Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

CONFRONTI famiglie dei reclutati e l'informazione alle eventuali reclute. Sono entrato in contatto con un compagno che svolge il compito d'informare quelli che arrivano perché si trova in contatto irregolare con alcuni compagni della C.N.T. [la centrale sindacale di orientamento anarchico]. La sua parola fa fede. La sezione comunista raccoglie fondi per le famiglie di coloro che sono partiti. Benché lui mi conosca da lunga data non ha titolo per rilasciarmi un lasciapassare. Non ho con me né la tessera del partito, né la tessera sindacale. Prego K. di inviarmi la tessera del partito che deliberatamente non avevo preso con me. Passare la frontiera diventa quasi un favore, lo trovo strano. Sono necessarie le precauzioni, è certo, ma lo si dovrebbe sapere, dovrebbe essere detto. Dal Iato di Puig-Cerda sembra che la frontiera sia controllata da anarchici francesi; passerò da questa parte con la carta del1' Huma, se l'intolleranza non è troppo grande. Nella mia posizione mista, le frizioni con i due gruppi, anarchici o comunisti, sono inevitabili. Se non passo a Puig-Cerda, aspetterò a Perpignan l'arrivo del mio documento. Insomma, a Perpignan non si sa granché, non si vede molto; siccome non ho con me la tessera del partito, e d'altra parte è un compagno anarchico che mi dà ospitalità, non ho preso contatto con le organizzazioni del Partito. [...] Qui ritrovo l'attesa e le chiacchiere ideologiche, il tastarsi i polsi, sono anarchico o comunista? È stupido. Il contatto si limita a due compagni. Uno, venuto da Parigi per le informazioni, con il quale ho chiacchierato, è andato un mese in U.R.S.S. come delegato di fabbrica. Ci siamo urtati a proposito dei giudizi sull'U.R.S.S., è libertario, discussione di princìpi, niente mi separa dagli anarchici attivi né dai comunisti attivi. Questo sembra strano. La gente esige sempre che ci si collochi assolutamente in una opinione comune e definita.[ ...] Barcellona, agosto 1936 È molto difficile scrivere, bisogna parlare molto, vivere costantemente nel rumore del le forchette e delle canzoni, e avanti così. Si è attori e non spettatori. La vivacità spagnola mi sorprende, tutto è materia per espansioni. Amano davvero il rumore e la gesticolazione, gli piace mettere energia e gesti in ciò che noi pronunciamo muovendo solo le labbra. È un ambiente capace di sconcertare i francesi. I compagni sono più ri ervati, la maggior parte di loro non sono militanti, sono giovani che partecipano. Per fortuna la vita della caserma sta finendo; mette insieme troppa gente di versa per essere sopportabile. Oggi partiamo per Saragozza. Non ho impressioni, la scena manca di stacco. Come francese, vorrei un'organizzazione più stretta, che il sangue non scorra per negligenza, per mancanza di organizzazione. Capisco le difficoltà di organizzazione all'inizio del movimento. Qui a Barcellona non manca niente per nutrire gli uomini, ma i pasti sono serviti a ore inverosimili dopo ore di attesa. Ci si domanda perché e se l'organizzazione del fronte è migliore sotto tutti i punti di vista. Rilevo gli e1Torid'organizzazione. Un comitato deve far fronte a tutto, a tutti i problemi, mentre gli altri uomini sono passivi. Il comitato è sollecitato per i francobolli, gli arruolamenti, le espadriglie, per un mucchio di questioni, da una folla di compagni. Mentre a noi sembra così facile, con la folla dei compagni che non fanno niente, variare, diversificare le funzioni e i servizi, riunire i delegati. Le entrate e le uscite dalla caserma sono libere. Niente che ricordi l'esercito. Mi sarebbe possibile in questo momento differire la partenza per Saragozza, rientrare in Francia, arruolarmi nelle milizie del P.O.U.M., la libertà non è una parola. è un fatto. La parola "volontario" è un termine esatto. Mi piace questo spirito di libertà, che però deve essere accompagnato per forza da un'organizzazione seria per potersi mantenere. Gli errori mi danno un po' sui nervi. Non le dico bene queste cose, l'ambiente è un po' troppo disturbato perché sia possibile esprimersi più chiaramente. [...] Barcellona, agosto 1936. Non credo di poterle scrivere per molto tempo, la nostra colonna di miliziani parte senza indugio per Saragozza. Miliziani della F.A.I. [Federacion Anarquista Iberica] e della C.N.T. La gioventù spagnola molto espansiva e anche turbolenta gioca con i fucili. Soltanto visi giovani e corpi robusti. È un bagno di gioventù e di fraternità. La Solidaridad Obrera è nelle mani di tutti. Non ci si va a battere per la Repubblica ma per il comunismo. Del rumore, più che della febbre, una vita allegra e turbolenta. I giorni passano. Si aspetta senza aver avuto il tempo di accorgersi che il tempo scorre. Potrebbe essere la legione straniera ma nessuno si sente qui oppresso o vittima, è una banda di combattenti e non un esercito. Quanto a me vado da un compagno all'altro. Ho visto Barcellona. Dimentico di dirle che ci sono tedeschi, celti, latini, persino un anglosassone, una compagnia di uomini che hanno per lo più lo stesso ideale e che sono venuti superando ogni sorta di difficoltà. Ho visto Barcellona, Tarrasa, non sono ancora al punto in cui la nuova vita appare reale, essa non è ancora altro che un film. Tutto è una nuova impressione. Le case alte, i larghi corsi; le barricate, i manifesti libertari, i visi. Ma se la parola popolo ha un senso, lo prende interamente a Barcellona. Ci si potrebbe credere nelle strade di Parigi nel 1789, la stessa natura 21

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