POESIA/SEFERIS reduce da paesi stranieri, apri per caso una cassetta chiusa da gran tempo e vi trovi brandelli d'abiti che portavi in ore liete, in feste con tante luci colorate, specchiate che declinano sempre: resta solo l'aroma dell'assenza d'una figura giovane. • In realtà non sono quelli i resti: il rudere sei tu. E ti dànno la caccia con la loro strana verginità in casa nell'ufficio e nei ricevimenti dei signori, nel timore del sonno, inconfessato. Parlano di vicende che vorresti inesistenti o postume, ardua cosa, perché ... " - "Le statue stanno nel museo. Buona notte". - " ... perché le statue non sono più reliquie, noi lo siamo. Le statue si piegano appena ... buona notte". Si divisero qui. Lui prese l'erta che porta ali' Orsa, e lei andò verso la spiaggia illuminata dove soffoca l'onda la voce della radio. La radio - "Vele al soffio del vento: altro non serba del giorno la mente. Dall'aroma del pino e dal silenzio un mite balsamo scenderà sulle ferite che partendo c'infersero il mozzo, la cutrettola, il pigliamosche, il ghiozzo. Donna che sei rimasta senza più tatto, senti i funebri dei venti. Vuoto è l'aureo barile il sole non è più che un cencio vile al collo d'una donna d'età media che tosse senza fine né rimedio. La fuggitiva estate con le some d'oro le grava il pube e gli òmeri. O donna che hai perduto la luce, ascolta l'eco: senti? è il canto del cieco. Chiudi i vetri: fa scuro. Con le canne di ieri fatti uno scacciapensieri, per quanto bussino alla porta non aprire: gridano ma non hanno cosa dire. 60 ,I Raccogli ciclamini, aghi di pini, gigli alla sabbia, ailèmoni marini. O donna a cui la testa dà di volta, il mortorio dell'acqua passa: ascolta. - Atene. Fulminei sviluppi dei fatti che apprese esterrefatta la pubblica opinione: "Ormai non c'è più tempo" ha detto il ministro testé. - ... Raccogli ciclamini ... aghi di pino ... i gigli della sabbia ... aghi di pino ... donna ... - ... schiacciante superiorità. Guerra ..." Pèrmuta d'anime il diofa 2 • III 11naufragio del 11Tordo" "Questo legno che dava frescura alla mia fronte quando il meriggio bruciava le vene darà fiore in aliene mani. Prendi, te lo regalo: è legno di limon~ ..." Udii la voce mentre guardavo il mare, per discernere un vascello affondato da anni: si chiamava il "Tordo": un naufragio da poco: le alberature rotte fluttuavano sbieche nel fondo, come tentacoli o memorie di sogno, indicando lo scafo, bocca opaca d'un gran cetaceo morto spenta nell'acqua. Attorno si dispiegava una bonaccia immensa. Altre voci, a vicenda, a poco a poco seguirono - sussurri esigui, assetati, affioranti dall'altra parte del sole, dalla tenebra - parevano ansiose di bere sangue, una stilla: voci note, ma non sapevo scemerle. E venne la voce del vecchio: l'intesi cadere sul cuore del giorno tranquilla, quasi immota: " Se mi condannerete a bere la cicuta, vi ringrazio: sarà, il vostro diritto, il mio diritto: e dove andare girando per paesi stranieri, come pietta rotonda? Preferisco la morte: chi va verso migliore sorte lo sa Dio". Terre del sole, il sole non sapete fissarlo. Terre dell'uomo, l'uomo non sapete fissarlo.
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