Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

CHE SUONO FA UNA FERITA Incontro con John Montague a cura di Carla de Petris JohnMontague è nato nel 1929 a Brooklyn da genitori emigrati dall' Irlanda per motivi economici e politici. Quando ha solo quattro anni, le ristrettezze divenute insostenibili per la "grande crisi" inducono i suoi a mandarlo a vivere in Irlanda presso due zie paterne nel villaggio di Garvaghey. contea di Tyrone, Ulster, "profondo nord" contadino e cattolico. Si laurea allo University College di Dublino nel 1946 e nel I953, tornato negli Stati Uniti, completa gli studi a Yaie, a Berkeley e presso la Iowa University. Questo soggiorno gli permette di conoscere i maestri di quella felice e variegata stagione della poesia americana che va da Auden a Lowell, da William Carlos Williams a Ginsberg e Kerouac. È di nuovo a Dublino nel 1956 con un incarico presso l'ente irlandese del turismo. Nel 1961 è corrispondente dello "Irish Times" da Parigi, dove oltre al connazionale Samuel Beckett, incontra Sartre e Ionesco. Dal 1972 è professore di letteratura inglese presso l'università di Cork, sua vera patria d'adozione dove trascorre tutt'ora parte dell'anno, dividendosi tra l'Irlanda e gli Stati Uniti, da quando nel 1989 ha accettato una cattedra presso il New York State Writers Institute dell'Università di Albany. Nel 1982 il volume di Selected Poem5 contemporaneamente pubblicato in Canada, negli Stati Uniti, in Irlanda e in Inghilterra - dalla Oxford University Press - ha confermato John Montague come una delle voci più autorevoli della poesia irlandese contemporanea. Mail suo non è stato un facile successo. La prima raccolta di poesie, Forms of Exile, fu accettata nel 1958 da Liam Miller, l'intraprendente fondatore della casa editrice Dolmen Press, che riuscì a scuotere la Dublino di quegli anni dal torpore intellettuale seguito alla scomparsa di Yeats nel 1939 e a quella del grande esule Joyce nel 1941. Gli anni '40 erano stati caratterizzati dalla neutralità stizzosamente anti-britannica dell'Irlanda nel secondo conflitto mondiale e dal rigidissimo controllo censorio sulle arti imposto dalle gerarchie ecclesiastiche.L'isola si era ritrovata così nei primi anni '50 ad essere estrema "provincia" del mondo occidentale, chiusa tra oscurantismo e estraneità alle grandi problematiche culturali sorte nel dopoguerra. Patrick Kavanagh e Austin Clarke, le due voci poetiche più rappresentative di quel momento di trapasso, dovettero lottare tutta la vita perché la loro disperata ricerca espressiva venisse accolta dal pubblico irlandese. Solo alla fine degli anni Sessanta nel mondò si torna a parlare dell'Irlanda, ma delle sei contee che costituiscono l'Irlanda del Nord, provincia del Regno Unito, per il radicalizzarsi dello scontro tra minoranza cattolica e maggioranza filobritannica di confessione presbiteriana. E contemporaneamente e inopinatamente si assiste all'improvviso successo internazionale di un gruppo di poeti originari della tormentata regione dell'Ulster - Seamus Heaney, Derek Mah on, Michael Longley, il più giovane Paul Muldoon e altri. Non miglior fortuna dei loro predecessori Kavanagh e Clarke avevano avuto dunqµe agli esordi John Montague e il coetaneo Thomas Kinsella, esuli in patria, voci nel deserto di un paese diviso tra ambizioni neocapitalistiche a sud e conflitto di classe a nord, intriso di rivalse etnico-religiose. Si può dire che solo di recente la critica, ammaliata dalle splendide prove dei più giovani poeti dell'Ulster, li ha riscoperti come autentici precursori. Tema caro a entrambi è quello della civiltà e della lingua gaelica, cancellata dai colonizzatori e rinnegata dai vinti, le cui tracce segnano il territorio con il criptico valore dei toponimi. Il paese dell'infanzia di Montague, Garvaghey, in gaelico suonerebbe garbh achaidh, il "campo accidentato" e The Rough Field ( 1972) è appunto il titolo della raccolta in cui Montague affronta il problema della sua gente, la comunità cattolica dell'Ulster contadino, della cui memoria ancestrale sono depositari i vecchi, sviliti relitti di un passato eroico. La forma è quella del collage - citazioni da documenti storici, contributi originali, antiche incisioni, le fonti più disparate. Il proposito è quello di denunciare una volta per tutte che "qui è morta una civiltà". La Sean Bhean Bhocht, la "povera vecchia", strega di ieri, oggi misero fagotto di stracci maleodoranti, può solo spaventare il piccolo John: "L'età non è saggezza né autorità,/ Anche se reclama entrambe,/ Tessendo una litania di leggende contro la morte." La campagna irlandese, luogo scabro e accidentato, nasconde "perle vere. / Roccia o rudere, fortezza o dolmen/ Rivelavano solo il ricordo che sfida la crudeltà/ Con un nome incrostato di immagini." Il "nome incrostato di immagini" rimane sospeso sul vuoto ereato dalla soppressione della "lingua-madre" che dava senso alla sintassi del vivere. In un'altra poesia Montague prende in prestito un'immagine macabra da un antico ritornello e l'inglese di oggi è la "grafted tongue", lingua trapiantata nella testa mozzata da un nemico: "muta, insanguinata, la testa mozzata ora soffoca nel sillabare un'altra lingua". Nella intera produzione montagueana si avverte prepotentemente il problema più generale della letteratura fiorita in Irlanda negli ultimi due decenni e scritta per la maggior parte in inglese, ma spesso anche nell'antico gaelico.- che si fonda sul rapporto tradizione/traduzione/ tradimento e di concerto sull'ambiguo sentimento di odio e amore che lega gli scrittori irlandesi alla letteratura inglese, eredità della colonizzazione. Ma John Montague è anche un intellettuale cosmopolita, raffinato cultore di musica, da quella antica irlandese del cieco arpista Turlogh Carolan (1670-1738) a Bruckner e a Mahler. Poeta dei sensi, eccitati o sopiti - "talismano/ di calma, da invocare contro/ il disagio, contro il male" - e ancora attento archivista dei moti del cuore nell'oscuro deserto della grande metropoli - "Un altro triste addio all'aereoporto; I Nessuno dei due parla, en garde, I Per timore che una qualsiasi parola possa ferire" -, di epifanie erotiche rischiarate da una esatta "chosen light". La sua precisione antiretorica del dettaglio echeggia nelle prove poetiche delle numerose donne che sono riuscite a imporsi in quello che dai più è considerato un nuovo Rinascimento irlandese, secondo solo cronologicamente a quello di W.B.Yeats. Bastino i nomi di Eavan Bolan, Nuala Nf Dhomhnaill e Medbh McGuckian, diverse per temperamento, età, percorsi e persino lingua - la Nf Dhomhnaill scrive in gaelico. L'esplodere negli anni Sessanta della lotta irredentista non risolve però nella poesia di Montague il conflitto tra io pubblico e io privato a solo vantaggio del primo. The Rough Field è stata una sorta di tregua splendida emomentanea: tentatiyo di interpretare il passato collettivo, anestetizzando il dolore dell'individuo. Nelle raccolte successive A Slow Dance (1975), The Great Cloak (1978) e The Dead Kingdom (1984) l'urgenza dell'impegno politico è tenuta a freno dalla necessità di seguire i più segreti percorsi dell'amore. I tempi sono oggi maturi per un' altra tappa del percorso poetico di John Montague. "Linea d'ombra" nel numero di marzo del 1988 ha pubblicato quattro poesie di Montague tradotte da Alessandro Gentili. 65

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