Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

école Insegnarelanonviolenza Mensile di idee per l'educazione Abbonamentoannuale (9 numeri)L. 40.000 cèp. 26441105intestatoa SCHOLÉ FUTURO Via S.Francescod'Assisi, 3 Torino Tel. 011.545567 Fax 011.6602136 Copie saggio su richiesta Distribuzionein libreria:PDE Nelnumero digiugno \étzionalismoetnico.Stupro. Dc\cl'inire! Treministresultraghetto \nnuncilcshici.Clii cerca trma Il supplemento L(•g(•ndaria libri e percorsifii lettura midonne Vecchieragioni,nuovissimiragionamenti. ,I SCIENZA/BERRY calcolare il tasso di affollamento che i nostri luoghi possono sopportare; non possiamo né quantificare né misurare il piacere che da essi ci deriva; non siamo in grado di dire quanti dollari vale la tranquillità domestica. E tuttavia ora dobbiamo imparare a tenere a mente il ricordo delle comunità distrutte, sfigurate o rese desolate dagli eventi tecnologici, come anche il ricordo delle famiglie spossessate, sradicate e impoverite dalle macchine "che fanno risparmiare lavoro e fatica". La questione della rapida obsolescenza umana è forse oggi più urgente di quella demografica. Il problema demografico conduce, così, direttamente al problema della proporzione e della misura. Quanta forza può esercitare un individuo e qual è la giusta misura di energia che può consumare? Quali sono i limiti opportuni dell'iniziati va umana? Come possono essere determinate queste convenzioni sociali? Tali domande possono sembrare eccessivamente difficili, ma questo accade perché ci siamo spinti troppo avanti s_enzachiedercele. Una delle convinzioni fondamentali dell'economia industriale è che queste domande sono sorpassate e che non c'è bisogno di continuare a porcele. Il fallimento dì questa premessa ci impone adesso di riconsiderare i diritti dello stato selvatico e di rinnovare la nostra comprensione delle vecchie idee di giustizia e di armonia. Quando suggeriamo che gli esseri umani dovrebbero imparare a comportarsi correttamente nei confronti della natura in modo da inserire armoniosamente la lòro economia domestica nel quadro dell'ambiente circostante che ci dà sostentamento, apriamo la strada a una specie di critica del territorio. È allora che ci rendiamo conto come non sia tanto la quantità di gente che vive in un territorio a determinare la proporzione e il rapporto giusti tra domesticità umana e stato selvatico, ma il modo in cui le persone dividono il territorio e lo utilizzano. Ci rendiamo conto che è il territorio della monocultura quello in cui sia la natura che l'umanità corrono più rischi. Avvertiamo la fragilità umana dei grandi insediamenti urbani omogenei così come avvertiamo la fragilità naturale dei grandi campi monocolturali. Se volgiamo lo sguardo alle monoculture della civiltà industriale, ci struggiamo con una certa nostalgia per la perduta umanità e naturalezza di un territorio altamente diversificato e dai molteplici usi, democraticamente ripartito, con molti bordi .. I bordi hanno un'importanza estrema. Essi rappresentano le suddivisioni tra gli appezzamenti di terreno, come pure tra tipo di attività e tipo di terra. Questi bordi - sentieri, sponde di ruscelli, steccati di legno e simili - sono sempre pezzi di territorio dominati dalla vita selvatica, luoghi in cui i limiti vengono imposti alle intenzioni umane. Questi luoghi sono ospitali verso la vita selvatica delle piante, degli animali e dello sfrenato divertimento dei bambini. Essi rappresentano, entro i limiti stessi della domesticità umana, un atto di cortesia umana verso la vita selvatica che è una delle migliori salvaguardie anche dei tratti più es.tesi di natura incontaminata. Questo è il paesaggio dell'armonia, molto più sicuro per la vita di tutte le specie del paesaggio della monocultura. E non dobbiamo dimenticare di notare che, mentre il paesaggio monoculturale è tendenzialmente totalitario, il paesaggio dell'armonia èdemocratico e libero. CopyrightWendellBerry 1987.

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