Linea d'ombra - anno XI - n. 83 - giugno 1993

STORIE/TEKIN ciglia e sulle calde guance. Dapprima credettero fosse un bel sogno in cui il cielo, trasformatosi in neve, benediceva le case. Poi le grida ruppero le tenebre. Donne e uomini di tutte le età si precipitarono fuori con i loro poveri indumenti e accesero le lanterne. Tutti si misero alla ricerca dei tetti e dei bambini. Con nenie lamentose le donne annodarono i loro fazzoletti e fermarono la corsa del vento per impedirgli di trascinare via altri figli. Uno dei tetti fu trovato nel cortile della fabbrica di lampadine, catapultato tra due gelsi. Il bambino nella culla appesa al tetto era rauco a furia di piangere, gli occhi sbarrati per la paura. Altri tetti, invece, erano atterrati uno accanto all'altro sulla piana ai piedi della fabbrica di porcellana. I bambini usciti dalle culle andavano gattoni sulla neve giocando con i cocci rotti il cui tintinnio si mescolava nel vento ai loro deboli singhiozzi. Sollevate, le donne strinsero al petto i loro bimbi tremanti e si rifugiarono nel deposito di carbone della fabbrica. Gli uomini trascinarono i tetti a uno e due per volta e li rimisero sopra le pareti. Per non farli volar via li fissarono con corde robuste e assi di legno inchiodate. Poi legarono le corde ai piedi dei sofà. In seguito, nelle giornate di vento, le corde vennero tese per rafforzare i tetti. Mentre gli uomini si adoperavano a sistemare i tetti, tutti gli uccelli della città raggiunsero il misero quartiere e girando in tondo cominciarono a schernire dall'alto i tetti incapaci di prendere il volo. Cip cip tettino vola via Fatti ali delle culle Dacci un bimbo Cip cip bimbo vola via. Per giorni e giorni gli uccelli volarono in cerchi sopra il quartiere. Le ampie volte nel cielo e i loro squittii rivelarono il nuovo insediamento. Mentre gli uccelli si divertivano con il loro cip cip bimbo, giunsero i demolitori. - Non mettiamoci insieme, saremo circondati e le nostre case abbattute. Le donne posero i bimbi a terra e afferrarono le asce, gli uomini appoggiando il petto sui manici delle pale si misero davanti alle baracche, pronti alla difesa. Dopo aver abbattuto con un calcio la parete di una baracca, un demolitore prese il primo colpo da una donna zoppa. Crollò a terra nel sangue e rotolò fino al fiumiciattolo. I baraccati piombarono allora sui demolitori. Con un battito d'ali gli uccelli ripresero quota fino alle nubi. I demolitori fuggirono verso l'acqua abbandonando i picconi. Quella sera fecero la comparsa grandi camion, cinque dei quali dietro una jeep si inoltrarono nello spazio occupato dalle baracche. Accesi i proiettori, le mitragliatrici furono puntate. La gente minacciata dalle armi fu costretta a radunarsi sotto le luci. - Non mettiamoci insieme, se ci circondano siamo perduti. La battaglia durò circa un'ora, alla fine il popolo del quartiere venne circondato. Tutto scomparve sotto le pareti abbattute. Alla prima luce del giorno, ammassati nei camion, vennero portati via. Quando i camion non furono più visibili, gli uccelli venuti a giocare con i tetti uscirono insieme dalle nubi. Dai loro occhi piume bagnate caddero sulle macerie delle baracche. Poi se ne volarono via. Passato il mezzogiorno tutti fecero ritorno alle baracche. Disperati, girovagarono tra i resti delle loro cose che gli accattoni nel 42 frattempo avevano accuratamente rovistato e che il vento aveva sparso in tutte le direzioni. Prima la loro rabbia si versò in lacrime. Poi, a denti stretti, si misero in azione. In un attimo recuperarono le assi frantumate e le incrociarono. Unirono insieme i k:ilim stracciati e vi inchiodarono sopra pezzi di lamiera, mentre i bambini ammucchiavano in fretta e furia le pietre e i mattoni intatti. Quella stessa sera furono erette nuove baracche alte la metà di quelle abbattute. I soffitti furono coperti con pezzi di plastica ripescati dai rifiuti, brandelli di tessuti e di k:ilim. Al posto dei mattoni si ammassarono resti di terraglia recuperati dagli scarti della fabbrica di porcellana. Solo dopo la mezzanotte la gente entrò nelle nuove baracche, esausta ed esasperata, e pian piano si addormentò ascoltando il sibilo del vento tra le pareti. Uno dopo l'altro i pezzi di terraglia volarono via, i k:ilim e la plastica sbattuti dal vento caddero al suolo. L'acqua infiltratasi tra le mattonelle formò all'interno delle baracche larghe pozze. Attraverso le fessure un palmo di neve si posò sulle culle, ma nessuno si svegliò finché i bambini non cominciarono a piagnucolare. Pian piano le donne si alzaraono, accesero le lanterne infrante, scavarono canalette in ogni baracca per far scorrere l'acqua, sbatterono via la neve dai materassi e rimisero i brandelli di k:ilim e stoffa sui soffitti. Verso l'alba, una baracca si arrese al vento; un bambino venne trascinato assieme al tetto nel cortile della fabbrica di lampadine dove morì intrappolato sotto le pietre e le assi. La mattina lo avvolsero in una vecchia coperta e il suo corpo fu portato da tre uomini in un cimitero lontano. Di nascosto scavalcarono il muro di cinta, il bambino di soppiatto abbandonò la coperta a terra e volò · via. La madre si strappò i capelli e si squarciò il corpetto. Riempitasi la gonna di sassi, salì al punto estremo della collina e scagliò i sassi al vento urlando insulti e ingiurie finché venne trascinata giù a forza. Da allora il luogo fu battezzato "Punto di Scaglia". Là i bambini nelle prime ore del mattino si appostavano per segnalare l'arrivo dei demolitori. Una mattina scesero di là, leggeri come uccelli, per annunciare che una banda di uomini muniti di picconi luccicanti si avvicinava alle baracche. Prima che potessero riprendere fiato, i picconi si abbattevano sulle pareti. I camion circondarono la gente precipitatasi sui demolitori e sull'istante le baracche furono rase a suolo. I demolitori se ne andarono con i loro picconi sulle spalle, i camion si ritirarono. Opachi raggi di sole penetrarono le macerie, e mentre il rombo dei camion si allontanava si udì un flebile pianto. Si"rma, stringendo al petto un mattone intatto, stava tremante davanti alle baracche abbattute. Mentre altri bambini erano alla caccia di sassi e pezzi di lamiera per tutta la collina, il suo tremito aumentò d'intensità. Quindi cominciò ad agitarsi e contrarsi. Posò a terra il mattone che stringeva al petto e lo coprì con il suo corpo. Si strappò i capelli e li offrì al vento. Le donne la circondarono e le legarono i polsi. Tenendola per i capelli scompigliati la scossero, gettarono acqua sul suo viso, le tapparono la bocca con uno straccio per non farle serrare i denti. Sfinita per le convulsioni, con gli occhi sbarrati e le mani legate, Si"rma crollò, e tutto fu silenzio. Fino ali' alba seguì con gli occhi la gente tirare su nuove baracche alle deboli luci delle fiaccole. La mattina sua madre, sorreggendola per un braccio, la trascinò alla sua nova casa, la fece stendere e le slegò i polsi.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==