Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

STORIE/NARRI SON Scoprii che il crepuscolo era un buon momento per le passeggiate, e che di notte era addirittura meraviglioso. Una volta, dalla finestra di un capanno, vidi una ragazza ballare nuda insieme a un dalmata, alla luce di una lampada a petrolio. giorno, che di notte mi si stringevano intorno come veri amici. È divertente pensare che il Dio che ritenevo responsabile di avermi perforato il globo oculare condannandomi al buio, sia ora, evidentemente, la mascotte del partito repubblicano. I tempi cambiano. Ricordo di esser scivolato fuori dalla fattoria e di aver camminato per cinque chilometri attraverso i campi fino a un piccolo villaggio su un lago, dove c'era una pista di schettinaggio, con il tetto ma senza pareti, aperta all'aria della notte. Ragazze con le gonne corte come costumi da bagno giravano e giravano leggere a una musica d'organo di improbabile bellezza. Quando le ragazze si fermavano per riposare, chiacchieravano e si passavano le mani nei capelli umidi. Ritto accanto alla ringhiera, io pensavo che erano tutte belle e profumavano di buono. Mi avvicinavo di quanto me lo permetteva l'ardire del momento, mettendo in mostra il lato della faccia con l'occhio rovinato e sperando che mi notassero. Andavo sempre a sbattere contro qualcosa, perché non riuscivo a vedere il lato sinistro del mondo. Mio padre, il rappresentante degli agricoltori della contea, aiutava a organizzare la fiera annuale. Si trattava, fondamentalmente, di una mostra di animali e prodotti, il cui culmine erano la gara dei cavalli da tiro e lo spettacolo di varietà dei dilettanti. Insieme all'ultimo giorno di scuola, dopo il quale nessuno avrebbe più parlato dei miei insuccessi per ben tre mesi, la fiera era l'avvenimento principale dell'anno. Non sono mai riuscito a comportarmi bene, né allora né adesso. Una sera mangiai zucchero filato, hot doge patatine fritte, bevvi mezza dozzina di bibite gasate da cinque cents la bottiglia e fumai un sigaro rubato. Chissà perché, mi sentii male, e mi allontanai nel buio, oltre le macchine parcheggiate e i carri bestiame, su per un lungo pendio e attraverso un campo d'avena fino a un olmo, sotto il quale mi sdraiai per vomitare l'anima. Quando cominciai a sentirmi meglio, guardai giù per la collina verso la fiera, e vidi un meraviglioso gioiello dai colori violenti: il braccialetto d'oro, verticale, della ruota gigante, l'odore del bestiame e delle stalle dei cavalli, la musica della giostra, il vortice del calcinculo. E su un palcoscenico davanti a file di sedili scoperti, una ragazza bionda che adoravo cantò Candy Kisses, seguita da un uomo che suonò The Old Rugged Cross con l'armonica. Di notte siamo più uguali. A diciannove anni, a New York City e San Francisco, ascoltai affascinato Urlo, di Ginsberg, e avrei voluto essere tra "le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate isteriche nude/ che si trascinano per strade di negri ali' alba in cerca di droga rabbiosa". Non ero del tutto sicuro di quello che dovevo fare, ma ci provai, esplorando entrambe le città, scoprendo l'aglio e la benzedrina, mentre la musica che amavo mi risuonava nel cervello - Charlie Parker, Stravinskij, Thelonius Monk, George Shearing, Telemann, Sonny Rollins. In seguito ci furono passeggiate notturne a Parigi e a Londra, in Costarica e in Ecuador, dove feci volar via uno stormo di avvoltoi da un albero aggrappato a uno strapiombo sopra le onde del Pacifico; aMosca e a Leningrado, dove passeggiai lungo laNeva, pensando al mio lontano cugino, il poeta Sergei Yesenin; sulla spiaggia a nord di Mombasa, dove minuscoli serpenti velenosi, grossi come un dito, tentarono di infilarsi nei risvolti dei miei pantaloni; a Rio, dove i bikini sono tanto rn.inuscoli che li si può tenere in bocca, gonfiando le guance come uno scoiattolo Buddha. Gli oceani di altre terre hanno l'aura di paesi che i cartografi hanno dimenticato di segnare sulle mappe. Adesso ho tentato di fermare tutto, semplicemente, infilando il tempo e i ricordi in una boccia di vetro per i pesci fabbricata per me in Belgio, ma senza successo. Al mio capanno, lontano chilometri e chilometri da ogni essere umano nell' Upper Pen.insula del Michigan, esco a camminare di notte quando la luna non è velata dalla nebbia o dalla pioggia fredda che dominano la zona - un clima che sembra adatto al mio temperamento. Sento i coyote, i whippoorwill e le strolaghe, gli orsi che si allontanano sguazzando nelle paludi, e una volta ho visto e sentito un lupo dei boschi. Se siete annoiati, logorati, lacerati, snervati dal modo in cui si vive adesso, vi consiglio una passeggiata notturna il più lontano possibile da ogni traccia di civiltà. Questo tipo di passeggiata è una danza, e il fantasma che vi segue, la vostra ombra gettata dalla luna, è il vero genitore androgino, che contiene dentro la sua sagoma nitida il bambino che da sempre guida ogni vostro movimento. PANICO Sono sulla strada per ragioni che Jack Kerouac e Charles Kuralt, Charlie Starkweather e William Least Heat Moon non condividerebbero. Un film, Revenge, nel quale ho avuto una parte modesta, dato che ho scritto la novella da cui è stato tratto e parte della sceneggiatura, stava per uscire nelle sale cinematografiche, e mi sentivo nudo, esausto, e, cosa peggiore di tutte, vulnerabile. Quello che viene normalmente chiamato successo per me significava soltanto sconosciuti totali che mi infastidivano nei ristoranti o per la strada, nelle cittadine turistiche. Il successo tende a farti pensare in retrospettiva, a farti rivivere i passi che ti hanno procurato quel beli' assegno, un evento che a sua volta ti ha procurato quella sensazione piacevole. La gente fa uso di cocaina per sentirsi così, il che significa che quest'emozione ha degli aspetti dubbi, ambigui. Comunque, mi sentivo sfruttato, uno stato che viene subito dopo l'autocommiserazione nella scala delle emozioni distruttive. Tornando a casa dal bar, mi venne voglia all'improvviso di essere l'autista di un camion del Butternut Bread e di consumare un pasto frettoloso a base di bastoncini di pesce e insalata di verza, prima di andare a giocare a bowling. Così uscii di città. Uno dei miei scrittori preferiti, il grande Gerald Vizenor, ha detto che "il presente è una stagione selvaggia, non uno stratagemma". Man mano che si invecchia, ci si rende conto che "il presente" è una merce di cui c'è crescente carenza. Passare un paio di settimane infilato nella poltrona di un dentis_ta, è una cosa che non ha più il sapore della virtù. "Prendere la medicina" come un cane malato seduto accanto al telefono, è una nozione tetra e calvinista, quando la cosa da fare, in realtà, è sparire. "Vamose. Sayonara, testa di cazzo", come dicevamo a scuola. L'uomo non è una segreteria telefonica. Nel suo romanzo The Trickster of Liberty, Vizenor suggerisce un'idea, per salvarsi, chiamata rifugio anti-panico. Il rifugio anti33

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