Giulio Mozzi in uno foto di G. Giovonnetti. credo non solo italiana, fa di rado): perché raffigura con dovizia di dettagli materiali e psicologici una condizione esistenziale caratterizzata da un'esperienza lavorati va, nella varietà degli aspetti che la compongono (ambiente, attività, rapporti con gli altri, atteggiamento verso il padrone, stati d'animo, aspirazioni, attese, ansie). In secondo luogo perché esemplifica il meglio che Mozzi sembra in grado di dare, almeno in questo momento: una prosa sobria, misurata eppure ricca di pathos, che inscena confronti (conflitti) tra una realtà opprimente, soverchiante, opaca, e personaggi animati da un'esigenza di ordine, di precisione. di rigore analitico, che si traduce nell'esercizio di una modesta razionalità, costantemente insidiata dalla minaccia dello smarrimento o della resa. Così, il compìto ladro di Lettera accompagnatoria esercita la professione di borsaiolo non solo con prudenza, ma con una discrezione e un senso della misura che in qualche modo riscattano l'illegalità del suo operare; il contemplativo protagonista di Vetri è uso osser- . vare la superficie d'un vecchio muro di cinta come se macchie, graffi e ombreggiature fossero il frutto di un lavoro intenzionale, quasi un messaggio indirizzato proprio a lui; il perplesso viaggiatore di Treni osèilla fra il desiderio di abbandonarsi al caso, vagando senza meta in questa o quella città, e l'impulso a individuare la causa o la motivazione specifica di ogni fatto o gesto. Mozzi, insomma, ha felicemente superato il cimento del debutto (oggetto di una curiosa mise en abime autocritica in Per la pubblicazione del mio primo libro); le sue prossime prove andranno seguite con attenzione. Vincenzo Cerami, invece, non si scopre certo adesso. Tuttavia il suo ultimo libro, La gente (Einaudi. pp. 200, L. 20000), è importante, perché sancisce una non comune (e perciò tanto più notevole) propensio;ie per il racconto breve, genere che forse più d'ogni altro richiede perizia tecnica, equilibrio fra "trovata" e svolgimento narrativo, senso del ritmo. In apertura sono collocati un'epigrafe, tratta da La Bruyère ("Ce grand malheur, de ne pouvoir etre seul") e un duplice omaggio a Poe (che aveva posto la medesima citazione in esergo a The Man of the Crowd) e 16 CONFRONTI al poeta latino Persio. I tre riferimenti, s'intende, sono complementari. Ad accomunare i trentasette brani della raccolta è infatti un moralismo in sostanza severo, anche se giocato su registri diversi (dall'ironia alla satira, dal patetico al grottesco), e tramato da un'inquietudine angosciosa, che non erompe apertamente mai, ma dà spessore anche alle situazioni più paradossali, alle invenzioni più esilaranti. Cerami ritrae l'esistenza nella sua ordinaria, quotidiana normalità, ora rivelandone potenzialità inopinate, ora esibendone il disarmante squallore. In Cani e gatti un intero ufficio viene una mattina paralizzato dalla convinzione (del tutto infondata) che un dipendente sia immerso in profondi pensieri; ne Il rumorino crudele un intero condominio si mobilita alla ricerca della causa di uno strano ronzio, che risulterà dovuto alla guarnizione d'una pompa (ma intanto un nuovo inquilino, assolutamente innocente e per di più ignaro perché sordo, rischia il linciaggio); in Momenti sbagliati un padre autoritario e distratto scambia il pretendente della figlia per l'idraulico che deve aggiustare il water, mandando a monte il matrimonio; ne La morte dell'impiegato (un altro esplicito omaggio, questa volta a Cechov) il protagonista, che per caso in un teatro ha: starnutito addosso a un superiore, viene consunto dall;ansia di non essersi scusato abbastanza. Eccezionalmente, la giocosità prevale: il protagonista de li fotografo del Papa coglie per caso un'espressione del pontefice perfetta per un ritratto ufficiale (insieme umana e ieratica, solenne e indulgente), perché, un attimo prima dello scatto, confessa all'augusto modello di essere tormentato dalle emorroidi. Più volte torna invece il tema dell'impossibile recupero di amori passati, degli incontri a distanza di tempo, che non possono se non deludere o fallire (Passa unfunerale, Dopo tanti anni). Del tutto a sé, nella sua grazia rodariana, Giorgio e Matteo, storia di due bambini dediti alla personificazione fantasiosa, l'uno delle parole (inclusi avverbi e tempi verbali), l'altro dei numeri. L'incomprensione degli adulti, in questo caso, equivale a un certificato di incontaminazione: che peraltro, nell'universo narrativo di Cerami, non si riesce a concepire o immaginare se non come uno stato provvisorio, destinato a perdersi nella folla confusa di borghesi piccoli piccoli, flaccida e maligna, sospettosa e infelice, soggiogata dalle paure e dai rimpianti, che popola l'Italia contemporanea. Harriet e il suodoppio. Un romanzodi Beryl Bainbri_dge Paola Splendore Foto di Giovonni Penoti (1964).
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