Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

aveva contribuito al "massimo consenso" di cui parla Fofi e alla ipostatizzazione del regime. Ebbene, anche la contestazione al regime ha rispecchiato il medesimo modello centripeto. A far da levatrici al tracollo non sono state le ali, né quella di destra, né quella di sinistra (a sua volta scombussolata dalla fine del bipolarismo internazionale), ma forze di centro in nome di valori di centro. Il principale sfidante emerso dall'esterno del sistema politico, laLega, affonda le sue radici tra gli umori di un elettorato democristiano ormai secolarizzato (come ha mostrato Luca Ricolfi). I principali sfidanti emersi dall'interno - i Popolari di Mario Segni e (ahimè tardivamente) il Pri di Giorgio La Malfa - si muovono grosso modo nella stessa orbita. E non è senza significato che quando alcuni esponenti della sinistra hanno cercato di sostenere il "nuovo" con un patto trasversale (Alleanza democratica) hanno finito per riprodurre un raggruppamento di tipo centrista che cerca di tener insieme forze laburiste e imprenditoriali. In alcune di queste forze può essere presente una maggiore venatura neoliberista tipicamente di destra (la Lega), in altre si punta piuttosto sul progressismo e il solidarismo (Alleanza democratica). Ma in ogni caso vi è una forte tendenza a occupare uno spazio centrale. La rivoluzione italiana è una rivoluzione del centro contro il centro. Guardiamo, del resto, ai valori enunciati dai fautori del "nuovo". Essi sono: onestà, pulizia, trasparenza, legalità, competenza. Non sono valori tipici della sinistra. Ma nemmeno della destra. Sono valori centrali. Capisco che appaiano inconsistenti o ingannevoli agli occhi di Ingrao o di Pintor che hanno sempre Facce nuove e pezzi di ricambio (foto di Gerbasi/Contrasto). IL CONTESTO avuto in mente progetti ben più ricchi e impegnativi. Ma non sono da buttar via. Sono il presupposto elementare di qualunque progetto. E, soprattutto, costituiscono l'esatto contrario dei valori professati (spesso fin troppo apertamente) dal regime: disonestà, arroganza, illegalità, incompetenza e cinismo. Il regime non è crollato. perché era socialmente iniquo (se fosse stato solo socialmente iniquo sarebbe ancora in piedi), ma perché si era trasformato in un'oligarchia neo-feudale dominata da affaristi senza scrupoli. L'attuale rivoluzione - ancorché "moralista" secondo i suoi critici - ce ne sta liberando. Non è davvero poco, visto che in mezzo secolo non c'eravamo riusciti. Ed è comunque un punto di partenza irrinunciabile da cui non ha senso tirarsi indietro.L'unanimismo non deve fare paura: quando le oligarchie crollano è perché tutti gli altri le hanno riconosciute come tali. La reductio ad duo I problemi in cui si imbatte una rivoluzione di centro sono molti. Primo fra tutti quello di una certa piattezza. Tutti sostengono che l'alternativa alla partitocrazia (frantumata e centripeta) è ·un sistema politico bipolare. Ma il progetto teorico non corrisponde alla forma concreta delle nuove forze che è tutta proiettata al centro. La reductio ad duo è in queste condizioni un'impresa davvero disperata. Nessuno vuol fare la parte del polo conservatore. Tutti vogliono costituire il polo progressista che, proprio per questo, si presenta in realtà come un polo centrista. Altri, infine, (il fronte del "no") si rifiutano di partecipare al nuovo gioco che non considerano fatto per loro. Insomma il vecchio regime è caduto prima che un nuovo assetto di potere riuscisse a prendere forma. Si è generato un vuoto che nessuna ,delleforze in gioco è stata in grado di colmare. Si sarebbero dovuti inventare nuovi 5

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