Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

GOTICO AMERICANO Incontro con Joyce Carol Oates a cura di Maria Nadotti Joyce Caro! Oates ha cinquantacinque anni e li porta con la grazia ambigua e sofferta di un'adolescente anoressica o di uno dei tanti. cupi e dolorosi, personaggi femminili dei suoi romanzi e racconti. Aria a un tempo delicata, da soprammobile di cristallo, e inflessibile. sembra non corrispondere affatto ali' idea che di lei ci si può fare leggendone le molteplici. violente opere letterarie quasi sempre in bilico tra gotico, horror e le rudezze della cronaca nera. A parlarle, invece. si ritrova senza fatica Foto di Giovanni Giovonnelli. quell'insieme di lucidità e determinazione appassionata, di gusto dell'analisi precisa e amore del dettaglio che fanno di lei una delle scrittrici statunitensi più avvertite e sensibili agli andamenti e alle patologie della società americana contemporanea. Prolifica e instancabile, J.C. Oates svolge varie attività: docente di letteratura e creative writing all'università di Princeton; condirettrice al fianco del marito Raymond Smith della rivista letteraria "The Ontario Review" e dell'annessa, minuscola casa editrice; autrice di innumerevoli romanzi, raccolte di racconti brevi e saggi, nonché di opere teatrali e, recentemente, di adattamenti per il cinema e per il teatro d'opera; critica letteraria; femminista (è stata una delle prime partecipanti al NOW, National Organization ofWomen). Tra le sue opere disponibili in italiano: quelli (Rizzali), Babilonia (Newton &Compton), Sulla boxe (e/o), Marya: una vita (e/o), Un'educazione sentimentale (e/o), Acqua nera (Anabasi). In preparazione per il '94 altri tre suoi lavori, tra cui Where Are You Going, Where Have You Been (e/o), da cui nell'85 è stato tratto Smooth Talk, un bel film diretto da Joyce Chopra e interpretato da Laura Dern e Treat Williams. In Italia per un giro di conferenze e dibattiti organizzato dall'USIS, Oates ci ha rilasciato questa intervista in occasione di un incontro con il pubblico milanese. Avvertiamo lettori e lettrici che, a differenza di quanto l'intervistatrice è abituata a fare, questo incontro non si è svolto a quattr' occhi, bensì alla presenza di tre funzionari dell'Usis milanese prima e davanti al pubblico dello spazio Krizia poi. Cosa che, a parere di chi scrive, ha leggermente inibito la spontaneità della comunicazione e forse la possibilità di un maggiore approfondimento. Fate quindi voi i debiti aggiustamenti. Noi ci ripromettiamo di dare quanto prima un seguito a questo incontro, che consideriamo un'occasione parzialmente mancata, ma anche un buon test su come va il mondo. Partiamo da Acqua nera, la tua opera più recente: un testo sperimentale sul piano letterario, ma popolare nei contenuti, quasi un docudramma. Si tratta della ricostruzione, per quanto romanzata, di un episodio reale: l'incidente d'auto di Chappaquiddick lsland, da cui il senatore Ted Kennedy uscì illeso mentre la sua giovane compagna, per omissione di soccorso,finì annegata. Hai dedicato il libro a "tutte le Kelly" (nome della protagonista di Acqua nera), a tutte le vittime dell'abuso ma36 schile, e i riferimenti, anche se frutto d'invenzione, risultano inequivocabili. Come concili intento di denuncia e passione politica e sperimentazione o lavoro sulla scrittura? Quando ho dato il via a questo progetto ero motivata da due ragioni distinte: da una parte avevo in mente una scrittura "musicale", giocata- letterariamente parlanda°- su una sorta di canto e controcanto, e dall'altra volevo portare su un piano universale, mitico, un fatto di cronaca che mi aveva molto colpita e che consideravo sintomatico di un clima e di un modo di trattare le donne. Da un lato una figura di donna giovane e piena di illusioni, dall'altro un uomo maturo e di potere. Tra i due si stabilisce un rapporto asimmetrico: la fiducia e il candore della ragazza contro il cinismo dell'uomo. Lei che si aspetta amore e salvezza da chi le sa dare solo la morte. Il tradimento più efferato. Ma l'attualità parla quotidianamente di fiducia tradita, di promesse non mantenute, di un messia o di un salvatore che non arriveranno mai. La cronaca americana degli ultimi mesi è affollata di manifestazioni chiare di quella che tu chiami ".fiducia tradita". Pensiamo a vari processi celebri, a Mike Tyson e Desirée Washington, a Clarence Thomas e Anita H ili, a William K. Smith (Kennedy) accusato di stupro e assolto. Ma pensiamo anche alla bocciatura di alcune candidate democratiche al posto di ministro della giustizia, penalizzate per fatti obiettivamente irrilevanti e che di certo non sarebbero stati usati contro un uomo. Il rapporto che lega uomini e donne non si è dunque modificato nel corso degli ultimi anni? Intravedi qualche elemento di novità? Onestamente mi sembra che gli uomini continuino ad avere il potere e le donne a esserne prive. Quello che è cambiato è che se ne possa parlare apertamente. Che si sia sviluppata una coscienza che non permette più di attribuire tutte le colpe alle donne. L'America clintoniana ha messo in campo una serie di figure femminili eccellenti, a partire da Hillary Clinton. Come sono state trattate dai media americani? C'è stata anche da voi la corsa al massacro di cui si è reso protagonista il giorn_alismo nostrano? Chi fa informazione, non dimentichiamolo, vuole soprattutto vendere. Questo spiega in parte il gusto di caricaturizzare cose assolutamente serie. Hillary, anche da noi e soprattutto durante la campagna elettorale, è stata letteralmente perseguitata. La si è trasformata in una presenza ingombrante e sinistra, quando nella realtà è una donna formidabile. Tu ti sei sempre definita una femminista. Puoi descrivere le forme della tua partecipazione al movimento delle donne nordamericano. Sono stata tra le prime aderenti alla National Organization of Women (NOW), agli inizi degli anni Settanta. A modo mio sono sempre stata coinvolta nella politica delle donne. Cosa intendi quando dici "a modo mio"? Che ho partecipato molto spesso a talleshow televisivi, che ho tenuto conferenze, rilasciato interviste, scritto articoli. Per me il termine "femminista" continua ad avere un senso politico positivo, che forse in Europa si è perso. Negli Stati Uniti comunque il

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