STORIE/KEMAL qui senza cibo né acqua.' Il suo viso era come di cera, tutto giallo e liscio. Le ossa le sporgevano da tutte le parti. 'Starò qui a curarti,' dissi. 'E se non stai meglio ti porterò dal dottore. Cosa me ne importa del raccolto, cosa me ne importa di tutto ii resto se non stai bene.' Lei cominciò a piangere, scongiurandomi di andare avanti col lavoro. 'Domattina starò bene, vedrai,' disse. E mi mandò nei campi. Stava al buio nella capanna di Zeki Agha. Tutta sola, senza nessuno che le portasse cibo o acqua, in uno stato pietoso ... Se non fosse stato per l' Agha, l'avrei curata meglio, ma l' Agha, che sia maledetto, mi faceva fretta. 'Ti ho preso come socio,' diceva, 'che non eri altro che un bracciante qualsiasi. Non hai il diritto di lasciare che il mio raccolto si rovini nei campi.' La sera tornavo a casa. 'Zala, ti prego, non stai bene. Lascia che resti vicino a te. O lasciami andare dal dottore.' E tutte le volte giurava su Dio che stava meglio. 'Oggi mi sento un po' meglio,' diceva. 'Domattina mi alzerò da letto.' E io la sera tornavo a casa e la trovavo ancora a letto. Passarono venti giorni in questo modo. Zala era diventata sottile come la carta. I suoi occhi sparivano nelle orbite. Era tutta pelle e ossa ... Ormai non c'era più molto ·lavoro da fare. Ma io ne avevo abbastanza. Non potevo andare più avanti così. Capii che stavo perdendo Zala, che la stavo perdendo ..." Cominciarono a tremargli le labbra, ma la voce era più dura. Era controllata ora, forte e ferma, non più un mormorio. "Andai e mi piantai davanti all'Agha. 'Agha,' dissi, 'mia moglie sta morendo. Devo portarla dal dottore.' L'Agha si mise a ridere. 'Ismail,' disse, 'non le conosci le nostre donne? Stanno a letto e stanno a letto, tanto malate che non hai più speranza, e alla fine si ~ano sempre. Non hanno bisogno di dottori. Sono d'acciaio, sono. Perché ti preoccupi? Continua a lavorare.' 'No,' dissi, 'Agha, prenditi tutto quello che ho, che sia tuo come il latte di tua madre. Il mio cotone, il mio sesamo, il mio grano, ti dò tutto. Prendilo ... ma dammi venticinque lire.' Alla fine accondiscese e mi diede i soldi. Io presi un carro e la portai dal dottore, ma non c'era, era andato via per le vacanze. Cercai da un capo all'altro della città. Finalmente trovai un ufficiale sanitario, uno di quelli che fanno le iniezioni di chinino. Venne fuori e guardò Zala, che sembrava non avesse più respiro. "Si accostò al mio orecchio. 'Non c'è più nulla da fare,' mormorò. 'Lasciala morire.' 'Non è ancora morta,' dissi. 'Falle . l'iniezione.' 'Non posso fare un'iniezione a una persona in punto di morte,' disse lui. 'Qual è l'uso?' Gli misi i soldi davanti. 'Ecco,' dissi, 'i tuoi soldi. Falle l'iniezione. Ti ho pagato, non è così? Faresti un'iniezione ai miei alberi, ai miei cavalli, se ti pagassi. Cos'è per te? Non è il tuo mestiere? Falle questa iniezione, fratello,' dissi, 'così che la mia coscienza sia in pace, e la gente non mi copra di maledizioni.' Era una brava persona e le fece l'iniezione. Gliene feci fare un'altra 'Fagliene un'altra, fratello, devo tante cosa a Zala ...' Lui gliela fece. Aveva la pelle attaccata alle ossa, era tutta pelle e ossa, zia ... Non ci crederesti. Se l'avessi vista con i tuoi occhi avresti detto, 'Non è Zala.' Era mezzogiorno quando attaccai i cavalli al carro. Il mondo si spaccava per il calore quando tornammo a casa. Se deve morire, pensavo, deve morire a casa. Era caldo, incredibilmente caldo. La grande pianura, il mondo intero era di fuoco. Non eravamo neanche arrivati a metà strada quando Zala si alzò diritta all'improvviso. Stava per 34 ......... dire qualcosa, ma non riuscì a dirlo. Le cadde la testa all'indietro. La sentii mormorare, 'un'occasione su mille ... il mio bambino ...' lievemente, così basso che la potevo sentire appena." "Aveva avuto un'occasione su mille di lavorare per se stessa, povera Zala," disse la vecchia Jennet. "Ma il destino ... ahimè, ahimè, povera Zala!. .." "Le si rovesciarono gli occhi," continuò Ismail. "Non c'era un solo rumore, non un respiro. Aveva il bambino fra le braccia. Il sole mi trapanava il cervello. Tutto di colpo mi sentii strano ... Poi diventò tutto nero. Quando tornai in me ero per terra tutto coperto di polvere, tutto dolorante. E nessuna traccia del carro e dei cavalli ... Mi alzai e cominciai a correre per la strada rossa di caldo. Pensavo che se i cavalli avevano fatto cadere il carro in un torrente ... da viva non aveva conosciuto che miseria e lavoro. Da morta, pensavo, che almeno il suo corpo non venga offeso. Il bambino, pensavo, non deve cader preda d'uccelli e di vermi. Se deve morire ... che muoia. Può un bambino vivere senza sua madre? È già così difficile far vivere un bambino anche se c'è sua madre. Mentre correvo guardavo attorno a me per vedere se il bambino non fosse caduto da qualche parte lungo la strada. Corsi e corsi. E poi vidi una folla raccolta in mezzo al villaggio. Che villaggio? Ancora non lo so. Un villaggio ... Una folla che se avessi gettato uno spillo in mezzo non sarebbe caduto a terra. Sentii la parola 'morta' e mi precipitai in mezzo alla gente. Il carro era al centro. Il bambino era ancora fra le braccia di Zala, col viso coperto di polvere ... gli occhi chiusi. Le donne piangevano. Mi arrampicai nel carro e lo spinsi via. Non mi domandarono nemmeno 'chi sei, chi è quella donna morta?' Non mi domandarono 'dove vai?' Non una sola parola dalle loro labbra. Rimasero lì pietrificati, a guardarmi. Fui lasciato col bambino ... Era il tempo del raccolto, erano tutti indaffarati. Portai il bambino in un villaggfo vicino, dove c'era una donna chiamata la Ragazza coi Capelli Gialli, che aveva latte. Le lasciai il bambino e tornai a casa. Due giorni dopo me lo riportarono. La donna aveva rifiutato di allattarlo. 'Ho latte appena appena per il mio bambino,' aveva detto. 'Non posso far morire il mio bambino per allattare il bambino di uno straniero.' Non c'è una balia in tutto il paese che non sia andato a visitare. Non c'era altro da fare che prenderlo in braccio. Con tutto il lavoro nei campi. Non vuol bere dalla bottiglia, non vuol prendere il latte in nessun modo, non vuol morire per farla finita con questa agonia. Non so come faccia a non morire. Da una parte il bambino che non fa altro che piangere come un vitello, dall'altra parte il raccolto. Non capisco più niente." Ismail si alzò in piedi. Era così alto che la testa toccava il tetto d'erba della capanna. Barcollò, e poi cadde di nuovo a sedere. "Lo vedi com'è," disse. "Per lui sei come un'altra madre. Aiutami! Con tutto quel lavoro ... Non so più come fare." La vecchia Jennet, con la testa piegata, sedeva immobile. Dopo un po' alzò la testa lentamente. "lsmail," disse, "era un'occasione su mille lavorare finalmente per voi. Non è vissuta abbastanza per vedere questo giorno. Era questo che Zala voleva dire, lsmail, non è così? 'Abbi cura del mio bambino', era questo che voleva dire ..." "Non faceva altro che ripeterlo," disse Ismail. "Un'occasione
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