messico. Lo si capisce osservando con quale facilità e superficialità i nostri governanti spendono i nostri soldi, usandoli per guerre stupide e inutili; e quanto poco siano interessati alla nostra educazione e alla nostra salute. In America non esiste nemmeno un programma di assistenza medica e sanitaria: se qualcuno si ammala, sono fatti suoi. Il problema dei senzatetto è spaventoso; la qualità della nostra acqua è disastrosa, quella dell'aria persino peggiore. Ho l'impressione che l'America abbia già sciupato il meglio di se stessa. Questa intervista è stata realizzata con la collaborazione della Radio Televisione della Svizzera Italiana. 3/93 In questo numero, fra gli altri articoli: Marek Edelman Da Auschwitz a Sarajevo: la viltà dell'Occidente L'eroe della resistenza antinazista nel ghetto di Varsavia denuncia l'inerzia dell'Europa e dell'America nella guerra bosniaca. Paolo Borsellino / Giovanni Falcone Antonim;, Caponnetto / Antonio lngroia Falcone e Borselluw un armo dopo Due scritti inediti dei giudici-simbolo della lotta antimafia, con i ricordi del loro padre spirituale, Antonino Caponnetto, e di uno dei loro più giovani emuli, Antonio lngroia.
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