INCONTRI/WALKER La menomazione ali' occhio lepermise di ricevere alcune borse di studio, che laportarono dapprima a un College per ragazze nere ad Atlanta, e poi al prestigioso College femminile progressista Sarah Lawrence, di New York. Ma, oltre agli insegnamenti, ci furono i turbolenti anni Sessanta, e le lotte del "Movimento per i Diritti Civili" a suggerirle l'impegno politico ... Fu un periodo elettrizzante, perché eravamo tutti coinvolti nei movimenti di protesta e di resistenza civi le. E fu la prima voita che mj capitò di vedere un gruppo così vasto di persone assolutamente decise a combattere e a modificare un sistema politico e sociale davvero conservatore e oppressivo. Quelli furono gli anni della nostra "apartheid", della nostra segregazione razziale. La gente era motivata e esultante, perché attiva in modo cosciente. Era una sensazione meravigliosa riscontrare anche negli altri lo stesso entusiasmo, la stessa carica che ci permetteva di superare anche i momenti di sconfitta e di depressione. Agire aiuta a sentirsi bene. Assistere a questo fenomeno su larga scala, vedere migliaia di studenti sorridenti e ottimisti, anche se erano appena usciti di prigione -o stavano per entrarci-, era fonte di grande emozione e ispirazione per tutti noi. Mi ricordo di un ragazzo che fu costretto a bere una bottiglia di ammoniaca da un gruppo di razzisti. Passò qualche tempo ali' ospedale, ma quando ne uscì era totalmente felice, consapevole di essere riuscito a battersi e a difendere le proprie opinioni. Poi lei vinse un'altra borsa di studio e decise di stabilirsi nel Mississippi, per essere nel vivo del Movimento, al fianco di ragazzi -bianchi e neri - che temevano l'odio razziale, ma non la morte. Fu lì che incontrò il ragazzo che poi sposò? Nel Mississippi conobbi un giovane ebreo, studente in legge; dopo un anno decidemmo di restarci per vivere e lavorare, assieme. Era audace, coraggioso, generoso; trovava la forza di recarsi nelle comunità più isolate e segregate, per parlare con negri che erano stati picchiati, umiliati, scacciati dalle piantagioni. Lo ammjravo molto, pensavo che assieme avremmo potuto lavorare e renderci utili alla comunità di colore. Infatti qualcosa riuscimmo a fare: fu il promotore legale di una causa rimasta storica, e che contribuì a eliminare la segregazione dalle scuole del Mississippi. Il primo giorno che vedemmo bambini bianchi e neri recarsi assieme nelle stesse scuole ci sentimmo veramente felici, testimoni e protagonisti di un fatto che non si verificava da più di cent'anni! Nel Mississippi, negli annj '60, c'erano ancora americani di colore così terrorizzati dai bianchi da non osare nemmeno alzare la testa e lo sguardo; erano sempre pronti a togliersi il cappello, a inchinarsi, a umiliarsi di fronte al bianco. C'erano città del Mississippi nelle qua]j un nero non poteva camminare sui marciapiedi, ma doveva defilarsi di strada in strada. Vedere improvvisamente queste stesse persone presentarsi erette, camminare con orgoglio, sostenere lo sguardo dei bianchl, affermare finalmente la loro personalità con fierezza, assumendosi coscientemente il rischlo di venire uccisi, fu veramente una liberazione per tutti noi; un'emozione che non dimenticherò mai, e che per me sta a significare soprattutto questo: nonostante tutto quello che si è sofferto, il proprio spirito, la propria anima possono sempre risorgere e rifiorire. So che è possibile, l'ho visto con i miei occhi 42 Foto di Roberto Koch (Controsto) Cosa pensava, allora, di Ma/com X e di Martin Luther King? Li amavo entrambi profondamente. E li amo tuttora. Martin Luther King e Malcolm X assieme formavano un unico essere. King ha cercato per tutta la sua vita di mostrare solo il meglio di sé, i suoi lati più seducenti ed accettabili, i più gratificanti. Malcolm X non ha mai avuto paura di mostrare i suoi, tra virgolette, tratti peggioril stranamente, aveva invece paura di mostrare i suoi lati più gentili, le sue caratteristiche più conviviali. Malcolm amava molto ridere, era molto divertente. Penso spesso a loro due come ad un'unica persona, proprio perché si assomigliavano moltissimo. All'inizio avevo un po' paura di Malcolm X, mi intimidiva, mi incuteva timore con i suoi giudizi così espliciti e violenti su tutto e contro tutto quello che giudicava sbagliato o ingiusto. Le sue condanne contro i torti umani e della società erano brutali e senza appello. Di fronte a Martin Luther King, invece, non provavo alcun timore, perché Martin faceva di tutto per aiutarti a capire che siamo tutti figli di Dio. Questo certo non succedeva con Malcolm; tranne forse nel suo
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