Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

CONFRONTI l'etica del refrattario è come il contrafforte del suo gesto più decisivo. Nave! è l'uomo che s'incanta ad addormentarsi con gli occhi levati verso un tetto di tegole. A un grado al di sotto di questo rapimento contagioso, Navel ci ha raccontato una "illuminazione domestica", una conquista dell'intensità del presente a partire dal gesto più prosaico, il rattoppo dei pantaloni fatto alzandosi presto, prima di andare al lavoro. "È facendo dei lavori da donna che un mondo mi si rivela. [...] Soltanto ora entro nella vita generale. Dico "io", ma la persona mi ha lasciato [...] Non essendo nessuno entro in tutto. Una calma così profonda che faccio fatica a ritrovare il mio nome". Scrivendo così a Groethuysen nel marzo 1938, spiega come ha lasciato questo stato di "grande salute" non avendo visto la possibilità di farlo durare. Ma Nave) aveva, in modo definitivo, affinato la sua attenzione, come uno strumento di precisione. Persino nel lavoro industriale, alla Citroen, può giungere, a forza di attenzione, a non sentire più la pesantezza. Eludere la pesantezza praticando l'attenzione: all'incirca nello stesso periodo è un tema di Simone Weil. Scartando le false somiglianze tra Weil e Nave!, c'è su questo punto un accordo tra di loro. Comunque, in entrambi, esperienze di questo genere hanno rafforzato la loro semplicità. Inoltre, in Nave! si è mantenuto costantemente un atteggiamento fraterno derivato dall'infanzia operaia e dallo slancio libertario. È questo slancio che lo spinge, nel luglio 1936, a percorrere in bicicletta la strada per la Spagna. La sua idea è di prender parte al movimento rivoluzionario, sul quale, dice, arrivavano solamente notizie vaghe. Si vedrà nelle lettere che seguono come passa dall'entusiasmo di Barcellona all'impressione disastrosa dei giorni di combattimento in Aragona. Leggendo quanto scrive da Barcellona nel '36, si potrà ripensare alla diagnosi di Orwell: una miscela di speranza e di illusione. Quanto al fatto che l'esperienza di guerra di Nave! sia durata poco, è perché ha avuto la sensazione di essere esposto a morire come un coniglio: una morte assolutamente vana, dovuta alla patente disorganizzazione delle milizie. Il suo corpo ha tradotto il rifiuto in malattia, per cui è rientrato in Francia. In seguito pensò di ritornare in Spagna ma non ne fece nulla. Breve esperienza. Si può dire che Navei sia stato esaudito: una volta nella vita ha fatto l'esperie0za di una Comune in fase ascendente, di una popolazione in piedi e fraterna; e si può anche dire che è caduto male, in un momento in cui gli anarchici sembravano incapaci a risolvere i problemi di organizzazione militare, sembravano confermare il luogo comune che li accusava d'idealismo e d'inefficienza. Segnaliamo infine che in Parcours, pubblicato nel 1950, Nave! rifonderà i materiali di queste lettere dalla Spagna in modo più ampio e unitario. SPAGNA 1936. Lettere di Georges Navel a Bernard Groethuysen Perpignan, luglio 1936 Ho nelle orecchie le parole di un borghese che abbaia contro gli operai, il Fronte popolare, l'eguaglianza, i maestri. In tutti i caffeucci della frontiera non ho potuto sedermi senza sentire abbaiare il nemico. Stupidità del privilegiato quando vuole difendere i suoi interessi. A forza di viaggiare il mio abito è già una 20 pelle di proletario, una buccia sospetta. Ho trascorso la giornata di ieri a Bourg-Madame; ho tentato di informarmi sulle condizioni esatte del passaggio dal miliziano che sorvegliava il ponte nella garitta dei doganieri. Non ho con me i documenti necessari per passare dall'altra parte. Impossibile riprendere la vita del 1925, cercare un cantiere e vivere in un villaggio qualsiasi. È una sorda inquietudine; in realtà la questione di rimanere qui non si pone veramente. Devo riuscire a passare la frontiera. Altrimenti mi mancherebbe la terra sotto i piedi. I piccoli paesi di qui sono più piacevoli da vedere che gli agglomerati della pianura. Sono meno utilitari, la mano dell'uomo vi ha meno presa. È il plenilunio, ho già viaggiato nei vasti paesaggi lunari. Conosce Mont-Louis? Arrivando, era splendido, dopo una salita che non finiva più, emergere sotto le acacie sul dorso rotondo della montagna, in un clima nuovo, con profumi di primavera. Mentre mangiavo qualcosa sotto gli alberi due tipi si sono avvicinati alla mia ombra. Spricht deutsch. Due fascisti tedeschi probabilmente. È l'ultimo contatto con il paese. I campi di grano brillano, tutto si staglia irrealmente. Reale è il freddo e il bisogno di dormire; ho pedalato ancora un pezzo, oltrepassato le nebbie ghiacciate e, siccome non volevo arrivare a Bourg-Madame in piena notte, mi sono fermato in un paesaggio di morene e folletti. Una notte verde, si ergono dei blocchi, mi fermo là perché temo il mondo che può nascere dalla stanchezza e dalla bellezza notturna. Ho i pantaloni sopra un costume da ciclista, mi posso stendere sulla rugiada, ai piedi di un palo telegrafico. Ma di notte mi rivolto e mi sveglio, una vita inquieta si sfoga nel sogno: l'infanzia, K., gli Amandiers, e·se apro gli occhi mi trovo fragile e senza guscio, sotto un cielo implacabile. Ma ciò non mi impedisce di riaddomentarmi fino alla rugiada dell'alba e di rimettermi poi in piedi con naturalezza. A Bourg-Madame pioveva. Mentre battevano le otto ho traversato il ponte, dopo il visto del commissario. Nessuna difficoltà.Dall'altra parte del ponte ho parlato cinque minuti con il miliziano dal bracciale rosso. Spero di qui a venerdì di aver ricevuto i documenti che esigono dal lato spagnolo e di poter passare. Sarà solo una giornata di attesa a Perpignan. Ci sono qui un mucchio di rifugiati spagnoli, ritrovo nei visi del nemico i tratti somatici degli amici che ho incrociato,ma questi non sorridono. Con amicizia. Perpignan, agosto 1936 Arrivo, sono arrivato da ieri sera. Ecco come si presentano qui le cose. Si raccomanda ai compagni francesi o stranieri che desiderano entrare in Spagna di pazientare. Non ci sono armi per tutti. Sembra che dei miliziani senz'armi facciano la vita di caserma a Barcellona ... Ciò di cui hanno bisogno gli spagnoli: viveri, armi, denaro, un aiuto finanziario da parte di chi lavora. Gli spagnoli passano facilmente la frontiera, ma si respingono gli elementi stranieri che non possono dimostrare, in modo documentato, la loro sincerità proletaria. Finora ci sono·stati numerosi passaggi di francesi, italiani e spagnoli per le milizie. Più di quanto ci si aspettasse dall'altro lato della frontiera. Agli spagnoli che risiedono in Francia si raccomanda di pazientare, di restare se lavorano e di aiutare con il loro denaro il movimento. Il collegamento tra il movimento spagnolo e le organizzazioni francesi è molto debole. Non è ciò che dovrebbe essere, è nato spontaneamente. Alcuni compagni, che vi si dedicano al di fuori del loro lavoro quotidiano, assicurano il servizio d'aiuto ane

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