Istanbul, foto di Vincenzo Cottinelli. su mille, un'occasione su mille. Era così felice che non dovessimo più lavorare per gli altri. Era pazza di gioia, ma non è vissuta abbastanza. Non poteva più lavorare come una serva, l'ammazzava. E ha passato tutta la vita a lavorare come una schiava. Non è vissuta per vedere qualcosa di meglio. Tu sei un'altra madre per quest'orfano. Fa' quello che credi meglio." La giovane ragazza Dondu camminò verso Jennet senza togliere il suo seno di bocca al bambino. Aveva il viso caldo come una fiamma di carbone acceso. "Zia Jennet," disse curvandosi al suo orecchio, "quando il bambino succhia mi sento strana, provo piacere ... Sento piacere per tutta la schiena. Mi piacerebbe che succhiasse così per tutto il giorno, mi piacerebbe che ci fossero dieci bambini a succhiare così. È così bello ..." "Non fare la scema," disse Jennet, "succede così a tutte." Verso sera tornò a casa lo zio di Ismail. Era un uomo grosso e goffo. Sul viso bruciato dal sole aveva fili di paglia, scorze di grano e polvere. "lsmail !" disse. "Ismail, dicono che vai in giro con il bimbo in braccio e lo culli notte e giorno. Dicono che stai perdendo il cervello." Il bimbo era disteso su una coperta vicino al puntello in mezzo alla capanna. Piangeva. La moglie gli fece dei segni da dietro e il vecchio si çontenne. "È così, Ismail? Abbiamo saputo cosa ti è successo, e il nostro cuore sanguina." "Uomo," disseJennet, "manda a chiamare Musdulu. Digli che venga. Sua moglie sta allattando. E così Emine, la zoppa. C'è STORIE/KEMAL anche Huru, ma lei non riesce neanche a badare a suo figlio, poveretta. La moglie di Musdulu è piena di latte, ed è pulita. Manda qualcuno a chiamare Musdulu. La moglie mi ha detto che se Musdulu è d'accordo lo allatta lei." Poco dopo arrivò Musdulu accompagnato dal ragazzo che era andato a prenderlo. Era un uomo molto basso. Il grande fazzoletto rosso che teneva annodato attorno al collo della sua giacca color azzurro da marinaio colpiva gli occhi. Portava un cappello nuovo sui capelli ben pettinati. Anche il suo shalvar era nuovo. Ai piedi aveva scarpe gialle di Adana con le suole rovesciate. Lo zio prese Musdulu per mano e lo fece sedere. "Figlio mio," disse, "mio buon Musdulu." Indicò il bimbo disteso a terra presso il sostegno della capanna. "Vedi ... Dio ci protegge tutti. L'uomo è una creatura piena d'affanni, ma se non ne avesse avuto bisogno Dio non sarebbe sceso ad aiutarlo. Tua moglie ha molto latte. Ismail non risparmierà nulla. Due invece di uno, cosa dici? Una buona azione non si dimentica mai. Fa' una buona azione e gettalo nell'Oceano, se i pesci non lo vogliono lo vorrà Dio. Fa' una buona azione ... Dio lo saprà." Musdulu teneva il capo basso, le labbra strette. Stava in silenzio. "Figlio mio," disse ancora lo zio di Ismail, "lo sai che è tempo di raccolto. Nessuno a casa. Né donne né bambini ... questa è la situazione di Ismail. Immagina un po': si scioglierebbe un cuore di pietra. È solo, pover'uomo. Ha avuto un'occasione su mille di lavorare per conto suo. Non può perdere questa occasione per il bambino. Cosa dici, Musdulu? Non hai nulla da dire, figlio mio?" Musdulu non si era mosso. Sedeva immobile, col capo piegato. "Non capita tutti i giorni di poter fare una buona azione," 35
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