Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

paragonato, da Raymond Carver, a Conrad, Cechov, Mann, James, Melville, Lawrence e Isak Dinesen, è anche un poeta. Ma nulla, nella sua biografia e persona, potrebbe essere più lontano dal ritratto che si fa convenzionalmente del poeta. Harrison non fa penitenza e non digiuna per affinarsi, non si rinchiude per concentrarsi, non fuma per avere visioni, non si inietta sostanze che lo aiutino a penetrare il velo del reale, non si mescola alla società corrotta per deprecarne i costumi. Harrison mangia, beve, fa l'amore e scorrazza per gli spazi aperti, va a caccia e a pesca, e così fanno molti dei suoi personaggi: quelli che non lo fanno, a un certo punto "si ravvedono". Queste caratteristiche hanno immancabilmente spinto i critici a paragonarlo a Hemingway: possiede infatti la stessa vitalità, la stessa energia, la stessa capacità di rompere con la tradizione, labanalità e le sovrastrutture, sia nel linguaggio della.fiction che nella realtà. Ma mentre la sfida che Hemingway lancia alla natura, all'amore, ali' America, è essenzialmente agonistica (e contribuirà a fare di lui un esule e un suicida), quella di Harrison è una tenzone cavalleresca, in cui gli avversari presentano le armi, si tolgono il cappello. La vittoria o la sconfitta non sono importanti. È l'onore la posta in gioco, e l'onore consiste nel vivere in m.ododa non doversi mai porre la fatidica domanda di Ivan Ilich: e se la vita che ho condotto finora fosse completamente sbagliata? Quasi tutti i personaggi di Harrison si trovano a porsela, questa domanda, e rispondono cambiando vita all'improvviso. A illuminarli, a spronarli, a dar loro la forza di accettare la sfida, è quasi sempre un fenomeno naturale: in La donna illuminata dalle lucciole, il terzo dei racconti lunghi contenuto nell'ultima raccolta, una donna di mezza età, sposata a un maniaco del denaro, si libera definitivamente di lui dopo una notte passata ali' addiaccio, in fondo a un campo di granoturco, durante la quale viene visitata dalla pioggia, da uno sciame di lucciole e da altri animali. È come se i personaggi di Harrison non aspettassero altro che un segnale per buttare all'aria una vita insoddisfacente e affrontare quella vera, rischiosa, "irrazionale". In Sunset Limited (il secondo dei racconti della stessa raccolta), quattro ex sessantottini si giocano stabilità e carriera per andare a salvare il quinto membro del gruppo politico di un tempo, imprigionato dalle autorità messicane e perseguitato dalla CIA, in un' edizione ironica e parodistica de /I grande freddo in cui i problemi personali passano in secondo piano e rispunta la tentazione eroica che aveva animato i protagonisti in gioventù. Ci vuole coraggio per affrontare in un libro, di questi tempi, scene come quella della riunione tra il terrorista inseguito e la sua ex ragazza pronta a sacrificarsi di nuovo per lui; o come quella, in Revenge, in cui i protagonisti si svelano il reciproco amore leggendo versi in un libro di Garcia Lorca. Non succedeva da Paolo e Francesca in poi, che davanti a epi odi come questo non venisse voglia di ridere. Ma nessuno ride dei racconti di Harrison, nemmeno i critici più incanagliti, che semmai si limitano a sottolineare la presunta superficialità o sciatteria delle connotazioni caratteriali di alcuni dei suoi personaggi. Questo perché la preponderanza del sentimento e della passione autentici, nella prosa di Harrison, è sempre arginata da un'ironia sottile e svelta, da particolari e incisi sdrammatizzanti, animata da un umorismo tutt'altro che studiato, connaturato alle parole. La sfida che i personaggi di Harrison lanciano a se stessi è di solito la sfida che il più debole lancia al più forte per cercare di carpirne la forza, non di distruggerlo. È la sfida dei riti iniziatici delle società primitive, di quella indiana, soprattutto. E infatti la cultura e la tradizione degli indiani d'America ha una parte importante, in parecchi dei racconti e dei romanzi di Harrison. Senza schermaglia con l'anima del mondo, l'anima dell'uomo non sopravvive. Per cui l'accostamento "blasfemo" che si può proporre è piuttosto tra Harrison e Flannery O'Connor, invece che Ernest Hemingway. I due scrittori, la donna cattolica ortodossa, malata, nubile, reclusa, e il maschio agnostico, vitalistico, nomade e scopatore, condividono, per il creato l'una e per la natura l'altro, un rispetto che si allarga all'uomo e alla sua posizione nel mondo. STORIE/HARRISON Entrambi al meglio nella forma del racconto, breve o lungo, la usano per sottolineare, con la maggior efficacia possibile, il momento cruciale nella vita di ognuno, quello in cui ci si chiede il perché dell'esistenza e si cerca di dare una risposta. Che poi per la O'Connor la rivelazione su se stessi e il mondo sia frutto dell'intervento della Grazia, che irrompe nella vita dell'uomo per fargli intravedere il divino anche nella sua forma opposta, il diabolico, mentre per Harrison è la Natura a lanciare la sfida da raccogliere per acquistare coscienza di sé, poco importa. Entrambi gli scrittori giocano, in ogni racconto, la partita decisiva con il mistero che sottende le cose, entrambi lo fanno raccontandone le manifestazioni legate alla loro terra di origine e di elezione: il Sud per l'una, il West per l'altro. Nel Northwest duro e freddo sono la foresta, le tormente di neve, l'acqua, i corvi, la luna velata dalla foschia, le superfici ghiacciate e infide, le manifestazioni del mistero. Nel Sud umido e caldo è la terra, faticosamente coltivata, sono i tuoni e i lampi, i pavoni e il sole sadico e irridente, a simboleggiare lo stesso mistero. Jim Harrison è un vero outsidernella scena letteraria americana: vive nella Upper Peninsuladel Michigan, lontano da tutti, anche dagli scrittori che dalle grandi città si sono rifugiati nel West, nel Montana. Preferisce Hollywood e le sceneggiature cinematografiche agli incarichi di insegnante di creative writing, alle sovvenzioni statali e alle tenzoni accademiche. Anche in que to è fedele a se stesso e sfida le convenzioni: dimostrando di potersi procurare di che vivere ampiamente con la sola scrittura. Tratta la poesia e la narrativa come la caccia e la pesca: misurandosi con le difficoltà che presentano direttamente, senza mediazioni o testimoni, preferendo la compagnia di Jack Nicholson o Jessica Lange a quella dei critici della "New York Review of Books". Come dargli torto? I due racconti che l'autore ci ha gentilmente concesso di pubblicare, sono tratti da Just before Dark (Cla.rkCity Press, Livingstone, Montana). PASSEGGIATE NOffURNE Che la vita sia una forma di punizione da sopportare per un fine più grande è una strana nozione protestante. Perfino quando non le permettiamo di sopraffarci, quest'idea resta sempre lì, nascosta dietro le tende come un lebbroso senza testa, pronta ad allungare una mano e ad afferrarci, nel caso ce la stiamo godendo un po' troppo. La vita è una valle di lacrime, dicevano durante la mia infanzia nel Michigan.La Bibbia illustrata era piena di immaginj di gente sanguinante, vipere che mordevano bambiru, donne dolenti, vecchi addormentati sopra giacigli di stracci, rocce e ceneri. Magari saremmo riusciti a sopravvivere ai nazisti e ai giapponesi, ma questo non avrebbe impedito a Dio, nella sua giusta rabbia, di spegnere il sole, la luna e le stelle. Alla fine della strada probabilmente c'era il Lago di Fuoco, ma prima di raggiungerlo bisognava sopportare una quantità di lavoro duro e di opprimente povertà. La mia stessa storia personale aveva raggiunto il nadir teologico il giorno in cui una ragazzina mi aveva accecato un occhio con una bottiglia spezzata, a sette anni. Ci eravamo tolti i vestiti nel corso di una spedizione esplorativa nel bosco. Una seria mutilazione nell'infanzia non è una cattiva preparazione per la vita, in questa porzione di ventesimo secolo. Rende cauti e empatici, e priva della bussola incorporata che gli 31

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