Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

INCONTRI/MONTAGUE La coscienza di essere stato spodestato contraddistingue lo scrittore irlandese. Alla domanda se fosse '!,noscrittore inglese, Beckett rispose: "Au contraire". principale dell'Europa. Il problema dell'Ulster è più antico e perciò più complesso. Il protestantesimo dell'Irlanda del Nord ha poco a che fare con il protestantesimo nel resto del mondo. Mia moglie Eveline è protestante, ma è francese e anche i miei figli hanno ricevuto una formazione protestante. lo ho un profondo rispetto per i protestanti che in passato hanno resistito ai soprusi della Chiesa di Roma - gli eroi della defenestrazione di Praga, gli Ugonotti. Il problema è che il protestantesimo o meglio il presbiterianesimo che abbiamo nell'Irlanda del Nord opera solo in negativo, solo in chiave anti-romana. Rifiuta i dogmi della grande struttura patriarcale della Chiesa di Roma, cosa che in parte faccio anche io. Ma non propone alcuna alternativa o apertura. Basti pensare a un personaggio come Ian Paisley. Però da quanto dice ritorna l'ambiguità del suo rapporto con l'eredità culturale cattolica. Ancora una volta sono molto diverso da Seamus Heaney. Non mi piace affatto il suo Station lsland. L'unico momento alto è la descrizione in forma di "canzone" della morte del giovane assassinato, mal' intero disegno è retrogrado. Non riesco a immaginare di andare oggi a Lough Derg, mi rifiuto di far penitenza per il mio essere uomo di questi tempi. Vuole dire che Heaney è ilprototipo della "capaci'tà irlandese di regredire da una posizione avanzata", come ha scritto nel saggio su Donagh MacDonagh? Basta mettere a confronto il coraggio con cui Clarke denuncia l'influenza clericale in Irlanda e quanto succede in Station lsland, che per assurdo ci spinge a criticare la Chiesa senza liberarcene. Anche questo mio sentimento è però ambivalente. Infatti avrei voluto salvaguardare le ricchezze che la Chiesa ci ha dato, per esempio il latino. Ma non sono mai riuscito a leggere neppure Dante senza difficoltà, perché nonho ancora esorcizzato quello che mi è stato fatto negli anni della giovinezza dai sacerdoti che avrebbero dovuto educarmi. Forse con Time inArmagh ci riuscirò, ma anche lì c'è tanto odio, o meglio, assenza d'amore, di tenerezza - è crudele allontanare dei bambini da casa per dieci anni negando loro baci o abbracci; anzi picchiandoli sistematicamente. Nel saggio che ho già ricordato sull'influenza della poesia moderna sugli scrittori irlandesi lei cita Scoto Eriugena, il filosofo irlandese, lo spiritualista del ritorno totale a Dio, e lo stesso fa Kinsella nella poesia The Furnace, eprima di lui Clarke. È così importante Eriugena per l'anima irlandese? Noi non siamo un popolo di filosofi, abbiamo invece un dono per la poesia lirica. Eriugena è uno dei pochi filosofi irlandesi, vicino ai pre-socratici a quanto ne so, ma a me piace per la stringatezza e per la qualità visionaria di quello che sono riuscito a leggere di suo.C'è una definizione di Dio che trovo commovente, tanto che l'ho messa in cornice nel mio studio. Quando cerca di definire Dio passa al greco e spiega come Dio sia sotto ogni cosa, intorno a ogni cosa, come la presenza divina nella verità alla fine risolva ogni confusione. Definizione mistica di un grande problema. Infine una domanda che ci rimanda al dibattito tuttora in corso in Irlanda e che ha assunto toni accesi in seguito alla pubblicazione della Field Day Anthology oflrish Writing curata da Seamus Deane: esiste una letteratura autonoma irlandese con caratteristiche diverse da quella inglese? È veramente impressionante constatare - e Heaney vi ha giocato un ruolo importante - che la letteratura irlandese, specialmente la poesia, ma anche il teatro con Brian Friel, sta rimpiazzando quella inglese nel ruolo di massima espressione letteraria europea in lingua inglese. Ed essendo un cattolico dell'Ulster, del territorio degli O'Neill, trovo commovente che l'Inghilterra sia stata colonizzata dalle nostre parole. Seamus Heaney è stato il nostro cavallo di Troia, quello che deve fare ora è di lasciar uscire le truppe. Il numero di grandi poeti che oggi operano in Irlanda è veramente notevole. Una vendetta linguistica. L'unica che gli irlandesi potevano ottenere, se si esclude qualche vittoria calcistica. Eravamo troppo deboli fisicamente, ma li abbiamo superati nell'uso della loro stessa lingua. Non dico che lo abbiamo fattò deliberatamente. La nostra storia sfortunata è stata il motore e tutto è cominciato con la distruzione del gaelico. Non si comprende mai abbastanza quale sia stata l'importanza del XVIII secolo. La critica in genere non si rende conto di quanto Swift fosse rabbiosamente irlandese. Odiava esserlo, ma gli inglesi lo hanno reso ancora più irlandese rimandandolo in Irlanda. Ha detto di sentirsi come un passeggero in viaggio verso una terra odiata. Quando «ra sconvolto e furibondo, Swift andava a trovare gli amici nella contea di Tyrone o in quella fii Cavan, facendo lunghe cavalcate in un paese che era sull'orlo della carestia. Si poteva attraversare l'Irlanda di allora solo sapendo il gaelico. Serviva per cambiare i cavalli, trovare alloggio, procurarsi da bere e da mangiare. Quindi Swift conosceva il gaelico e lo ha usato nelle sue opere, e I viaggi di Gulliver si possono leggere come una metafora dell'Irlanda del XVIII secolo, la piccola isola sfruttata dalla grande isola. Abbiamo dimenticato finora Oliver Goldsmith. The Rough Field non è stato altro che un aggiornamento del suo poemetto The Deserted Village. Goldsmith ha scritto un meraviglioso saggio su Carolan, l"'ultimo dei bardi". Goldsmith era cresciuto nel cuore dell'Irlanda dove la vita era, molto semplice, si praticavano gli antichi giochi, le antiche danze. Anche lui era cosciente di quello che stava succedendo, la distruzione di una cultura, di un ordine sociale e della lingua che ne era espressione. La coscienza di essere stato spodestato contraddistingue lo scrittore irlandese, che come gli eremiti di A Footnote on Monasticism: Dingle Peninsula è stato "fiercely dispossessed". Anche Samuel Beckett, che è diventato per rabbia esule volontario perché convinto che il suo paese fosse abitato solo da zotici sotto il controllo e la censura della Chiesa cattolica, anche lui non si considerava altro che uno scrittore irlandese. Potrei concludere con un celebre aneddoto: alla domanda se fosse uno scrittore inglese, Beckett rispose: "Au.contraire". Il dilemma rimane dunque irrisolto. La battuta di Beckett, ripresa da J ohnMontague, riassume l'intero dibattito sull'identità culturale dell'Irlanda odierna, gli opposti esistono in quanto opposti. Le due letterature in lingua inglese d'Europa; cioèfiorite sulle due isole vicine, in una sorta di mise en abyme rispecchiano e perennemente ripropongono il conflitto tragico tra quello che Montague ha chiamato il peccato originale d'Europa- l'intolleranza-e l'unico percorso salvifico possibile, quello dell'Arte. 69

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