CONFRONTI Travaux), l'ho scritto in un momento favorevole, ho dato forma a qualche cosa di inesprimibile. Avevo vissuto l'esperienza che racconto in modo un po' diverso dal modo in cui è raccontata. Insomma, la scrittura è la conquista dell'inesprimibile, di ciò che vi è di inesprimibile nello spirito e nella sensazione. Leggendo Travaux mi sono detto: ecco, sono riuscito a fare due o tre centri. Ho fatto ciò che volevo. Volevo dare a un uomo del popolo la sua piena umanità, non avevo che una risorsa - la sola forma che mi sia accessibile è il racconto. Comincio con il tratteggiare l'ambiente e poi mi servo della mja individualità. Ma si tratta comunque di un'esperienza un po' trasfigurata. Anche nel capitolo La lavande ho rifuso molte esperienze che avevo fatto. Ma in fondo non si trattava di esperienze, mi guadagnavo la vita, io. Per lei hanno contato numerose letture, tra cui Eupalinos di Valéry, ma quale scrittore in particolare? Quando avevo quattordici anni e andavo in biblioteca ho letto molto Remy de Gourmont. La prima volta è stato un po'difficile per me - ero gio_vane- entrare alla biblioteca dell'Arei vescovado a Lione. Ho visto degli uomini seduti. Poi sono andato al catalogo, ho visto che c'era Kropotkin. Kropotkin spiega. C'erano parole che non conoscevo, una parola come psicologia, per esempio. Kropotkin le fa comprendere, scrive semplicemente lui. Ma andare a scovare Remy de Gourmont, a quattordici anni! Questo era una specie di idealismo ... Sono giovane, ma mi rendo conto che bisogna avere degli argomenti. Sono libertario. So che bisogna coltivarsi. Se non ci fosse statù lo choc dell'incontro con i mjlitanti sindacalisti non avrei avuto questa curiosità, a cominciare dall'idea che bisogna evolversi. Non so esattamente dove arriverò, ma ho quest'idea, senza pensare affatto che un giorno scriverò. Io non mi considero mai come un individuo, faccio sempre parte di una discendenza e sono il prodotto di una congiuntura. La guerra, l'infanzia, i militanti sindacalisti - e la poesia. Ecco il modo in cui sono vissuto, e in fondo ho vissuto i miei sogni. Miravo un po' in alto, e non sono poi caduto in basso - è la vita che mi ha formato, non so bene come. C'è un libro che avrebbe desiderato fare e che non hafatto? Durante la "drolede guerre", ho tentato di scrivere un libro sulla guerra, sulla vita interiore. Non ci sono riyscito. Per ciò c_hea_vrei voluto dire bisognava essere un filosofo. E doloroso non nuscire a scrivere ciò che uno ha sentito. Nelle lettere di Sable et limon si può leggere l'abbozza di questo libro non scritto. Scrivevo spesso delle lunghe lettere a Groethuysen. Nel '35 sono andato a trovarlo a Bormes, nel Var, senza avvertirlo. Mi disse: "Mi scrive delle lunghe lettere. Dovrebbe rivolgere la sua comunicazione al pubblico, bisogna essere pratici, mirare a un libro, lo faremo pubblicare. Potrà andare in Russia e se avrà delle difficoltà alla frontiera il nostro amico Gide telegraferà a Stalin". Quel giorno conobbi la sua compagna Alix Guillain. Li lasciai molto tardi. È perché Groethuysen mi aveva proposto di andare in Russia che nel '36 sono andato in Spagna. Deviazione non da poco! E come è successo? Ho avuto l'impressione che mi offrisse le castagne cotte, ma io le castagne volevo cavarle dal fuoco. Non avevo voglia di andare in Russia, è in Spagna che volevo andare, per dovere. Groetuysen mi ha detto anche: "Lei è stato cosciente molto presto". In quel momento, volevo anche andare a vedere. Ecco, le cause sono multiple: nello stesso tempo sposo una causa, e c'è insieme qualcosa di individuale, che è il desiderio di andare a vedere. A quel tempo ero molto interessato al problema del potere. Ma la mia intenzione era di partecipare alla rivoluzione. Ero operaio aggiustatore. Una volta in Spagna mi proponevo di lavorare in officina e ali' occorrenza di andare sulle barricate. In seguito, per il fatto che avevo passato la frontiera, sono diventato volontario. Ma prima di partire non sapevo che sarei stato miliziano. Prima di arrivare a Barcellona ha fatto un incontro. Nel treno da Port-Bou aBarcellona, ho incontrato Carlo Rosselli. È accompagnato da un amico, molto silenzioso, che ha organizzato militarmente a Milano la resistenza contro i fascisti. Rosselli dichiara che ha appena contattato i responsabili della F.A.I. e che ha difeso l'idea che tale organizzazione militare è indispensabile. Parliamo a lungo insieme e mi invita a venirloatrovarequandosarò a Parigi, dove dirige il giornale "Giustizia e Libertà". Una camionetta ci aspetta alla stazione di Barcellona. Tutto il gruppo vi prende posto. Alla Generalità regnano la febbre e l'entusiasmo: si pensa che tra quindici giorni sarà tutto finito ... Da giovane lei è stato sorretto dalla speranza di una rivoluzione, di un mondo più giusto. Pensa che oggi per un giovane ci sia meno speranza? No, ogni epoca ha le sue peculiarità. Tutto cambia, tutto passa ... Nota Un ringraziamento a Denise Nave!, moglie di Georges, per la sua collaborazione ali' intervista. 25
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