SAGGI/SARAçGIL nel 1960, il secondo nel 1971) è però radicalmente diverso dai precedenti, che avevano sempre inteso ristabilire, rafforzandolo, il controllo dello Stato sull'economia e sulla società. Il colpo di stato del 1980non scaturiva infatti solo da ragioni politiche, esprimeva non solo la volontà di porre fine alla guerra civile, ma anche e soprattutto le istanze dell'economia, che per continuare a espan- , dersi aveva bisogno di liberarsi dai vincoli statali. Non a caso infatti da questa rivoluzione dall'alto è nata una Turchia che per molti aspetti è irriconoscibile per i suoi figli in esilio. Con la rivoluzione dell'80 si conclude la simbiosi tra l'intellettuale e lo Stato, mentre emerge nettamente una certa contrapposizione. Situazione questa c~e crea smarrimento per l'intellettuale, il quale in simbiosi con lo Stato aveva finora ignorato di essere parte della società. La completa liberalizzazione dell'economia, e la diversificazione sociale che ne è seguita, ha modificato la composizione dei ceti dominanti. Si è assistito a una rapida ascesa di uomini d'affari di origine anatolica, legati alle tradizioni e alla religione. La loro forza, accresciutasi grazie alle riforme economiche e monetarie, ha cominciato a manifestarsi anche sul piano politico e culturale. I nuovi gruppi si caratterizzano per la loro aggressività èconomi1 co-sociale e per i loro legami con le tradizioni islamiche. La loro ascesa ha permesso da un lato maggiore pluralismo, dall'altro più vaste opportunità. La vita urbana in Turchia è attualmente caratterizzata da una grande dinamicità, da crescente diversificazione sociale, da un aumentato associazionismo e da una forte fiducia nel futuro. Come dimostra con grande efficacia letteraria Latife Tekin nel suo ultimo libro, Buzdan kiliçlar (Spade di ghiaccio) pubblicato nel 1989, il più significativo settore urbano degli anni Ottanta è costituito proprio dai vecchi e nuovi immigrati. Negli anni Ottanta gli immigrati costituivano ormai circa la metà della popolazione urbana e per usare l'espressione ormai affermatasi, con il loro aggressivo dinamismo "avevano occupato le città". L'inflazione infatti, che aveva devastato la vita del paese verso la fine degli anni Settanta, non aveva sostanzialmente alterato le opportunità economiche dei lavoratori immigrati che abitavano nelle gecekondu. Inoltre, questi stessi fattori avevano contribuito a una considerevole crescita del valore dei terreni su cui le gecekondu erano state costruite e di cui gli abitanti erano entrati in possesso con le politiche di sanatoria della fine degli anni Sessanta e degli anni Settanta. Gli anni Ottanta trovavano dunque i vecchi immigrati arricchiti e rafforzati. Cominciava a circolare, per la prima volta, una considerevole quantità di denaro e si diffondeva tra questi gruppi di recente urbanizzazione 1:idea della possibilità di far soldi. Si è andata costruendo in questo modo una filosofia di vita interna al concetto di koseyi donmek (letteralmente: svoltare). In Buzdan kiliçlar Latife Tekin, dopo aver descritto questa "corsa al denaro" che riprende ogni giorno trascinando gli uomini fino allo stordimento, indaga la psicologia dei poveri che aspirano alla "svolta". Nel nuovo mondo delle gecekondu descritto in questo libro la "mobilità sociale" è estremamente_veloce e squilibrata. Di questi uomini, che iniziano più o meno dallo stesso punto e dalle stesse condizioni, la fortuna o il caso possono fare tanto degli operai o venditori ambulanti quanto una sorta di "uomini 28 d'affari". D'altra parte uno stesso individuo può spostarsi dall'una all'altra di queste diverse attività. Nel nuovo contesto urbano le vecchie élites riformatrici e i ceti urbani tradizionali si sentono assediati dai nuovi gruppi in ascesa che cominciano a imporre i propri modelli di vita. Così ad esempio la cultura "arabesk", ripresa ed elaborata in nuove forme e contenuti (lamelodrarnmaticitàdella forma primitiva lascia il posto a un nuovo ottimismo) comincia ad affermarsi quale prima "cultura di massa" della Turchia. I nuovi ceti medi, la cui filosofia politica e cultura sono personificate dal Presidente Ozal e dal suo partito, cominciano a emarginare gli intellettuali e i ceti urbani tradizionali. Questi si scoprono privi di radici. Non a caso nasce e si diffonde tra di loro, dalla metà degli anni Ottanta, una forte inclinazione al collezionismo: la ricerca di vecchi mobili con cui arredare ie case, di oggetti provenienti dal passato imperiale, il recupero di alcune espressioni artistiche del periodo ottomano, come la miniatura o la calligrafia. Nell'attuale contesto socio-culturale della Turchia un altro fenomeno degno di nota è l'emergere di un certo integralismo islamico. Esso però, come nel caso del collezionismo degli intellettuali, appare soprattutto l'espressione di un forte bisogno di valori tradizionali. Il dinamismo economico-sociale e la forte adesione alle regole del libero mercato da parte delle componenti della cosiddetta "società tradizionale", la lunga imposizione del laicismo nel paese, che ha interrotto i legami culturali con i paesi musulmani, danno una fisionomia molto diversa all'integralismo islamico in Turchia rispetto ad altri paesi islamici. Qui inoltre bisogna sottolineare la forte influenza esercitata dai modelli culturali dell'Occidente, diffusi attraverso i programmi televisivi:i vari telefilm di produzione americana, i varietà o la pubblicità. La Turchia costituisce in breve un caso del tutto particolare, direi unico nel contesto dei paesi musulmani per quanto riguarda il fenomeno del cosiddetto "risveglio dell'Islam". Le più importanti dimensioni della nuova visibilità dell'Islam in Turchia sono di carattere psicologico e culturale. Dal punto di vista psicologico possiamo sottolineare la funzione della religione come forza coesiva, autorità morale e ritualità di gruppo, nella fase dell'integrazione degli emigrati nella realtà urbana. Bisogna del resto puntualizzare che la maggiore adesione formale alla religione non è coincisa, nella stragrande maggioranza dei casi, né con la sostituzione dell'identità nazionale con quella religiosa, né con un cambiamento di preferenza politica, né con un incremento di credo nel sovrannaturale; tra i gruppi maggiormente coinvolti con la religione si nota una forte identificazione con la cultura urbana e aspirazione a condividere le possibilità consumistiche. L'altra dimensione del fenomeno, quella di natura culturale, riguarda l'esaurimento delle risorse culturali e morali fornite dal laicismo kemalista e l'assenza di una sostituzione accettabile. Considerata comunque la sostanztale riuscita della rivoluzione culturale e del laicismo kemalista, la "rinascita dell'Islam", questo bisogno dei nuovi ceti medi di riscattarsi rispetto alla cultura laicoriformista disegnando un valido sistema di valori, appare già in partenza fortemente subordinata ai valori imposti dal mercato, dalla televisione e dalle esigenze del consumismo: tutte fonti lontanissime dall'Islam.
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