Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

..,. . OMAGGIO A GHIORGOS SEFERIS Da tempo volevamo un "omaggio a Seferis", che con Kavafis è il massimo poeta della Grecia moderna. Assieme alle pagine di Giorni mai prima tradotte, per cura di Katerina Papatheu, abbiamo voluto riproporre Il "Tordo", uno splendido poemetto del '47splendidamente tradotto da Filippo Maria Pantani nel 1963 ne.Ile Poesie dello Specchio mondadoriamo, oggi introvabili, e splendidamente commentato da Vittorio Sereni nella prefazione alle opere scelte di Seferis pubblicate al Club degli Editori nel 1971, nella collana dei Nobel. Questa prefazione è stata raccolta dall'autore in Letture preliminari ( Liviana, Padova 1973). Ringraziamo tutti gli aventi diritti per aver contribuito alla realizzazione di questo "omaggio", che speriamo possa accostare a Seferis nuovi lettori, e ricordiamo che, in lingua italiana, oltre ai volumi citati, di Seferis sono stati pubblicati tra l'altro, sempre a cura di Pontani, i saggi Le parole e i marmi (Il Saggiatore 1965), Note per una "Settimana" (All'insegnadelpesced'oro 1968), Tre poesiesegrete(Mondadori 1968) e l'antologia di Poesie e prose (Fabbri 1969). (G.F.) ALLARICERCADI UN'ITACA Katerina Papatheu GhiorgosSeferis (pseudonimo di Seferiadis) nasce a Smirne in Asia Minore, il 13 marzo 1900. Nel 1918 è studente di giurisprudenza a Parigi dove viene in contatto con i più recenti movimenti letterari. Nel 1922 vive la Catastrofe che sradicò l'antico mondo ellenico dal luogo in cui viveva da tremila anni: l'armata turca capeggiata da Kemal proclama la rivoluzione nazionale; entra a Smirne; la incendia e ne massacra gli abitanti- i più fortunati vengono ridotti in schiavitù. Solo poco più di un milione di profughi riesce a sbarcare in Grecia. Fu il naufragio del sentimento collettivo greco; e ad un tratto Seferis sente diventare se stesso un nomade come gli altri, e cercare anch'egli nel viaggio un luogo in cui poter ritrovare la propria identità. Nel 1925, ad Atene, Seferis inizia la stesura del romanzo Exi nichtes stin Akròpoli (Sei notti sull'Acropoli) e del diario Meres (Giorni) che comprenderà gli anni che vanno dal 1925 al 1956 (editi postumi). Nel 193 l pubblica la sua prima raccolta poetica, Strofi (Svolta), dove si aIJontana dal patetico lirismo in cui andava esaurendosi la poesia greca e, inserendosi in una dimensione europea, si avvale dei canoni della "poesia pura" sulla scia di Valéry, ma smorzandoli con i toni colloquiali e dimessi della poesia laforguiana: insomma una vera e propria "svolta". E a questa seguirà la plaquette 1 Sterna (La cisterna, 1932), in cui il procedimento simbolicoallusivo si accentua fino a un totale ermetismo. Seferis è ormai una importante e matura presenza nel panorama letterario greco, dando - come egli stesso scrive nella chiusa - "una lezione del silenzio". Nominato nel 1931 viceconsole a Londra, "scopre" la poesia di Thomas Stearns Eliot: ne comincia a tradurre le opere teatrali e in seguito The Waste Land. Il poeta angloamericano ha un'influenza determinante sulla sua poesia: ritroviamo il senso dell'impersonalità dell'arte e dell'eterna contemporaneità del tempo. Nel i934 Seferis si trasferisce ad Atene; l'anno dopo pubblica Mythistòrima (Leggenda). In questa raccolta, composta da ventiquattro unità- come ventiquattro erano anche i libri dell'Odissea - nell'ambito di una maggiore economia retorica si celebra una vera e propria "epifania di miti". Lo stesso titolo, tradotto con "leggenda", è in realtà un neologismo ottocentesco che significa "romanzo", composto dai termini "mito" e "storia". Siamo con quest'opera chiaramente nel campo delle "allusioni concordate" di matrice eliottiana, in cui si cerca di ridare vitalità al mito che nei tempi antichi era "un senso comune ... che poteva risvegliare negli so animi un mondo intero di paura o speranza". Il mito pagano dell'eterno ritorno, legato ai drammi rituali di morte e risurrezione, con il conseguente distacco dalla mitologia cristiana, è reso da personaggi della letteratura classica che non hanno però più nulla della loro primitiva eroicità e che, divenuti mediocri nell'odierno mondo mediocre, parlano, in una sorta di. monologo interiore, di ingiustizie, disfatte e inautenticità. E la ricerca non è la ricerca del perduto eroismo e delle gloriose avventure, ma piuttosto la ricerca della pace, di una pace identificata con la morte. Si vide in quest'opera un'allusione all'eccidio di Smirne, ma vi è molto di più della registrazione di un fatto di cronaca: è la dolorosa registrazione di un' odissea umana, iniziatasi sin dai tempi di Omero (per una strana coincidenza anch'egli nato sulle sponde dell'Asia Minore, e probabilmente proprio a Smirne), e parte ormai integrante del destino greco. Questo motivo verrà poi reiterato in Gymnopedia ( 1936)e in Tetradioghymnasmaton (Quaderno d'esercizi, 1940). ' Divenuto addetto alla direzione della Stampa Estera, alle dipendenze del ministro Nikulidis (il più stretto collaboratore del dittatore Metaxàs), con l'ingrato compito di controllare i corrispondenti esteri, Seferis avverte il disagio della sua posizione: è in equilibrio instabile tra il disprezzo verso i personaggi politici e il fanatismo dell'epoca, a cui la sua mansione lo lega. Con accenti accorati afferma che in tali epoche d'orrori non è il poeta che sceglie la torre d'avorio: sono gli altri che ce lo chiudono dentro. Le sue opere liriche vengono raccolte in lmerologhio katastròmatos (Giornale di bordo, I, 1940), che riflette l'agghiacciante presagio degli imminenti eventi bellici, in un clima di generale e ansiosa attesa. Seferis qui rievoca l'antichissimo "dramma di sangue" di Mythistòrima, nell'attesa di Nunzi "lerci, ansimanti" che comunichino la catastrofe a uomini inetti e mediocri, incapaci di comprendere e di assumere una decisione. Nel 1941 i Tedeschi attaccano la Grecia ed egli dà un'importante dichiarazione morale ai corrispondenti esteri: "Ora sappiamo che esiste un nuovo ordine in Europa; sappiamo che cosa significa: assassinio dei deboli; uso delle più abbiette forme di menzogna per commettere questi delitti; Io sterminio sistematico delle piccole nazioni". E di nuovo per lui iniziano altri lunghi anni di peregrinazione all'estero: segue il governo greco in esilio prima a Creta, poi in Egitto, dopo a Johannesburg e a Pretoria e di nuovo in Egitto, dove pubblica Dokimès (Saggi, ediz. finale 1974), in cui enumera le sue idee e i suoi convincimenti sull'arte. In lmerologhio, II (1944) prende una parte più attiva ai fatti bellici denunciando con feroce sarcasmo le assurdità dei "partitumi parassitari" e dei loro grotteschi comportamenti; è un'adesione incondizionata alla libertà, una ribellione che lo fa invocare qui, per la prima volta, il nome di Dio. Inizio e fine della sua odissea folgorano, nella sua coscienza, nello spietato chiarore lunare che invece di mostrare la strada al viandante mostra "metropoli che vissero millenni e decaddero a pascolo di capre". Nello stesso anno si dimette: è ora alle dipendenze di Papandreu, capo del governo di Unione Nazionale; viene mandato in missione a Londra e poi in Italia. A ottobre la guerra ha termine, Seferis torna nell'Atene liberata, ma due mèsi dopo scoppia la guerra civile. Alla sua fine, nel 1949, segue un incessante clima di terrore cadenzato da un'altalena di dittature che si protrarranno fino al 25 novembre 1973. Nel 1947 pubblica il poemetto 1 "Kichli" (Il "Tordo"). Nominato c;onsigliere d'ambasciata ad Ankara (1948) e a Londra (1951), nel '52 è infine ambasciatore e inviato in Libano, Siria, Giordania e Iraq. Nel 1955 pubblica lmerologhio, ID: qui denuncia la situazione in cui la Grecia si trova e, incurante del pericolo in cui poreva incorrere per la sua posizione, rievoca dolorosi avvenimenti del passato classico e bizantino, l'eterna e angosciosa lotta per la libertà e la giustizia. Nel '57 assume la direzione del Ministero degli Affari Esteri ed è inviato l'anno dopo alle Nazioni Unite come membro della delegazione greca a colloquio per la questione cipriota. Nel 1961 gli si conferisce il Premio Foyle per la poesia. L'anno dopo rientra ad Atene per motivi di

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