Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

Questa amarezza l'ho ereditata da mio padre, il fiotto di sangue al cervello, 11 conato di vomito dell'odio raziale, la vittima davanti all'oppressore, lo spavaldo colonizzatore giacomiano, o il marine coperto di gadget, che ha disperso i lari della sua casa, ha usato i suoi come servi, ha stanato le sue donne come selvaggina. Terreni avvelenati2 'Quattro ottimi cani morti in una sola notte E un gallo a zampe all'aria, Col becco nella polvere, uno spettacolo terribile!' Dietro alti muri erosi, la sua parte Di terra, il padrone si muove furtivo O si lascia dietro in tristi brecce Una scia di rami spezzati e di radici Ferite dai lugubri stivali di gomma. I vicini vedono un cappellaccio Danzante lungo le siepi, ombra scheletrica Avvolta da un alone notturno di pipistrelli squittenti, O silhouette contro cieli rannuvolati, Cappotto bruscamente rialzato sulla nuca, Come copricapo per ripararsi da un brutto sospetto. 'A zonzo dopo la Messa i ragazzini inseguendo un pallone, hanno trovato, Lì dove lui s'era fermato, ciuffi d'erba bruciacchiata, Foglie appassite' - e qui il tono del pettegolezzo roditore calò - 'peggio ancora, Nero splendore come se una stella Si fosse disintegrata, tanfo stagnante Che distruggeva le sostanze della terra e dell'aria.' Di notte, funesti occhi nell'ombra, le sue finestre mostrano la strada alle automoQili Accendendo il buio come lucciole. Frastuono di canzoni e di bicchieri infranti Preludio a selvaggi festini trionfali Culminanti nel sacrificio degli animali. Privilegiato, io lo incontrai durante una passeggiata serale, adescandolo con banali chiacchiere sul tempo. 'Non mi piacciono i contadini' disse con un ghigno. Il sole invernale spartì quel mento chiazzato E dietro, il cartello bianco sembrava voler dire ondeggìando: 'Anche tu, se avessi leccato l'erba, ora saresti bell'e morto.' POISIA/MONTAGUE Esposizione corretta I - Rue Daguerre n. 11 Di sera, a volte, quando non riesco a dormire Vado sulla porta dell'atelier ad annusare la terra del giardino. Esala dolcemente, Specie ora che s'avvicina la primavera, Quando viticci di verzura s'intrecciano Attraverso l'humus, disperatamente fragili Nel loro viaggio contro Gli oscuri, irredenti lotti di terra. C'è. una luce bianca sull'acciottolato E nel palazzo di fronte - Tutti e quattro i piani - silenzio. In quella fissità- dolce ma luminosamente esatta, Esposizione corretta - mi accorgo che Le cime del ciliegio appena potato Sono di un compatto nero laccato. Giorno sereno per John MacGahern A volte lo vedo, presente Come un giorno sereno, o una collina, L'unico modo di dire qualcosa · Il più luminosamente possibile. Non la ricchezza accumulata Di un'antica lingua storica - Quell'odore profondo di muschio! Ma una lenta esattezza Che ricrea l'esperienza Ritualizzandone i dettagli - Pallida tela di ragno di un tendaggio, estensione di un tavolaccio rozzo, finché tutto Assume uno splendore stregato E anche l'orologio sul caminetto Muove le lancette con ferma baldanza Per così e cosà e così e cosà. 71

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