Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

..,. .. GIORNI 1925 -1934 Ghiorgos Seferis traduzione di Katerina Papatheu Venerdì, 4 settembre 1925 Mentre scendeva la sera, la casa mi cacciò fuori. Andai in giro per strade povere, così tanto polverose, buie; sprofondai fino alle caviglie nella polvere in schegge di pietra 1 • Nei fari delle automobili Ford - ne hanno fatto autobus - tentai di ritrovare le case che avevo un tempo conosciuto: così, per arrampicarmi su qualche ricordo. Non vidi nient'altro che un cumulo di macerie. Ah! Quanto fragili si diventa sulla macina della lontananza ... 22 ottobre 1925. Mattino Sono salito sul Licabetto 2 • Il senso della rupe. Un soldato alla vedetta; un altro, al pozzo, sta a lavarsi i piedi su di una pietra. Voci improvvise e strepito di una trentina di ragazzi a cui un'insegnante tedesca fa da guida. La chiesa, bianca ed indifferente, in cima a tutti loro, come un vecchio in fondo a un grande letto, dove siedono, dormono, fanno l'amore, un mucchio di figure piccole e grandi - gira loro le spalle e si trascina avanti verso la morte [...] Mercoledì, 30 dicembre 1925 Mi sono svegliato alle cinque; una luna di carta serica attaccata ai vetri; lacrime dell'alba; ora violetta 3 - "viola-anticogreco". Amaro sapore del risveglio, sapore salmastro dell'incertezza del futuro; disgusto. La mia debolezza nel darmi interamente a cose che neppure sfiorano l'intimo del mio cuore; il mio odio per ogni legame[ ...] L'abitudine di pensare non a ciò che ho fatto ma a ciò che ho amato. Poi, le mie reazioni, affinché diventi una persona "seria", il tentativo di cacciare via i pensieri cari o almeno quelli che mi danno un senso di piacere[ ...] Narciso era un uomo immobile che vedeva affogare il suo io. Giovedì, 14 gennaio 1926 [...] La grazia dell'Attica; talvolta una finezza quasi giapponese. Il bisogno di riprendere tutto dall'inizio, di vivere di nuovo in modo umano, in modo profondo, ogni nostra cosa [...] La terra, il cielo. All'improvviso, la piccola chiesa bizantina; sulle icone, occhi scavati, volti diruti, simili a teschi.Tutt'intorno, baracche e miserabili case. Piccioni sui tetti, le ·ali arruffate; faraone, galli, galline, una capra dal panciotto nero: un'intera popolazione, indifferente. Il giovanotto, che ha viaggiato in America, fumava e gettava la cenere con fare ostentato, con il mignolo. Una ragazza del popolo, civetta, bella.L'autobus Ford. Un desiderio di felicità, di riposo, come dopo un concerto. La piccola vita del popolo dentro la propria gabbia: pensai alle grandi città. Lunedì, 5 aprile 1926 Ricordarmi quando la vita ostenta maggiore pietà, ricordare la mia vita immaginaria di adesso. Vivo in uno stato di sogno (adopero la parola sogno in senso medico). Nell'intimo logorato da parte a parte dalla fame, la mia fame. E poiché non ho alcuna gioia, i ricordi vengono e si avvolgono intorno al tronco dei miei 52 desideri, come l'edera - tanto che di quando in quando ho la sensazione che mi possegga un'altra anima. Mi prende un senso di vertigine 4 • Comprendo adesso la grazia divina: risultato della stanchezza estrema. La grazia giunge quando ti abbrutisci così tanto dal dolore che non riesci a ricordare neppure le tue battaglie. Credi di aver vinto il momento in cui ti hanno sconfitto. Per tutto il giorno, ieri, un vento molto forte; per tutta la notte e per tutto il mattino, oggi; un folle soffio di vento con gocce d'acqua gelata: quasi grandine. Ed è aprile. Fa freddo; nel salone hanno acceso un fuoco. Vidi il bagliore sui vetri della porta, mentre andavo nella mia camera - visione di una vita pacificata. Sfogliai ad A* il diario di Amiel. Certo, a volte pensieri importanti e una forza inimmaginabilmente penetrante. Ma sentii come il pungolìo di un ago quando riflettei, con infinita compassione, su quest'uomo che per anni e anni sedeva davanti a un foglio bianco, intingeva la penna e lo anneriva con pazienza, con insistenza: l' anneriv.a col proprio io. Al diavolo, facciamo tutti la stessa cosa, e non solo sulla carta. Sabato, 28 maggio 1926 Ieri e ieri l'altro sull'Acropoli: sere di luna piena. Linea dell'lmetto5, la linea più pura che abbia mai visto; il ·costante stupore che si tratti di una linea tracciata dalla natura e non dall'arte; è quasi invisibile qui la differenza. Eretteo: ginocchia di quelle ragazze che non sono né donne né colonne, ma strutture portanti; strano, il peso che sollevano, non lo si avverte né sul loro capo, né sul collo, né sulle spalle, ma nella gamba tesa e nel petto6 [...] Ho ascoltato questo, oggi, da un profugo: fuggivano da Smirne; quando sbarcarono sull'isola di Chios, ogni cosa, negozi, case, porte, finestre, si chiusero ad un tratto. Lui con sua moglie, nel branco; il bimbo di sei giorni a cui dare da mangiare piangeva, sdiavolava. La mamma chiede dell'acqua; da una casa le risposero: "Una dracma al bicchiere". E il padre che racconta: "E allora ho sputato in bocca al bambino per fargli passare la sete". Kifissià, 7 settembre 1926 Scrivo come uno che si apre le vene. Scrivo per rimandare una confessione; qualunque cosa scriva deve essere per me qualcosa che asso~gli alla sospensione di una pena. Nessuno confessa, giacché non può volerlo. La volontà più salda si ferma al confine della confessione sostanziale. Oh, si possa morire ... Mi sento malato; non riesco a governare il mio cuore, il mio pensiero - solo appena il mio esprimermi. Non so più amare, non so provare ammirazione. Sono un animale ammalato; melanconia sincera. Ricordo quel cane rabbioso che fu avvelenato i primi giorni in cui venimmo a Kifissià7 • Quanto tempo gli servì per crepare? Un pomeriggio intero. Un pomeriggio perun cane; per noi deve equivalere a molti giorni. Riusciva a mala pena a reggersi in piedi; il suo ventre gonfio sembrava un soffietto. Poi, quando cadde, le sue zampe

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