Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

femminismo si è, nel corso del tempo, frammentato in mille rivoli. lo, probabilmente, potrei essere considerata una femminista moderata di centro. Non sono una femminista radicale, non credo che gli uomini siano il nemico. Mi considero piuttosto una femminista umanista, come Carolyn Heilbrun. Sembriamo delle rivoluzionarie, perché l'ambiente accademico in cui ci muoviamo è estremamente conservatore, ma in realtà la nostra è una posizione molto moderata, molto liberal, politicamente molto ragionevole. E io del resto, insegnando nel dipartimento di Fine A rts di Princeton, mi considero già fortunata, perché non ho a che fare con un gruppo omogeneo e troppo reazionario di persone attaccate al loro potere accademico. Tra i miei colleghi ci sono molti artisti, fotografi,pittori, molti gay, molti afro-americani. Ad esempio Toni Morrison, una grande scrittrice e un'amica carissima, una donna dotata di una tale forza personale e di un tale carisma che, credimi, nessuno ha il coraggio di contrastarla. Puoi aggiornarmi su quello che sembra essere un diktat della cultura politica contemporanea nordamericana: l'ideologia della PC, della politica! correctness? È un concetto negativo, una specie di parola d'ordine in codice che ha lo scopo preciso di dividere la gente. Un po' come "valori familiari". Deriva senza soluzione di continuità dal "cuore compassionevole" e dalla coscienza infelice dei liberal. Naturalmente, se confrontata alla PI, alla scorrettezza politica, la PC non può che essere ammirevole. Razzismo, misoginia, crudeltà, egoismo sono per me scorrettezza politica. Va da sé che preferisca la logica della PC, anche quando è ingenua o troppo rigida. Diciamo che spesso può servire come argine. Di te è stato detto che ti sei concentrata sul declino spirituale, sessuale e intellettuale della moderna società americana. Come reagisci a questa definizione? A riguardare il mio lavoro di questi decenni direi che questa definizione mi corrisponde. Vorrei però ricordare che molti miei romanzi e racconti sono a fuoco su figure, per lo più femminili, forti e positive. Donne che hanno imparato a sopravvivere, ad affrontare le difficoltà senza arrendersi. L'osservazione del declino della società americana per me ha senso solo alla luce di un discorso costruttivo, centrato sulla fiducia in un processo educativo e di trasformazione. Riconosci in te stessa, nel tuo rapporto con il lavoro, nelle storie che racconti o nei personaggi che crei un 'influenza di stampo puritano? Molto poco. Il Puritanesimo del New England ha avuto scarsissimo spazio nella mia vita. Sono la figlia di seconda generazione di una famiglia immigrata dall'Europa. Una famiglia in parte irlandese e in parte ungherese. No, i miei libri non girano necessariamente attorno alle coppie colpa/punizion'e, peccato/ espiazione. Spesso i miei personaggi peccano, ma non vengono puniti. No, non userei questa categoria per i miei libri, mentre mi sembra si attagli di più al mio modo di essere e di funzionare. Ad esempio io credo nel lavoro e amo lavorare, sono felice solo mentre lavoro o a lavoro concluso. Ma per la verità non credo che INCONTRI/GATES questo abbia molto a che fare con il puritanesimo. Credo piuttosto che sia una benedizione del cielo. Credi che negli ultimi vent'anni i(punto di vista nordamericano sul concetto di colpa, peccato, crimine sia cambiato? È difficile dirlo, perché la società americana è estremamente composita e non tutti i gruppi etnici che ne fanno parte hanno la stessa visione. Portoricani, afroamericani, bianchi, orientali: siamo una società assolutamente eterogenea, molto più di quanto gli europei possano immaginare. È dunque impossibile fare un discorso generale, senza rischiare di essere generici o addirittura di parlare per tutti, senza dichiarare da quale prospettiva si fa il proprio discorso. Possiamo al massimo fare alcune constatazioni, ad esempio che gli asiatici sono più orientati verso il lavoro di altri gruppi razziali. Princeton è un osservatorio ideale: guardando i miei studenti, mi accorgo di quali valori siano portatori i vari gruppi etnici di cui fanno parte e che sono presenti nel paese. Per i cinesi-americani è di fondamentale importanza riuscire bene e avere il massimo dei voti, un atteggiamento che poi dimostreranno nel mondo del lavoro e nel momento dell'affermazione professionale. Uno zelo di questo tipo non ce l'hanno né i latini né gli afro-americani e i bianchi certamente non ce l'hanno più.L'attuale competitività degli orientali, indiani, cinesi, non ha paragone in nessun altro gruppo etnico. Un fatto che, nelle università private, innalza enormemente la pressione e gli standard intellettuali. Quali sono stati gli autori che ti hanno influenzata e a cui ti senti più affine? Mi è difficilissimo rispondere, perché nel corso del tempo le influenze sono state tante e di vario tipo. Però un nome lo voglio fare: Lewis Carroll, l'autore di Alice nel paese delle meraviglie, il primo libro messomi in mano da mia nonna quando ero bambina. Questo libro, con le sue qualità allucinatorie, ha avuto un impatto decisivo sulla mia immaginazione. Il mio è stato un vero e proprio caso di identificazione: Alice mi ha insegnato a entrare e uscire dagli specchi e a capovolgere la realtà. Come ti rapporti alla scrittura cosiddetta postmoderna, a autori come John Barth o William Gass. O a tutto il filone minimalista? Se ti riferisci al lavoro di un autore come Raymond Carver o dei migliori eredi di Hemingway, direi che il termine minimalismo è riduttivo e in qualche modo impoverente. Molti dei cosiddetti minimalisti sono miei cari amici, da Richard Ford a Bobby Ann Mason, e conosco molto bene il loro lavoro. Il fatto è che sono completamente diversi l'uno dall'altro e dunque catalogarli sotto quest'unica voce è secondo me un po' fuorviante. Perché allora di Hemingway non si dice minimalista, bensì artista? Prendiamo un autore come Brett Easton Ellis: è diventato famoso fin dal primo libro, Meno di zero, scritto quando era ancora studente. Quel libro era a modo suo eccezionale: la capacità di Easton Ellis di descrivere il vuoto che caratterizza l'esistenza dei giovani americani di oggi era assolutamente fuori dal comune. Il problema però è che successo e denaro lo hanno rovinato e adesso i suoi peggiori nemici sono proprio i critici che all'inizio ne hanno 37

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