Linea d'ombra - anno XI - n. 85 - settembre 1993

IL CONTESTO che si sviluppa lentamente nel tempo e che non si chiude mai. Uno dei luoghi importanti dellasocialitàèlachajkhona. Si tratta di un luogo di ritrovo per i membri della comunità di quartiere e i loro ospiti, dove è possibile cenare e passare ore a discutere con gli amici. L'occasione è in genere una riunione del gyap, ossia di un gruppo di una decina di persone (uomini) che si riconoscono in un patto di solidarietà e reciproco aiuto. Un amico ci invita e questo è per noi grande onore. Qualcuno del gruppo prepara il plov (l'immancabile riso con carne di montone), si beve tè e vodka. I commensali ci vengono presentati da chi ci ha invitato e di ognuno viene detto quale sia il lavoro, quali le conoscenze importanti e in quali campi ci potrà essere di aiuto. Siamo stati accolti, come membri provvisori ed esotici, in una rete di solidarietà. In futuro potremo rivolgerci a queste persone che ci tratteranno con un riguardo dovuto non a noi, ma alla persona che ci ha introdotto. Io mi sento più vicino a quell'archivio riservatissimo (non scandalizzatevi). Per i nostri commensali quello non era l'unico gyap. Molto probabilmente ognuno di loro ne aveva almeno quattro o cinque: uno con vecchi amici di gioventù, uno di quartiere e altri per le proprie varie attività di lavoro. Dato che ogni gyap si riunisce almeno una volta al mese, le persone influenti con molte attività si trovano ad avere più di una sera alla settimana impegnata con uno dei propri gruppi. Gli obblighi sociali non si riducono però a questi incontri: le persone che abbiamo incontrato nel gyap frequentano infatti molte altre tavole imbandite, quelle delle frequenti cerimonie a cui devono prendere parte. Si tratta di matrimoni, feste per la circoncisione di un figlio, funerali e anniversari. Il numero degli ospiti 10 in queste occasioni è molto grande, dato che le famiglie del vicinato e quelle unite da rapporti di lavoro devono mandare almeno un proprio rappresentante. Così anche noi siamo costretti a seguire i nostri ospiti, ad esempio, al plov e vodka delle sette di mattino (riservato agli uomini), o più felicemente alla cena con musiche e danze (le donne sono ammesse). I matrimoni, dove di regola si avvicendano alcune centinaia di invitati, costituiscono un investimento tale da richiedere ad una famiglia media anni di risparmio. Si mangia, si beve e si parla, e soprattutto si fa mostra di sé come parte della comunità. Tra i presenti vi sono persone che ricoprono un arco molto ampio di posizioni sociali, possiamo infatti incontrare nello stesso luogo uomini politici e amministratori, autorità religiose, e anche persone che svolgono lavori molto umili. L'ambiente è eterogeneo, ma non vi è alcuna confusione riguardo alle differenze di status degli invitati; questo infatti non vuole essere un mondo di eguali, ma una società che attribuisce valore alla differenza e in cui le persone con più potere sono anche le più rispettabili. Nelle feste il tavolo delle persone più autorevoli (a cui sediamo anche noi, imbarazzati di tanto onore) indica la rete degli uomini di riguardo su cui può contare la famiglia. Dato che le assenze e le presenze non sono mai casuali, il nostro tavolo rappresenta pubblicamente la posizione dei padroni di casa nel1'ordine sociale. Il quartiere uzbeco, il makhallya, costituisce un importante riferimento territoriale delle reti sociali e favorisce il mantenimento di un sistema di potere basato sui rapporti di vicinato e sulla Foto di Roberto Koch (Contrasto).

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