Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

CONFRONTI non rasato, malfermo sulle gambe, inquieto all'idea che andasse a finire così, in quello stato. Uno stato vago, sono ritornato indietro con un foglio: "Gastrite". Stavo in piedi, ma male. Potevo ritornare dopo tre settimane. Ho un po' il complesso della vigliaccheria, la malattia non è categorica come una ferita, ma positivamente mi dispiaceva di essere là. Pensieri di stanchezza.C'è lo sradicamento della lingua e del clima, si ridiventa "estranei". L'ingegnere si augurava di ricevere una pallottola nel ventre al più presto, per farla finita senza vigliaccheria da parte sua. Io avevo paura di morire senza avere la forza di ridere al momento buono ... Termino ... Con amicizia. (Da Sable et limon, 1989) Copyright Georges Nave! e GaJlimard. Incontro con Georges Navel (maggio '93) Parlando seduto al lungo tavolo rettangolare di legno massiccio, Nave! alza spesso l'avambraccio destro. La mano si abbassa, si alza, ondeggia lentamente. Si direbbe che la sua parola sia orchestrata dalla mano. Navel, come le è venuto il gusto di scrivere? Quando andavo alla scuola materna disegnavo sulla lavagna dei profili di uomini barbuti, dei babbi Natale. Perché? A nove anni ho scritto le mie prime lettere. Ero in vacanza da mia sorella, adoravo la sua bambina che aveva dieci mesi o un anno. Scrivevo ai nostri genitori: ha fatto questo, ha fatto quell'altro; loro non erano mai stati a scuola, mio padre aveva imparato a leggere al reggimento; non aveva probabilmente voglia di leggere la lettera di un ragazzino. L'anno seguente mia sorella è venuta nel mio paese, a Maidières, per riportarmi con sé, ma è ripartita quasi subito senza di me perché aveva appena saputo che l'ordine di mobilitazione era affisso al municipio. Voleva rivedere suo marito. Quel giorno, come al solito, ho portato da mangiare a mio padre: il paniere conteneva due recipienti, il suo e il mio, mezzo litro di vino rosso, del pane avvolto in un tovagliolo. Arrivando al cantiere ho gridato tutto al!egro: "Papà, la Germania ha dichiarato guerra alla Francia!". Mio padre non poteva essere richiamato. Nel 1873 si era arruolato per cinque anni nell'armata d'Africa. Nel 1914 erano 36 anni che era manovale alle fonderie di Pont à Mousson. Quella sera mio fratello Lucien ha cenato con noi. Da quando faceva parte di un gruppo ambulante di venditori del "Petit Journal" tornava a casa soltanto alla domenica. Mio padre era sciovinista e Lucien antimilitarista, litigavano. Lucien era venuto ad arruolarsi; io e mio padre l'abbiamo accompagnato dal municipio alla stazione. Per la strada Lucien ha detto a mio padre che aveva letto il "Manifesto dei sedici", leaders del movimento anarchico, a favore dell'Union Sacrée, della guerra del diritto e della civiltà contro la barbarie, perciò il suo brusco mutamento. Mi fermo qui. Nel maggio del 1915 la Croce Rossa ha organizzato un convoglio di bambini delle regioni minacciate, per l'Algeria. Sono stato a Yusuf, sul litorale. Scrivevo delle lettere alla mia sorella maggiore. Non sono stato bene, il medico ha deciso che sarei stato meglio sugli altipiani. Ero all'ospedale di Costantina. Ho scritto un biglietto alle signore della Croce Rossa, dicevo semplicemente: "Non sono malato. Se resto all'ospedale lo diventerò". Tre giorni dopo ero a Ain-Be'ida. A ottobre - i miei genitori erano allora a Lione - scrissi alla Croce Rossa che volevo tornare in Francia. A Lione ho scritto spesso a Lucien, girava da un ospedale all'altro da quando nel 1914 aveva avuto una commozione cerebrale. Ho scritto molte lettere. A venti anni la mia amica mi ha incitato a scrivere un romanzo. Non sono un romanziere, scrivere un libro è difficile, si scrive una pagina al giorno, la si ritocca il giorno dopo, occorrono due anni e anche quattro per scrivere un libro, ed ecco ... Come è passato dalle lettere alla scrittura di poesie? Su un giornale ho visto un'imitazione di una poesia surrealista. Allora ho giocato, ho rifatto un'altra poesia. Il tempo passa, l'espressione poetica diventa una preoccupazione seria. Questo è durato una decina d'anni, fino al 1935 circa. Miro molto in alto, voglio conquistare uno stato. Conosco in certi istanti lo stato poetico, voglio diventare poeta allo stato costante. È impossibile. Voglio ottenere un'espressione, una formula che possa ripetere, e che mi permetterà di vivere nelle città, in prigione ... in qualsiasi condizione, non avrò che da ripetermi la formula. In un anno, avevo tre o quattro di questi stati, degli istanti privilegiati, di breve durata- ma li conoscevo, forse perché sono nervoso - ed ero un sognatore. Dunque, volevo conquistare lo stato costante. Per esempio, quando ero sterratore, immaginavo che maneggiando bene il piccone potessi accedere a questo stato. Aspetto che questa felicità che viene dallo sforzo fisico diventi una fiamma più viva. È continuato così per qualche anno. Oh, non ci ho rinunciato completamente. Poi ho incontrato Groethuysen. I NARRATORI GIUNTI In collana: JORGE La costa dei sussurri, NIELSEN L'angelo calciatore, VI MUNVOL li nostro eroe decaduto, CRACE Settimo continente, DURRELL La grotta di Prospero, KIRSCH Arlecchina e altre storie, LOSCHUTZ Fuga, SERENI li gioco dei Regni, BLANC L'impero del sonno, PACHECO Le battaglie nel deserto, VI KVUNVONG L'altra faccia di un ricordo oscuro, PONIATOWSKA Fino al giorno del Giudizio, DURRELL Riflessi di una Venere marina THERIAULT L'ombra del lupo. Agaguk GIUNTI 23

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