SAGGI/SARAçGIL poesia si trova l'insieme della tradizione culturale di Anatolia, con i suoi temi e motivi, con la sua lingua semplice e fortemente evocativa. Nazim Hikmet- la cui opera è in buona parte tradotta in italiano- ha potuto però vivere e lavorare inTurchia solo pochi anni (tra il 1928 e il 1951) e la maggior parte di questo tempo l'ha dovuto trascorrere in carcere a causa del suo impegno politico. Il suo posto nella letteratura turca è di indiscutibile importanza e l'influenza della sua opera sull'intera evoluzione della letteratura turca è molto profonda e duratura. La situazione del paese comincia amutare negli anni Cinquanta, allorché la competizione politica nata dal passaggio al pluripartitismo nel 1945 contribuisce a una maggiore articolazione del dibattito, inizia un intenso processo di emigrazione verso la città e cominciano a dare i primi frutti le iniziative riformiste del dopoguerra volte al miglioramento delle condizioni dei contadini (riforma agraria, rete di educazione nelle zone rurali). In quegli anni infatti cominciavano a inserirsi tra gli intellettuali anche esponenti del mondo rurale. Questi, formatisi nei cosiddetti .-'Istituti di villaggio", concepiti per la formazione di insegnanti e di agronomi, cominciavano a trovar posto nelle redazioni di riviste, di giornali, della radio, e parte di loro, passando per il giornalismo, esordiva nella letteratura dando vita alla cosiddetta "letteratura del villaggio" che lascerà una forte impronta nella prosa turca degli anni Cinquanta, Sessanta e in parte Settanta. Di questa corrente Mahmut Makal fu il pioniere con il libro intitolato Bizim Koy (Il nostro villaggio) pubblicato nel 1950 (tradotto anche in italiano). Bizim Koy, importante più da un punto di vista politico che letterario, suscitò un grande clamore, essendo il primo libro-denuncia a descrivere la realtà del villaggio con crudo realismo. Con esso iniziava una letteratura che indagherà in profondità i rapporti di produzione-sfruttamento nelle zone rurali, assumendosi il compito sia di far conoscere tale realtà sia di suggerire i modi per il suo superamento. Questa letteratura, per molti aspetti di parte, ha espresso una condanna globale della cultura popolare come antitetica alla civiltà moderna; nei suoi confronti scrittori di più generazioni hanno assunto un atteggiamento di affettuoso paternalismo nelle loro opere di denuncia. La "letteratura del villaggio" si poneva in forte antagonismo con il potere politico; invitava i suoi lettori a prendere parte alla lotta contro il sottosviluppo rurale. Scrittori di impronta marxista come Yasar Kemal, Kemal Tahir, Orhan Kemal (lacui formazione ·1etterariaporta una forte impronta di Nazim Hikmet avendo loro vissuto periodi di carcere con lui e essend_oda lui fortemente incoraggiati nell'opera di scrittura) esprimevano una certa intimità con il mondo delle campagne, usavano toni di forte lirismo nel denunciare la sopraffazione esercitata dai proprietari terrieri, dagli usurai, dagli uomini di religione, dai funzionari civili e militari nei confronti dei contadini poveri e analfabeti. Nei loro romanzi prendono corpo anche figure di contadini ribelli. Yasar Kemal, Kemal Tahir e Orhan Kemal, con le loro analisi della realtà rurale e della sua trasformazione, hanno fatto luce, superando i limiti del villaggio, sull'intera realtà turca. Nei loro romanzi prevale uno stile che è un amalgama di romanticismo, realismo e naturalismo. Essi vedono possibile un superamento delle condizioni di arretratezza del mopdo rurale (che descrivono come dominato da un 26 feudalesimo primitivo) attraverso la rivoluzione democratica. Ma nella totale assenza di una tradizione di lotta collettiva presso i contadini turchi, i loro protagonisti spesso rimangono degli "eroi" solitari. Yasar Kemal, uno dei più autorevoli rappresentanti di questa letteratura, ha scelto un brigante come protagonista del suo romanzo più conosciuto, Ince Memed, pubblicato in quattro volumi tra il 1955 e il 1987 (il primo volume è stato tradotto in italiano con il titolo Il cardo). La figura del brigante appartiene a una tradizione secolare della società anatolica. Yasar Kemal divide i briganti in tre categorie: quelli che si mettono al servizio dei proprietari terrieri fornendo loro un braccio armato per il dominio sui contadini; quelli che vivono di rapine e di razzie e, infine, quelli come Ince Memed, che lottano a vantaggio dei contadini contro i proprietari. Quest'ultima tipologia è collegata con una lunga tradizione il cui capostipite ed emblema è Koroglu (XVI sec.). Ince Memed ha inizio con la descrizione dei 5 villaggi posseduti da Abdi Aga: "Dikenliduzu è un universo fuori dal mondo con le proprie leggi e i propri costumi". Questi sono, ovviamente, leggi e costumi feudali. "Senza il permesso di Abdi Aga nessuno può sposarsi, nessuno può uscire dal villaggio. Si dice che Abdi Aga possa ammazzare a suon di bastonate chiunque voglia: Abdi Aga è il governo dei 5 villaggi; ne è il sultano." Ince Memed, sfinito e atterrato dalle vessazioni di Abda Aga, si dà al brigantaggio e comincia a condurre la sua solitaria battaglia dalle montagne. I contadini, paralizzati dalla paura e dalla sfiducia, presto trasformano il suo nome in una leggenda, santificano Ince Memed. Si tratta, per Yasar Kemal, di un bisogno della psicologia collettiva: i corttadini sentono la necessità di creare miti, di santificare degli individui. Ince Memed appare, contrariamente alla massa dei contadini, un uomo razionale. Quando ad esempio si convince di aver ammazzato Abdi Aga in uno scontro, non perde tempo a distribuire la terra ai contadini. Questi però, nel mezzo dei festeggiamenti per la terra ottenuta, appena vedono Abdi Aga vivo, ritornano alla loro secolare sottomissione. Ince Memed alla fine comprenderà l'inutilità dell'agire solitario del brigante e, dopo aver ammazzato il proprietario ritenuto più potente, scomparirà. La quadrilogia termina tuttavia con parole di speranza: "Tutti i giovani del villaggio hanno cambiato il proprio nome in Memed". A partire dagli anni Cinquanta dunque si poteva già registrare un certo declino dell'egemonia culturale dello Stato e dei quadri ad esso legati. Cominciava a prendere piede, paradossalmente anche per effetto dello stesso processo di aducazione messo in moto dallo Stato, un atteggiamento di critica verso l'operato del governo e di forte denuncia dei limiti del progetto kemalista. D'altra parte la società stava vivendo una fase di rapida evoluzione in seguito ai cambiamenti politico-economici degli anni Cinquanta: l'introduzione ctelpluripartitismo e l' affermazione di un partito alfiere del liberalismo economico e culturale scalzava l'assoluta egemonia dell'élite politico-militare; il libero ·mercato guadagnava sempre maggiori spazi a scapito dello statalismo; l'estensione alla Turchia del Piano Marshall e il sensibile miglioramento delle condizioni economiche nel dopoguerra: sono questi i fattori cruciali del cambiamento. La mobilità interna
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